domenica 22 gennaio 2017

assistenza alla persona anziana processo di invecchiamento

ASSISTENZA ALLA PERSONA ANZIANA
PROCESSO DI INVECCHIAMENTO:
Si  distinguono solitamente tre principali fasi dell’invecchiamento:
la prima detta presenilità o età di mezzo o età critica, compresa tra i 48 e i 60 anni, in cui compaiono le prime alterazioni morfologiche generali legate al processo di invecchiamento. Nella stessa fase compaiono i primi segni di indebolimento funzionale, quale venir meno della memoria, deficit degli organi di senso, minore energia.
La seconda fase è la senescenza graduale o anzianità, compresa tra i 60 e i 72 anni, nella quale si evidenziano manifestazioni morbose caratteristiche dell’età avanzata e, in genere, legate all’arteriosclerosi.
La terza fase è quella detta senilità vera e propria, o vecchiaia, al di là dei 72 anni, nella quale le situazioni morbose maturate nelle fasi precedenti portano a invalidità di grado progressivamente crescente.
La condizione dell’anziano vede cambiamenti apprezzabili sul piano fisico: basti pensare ai deficit visivi e uditivi, alle alterazioni dell’apparato scheletrico e muscolare; tutte situazioni che compromettono la rapidità, la precisione e la coordinazione del movimento: oltretutto, spesso, nell’anziano si presentano contemporaneamente più patologie che, di solito, interessano diversi organi e apparati. Il quadro clinico può, di volta in volta, presentare una malattia acuta, cronica stabilizzata o cronica evolutiva. Possono essere interessate diverse aree funzionali e il comportamento del soggetto appare spesso molto variabile in riferimento al quadro clinico o patologico interessato. Le persone al di sopra dei settant’anni hanno una incidenza di malattie croniche quattro volte maggiore rispetto alle altre fasce di età, e più della metà degli ultrasettantenni ha limitazioni motorie dovute anche a malattie croniche che riducono la loro autonomia e indipendenza.
Gli anziani vanno incontro a periodi più lunghi di ospedalizzazione e, nello stesso tempo, sono fra coloro che si avvalgono meno dei servizi preventivi. Anche la dimensione della malattia acquista una diversa valenza: si è di fronte a un settore nel quale sono notevolmente presenti i casi di malattia cronica e degenerativa: tutto ciò richiede un intervento verso l’uomo inteso nella sua “globalità”.
Una globalità che deve riguardare:
La sfera biologica, nella funzionalità dei vari organi e apparati;
La sfera psicologica, con i citati riferimenti di carattere emotivo-sentimentale;
La sfera dell’ambiente sociale, in riferimento alla funzionalità della rete dei servizi, della solidarietà di quartiere o di vicinato etc.
Il concetto di globalità dell’intervento sull’anziano è stato recepito dal Servizio sanitario nazionale con l’utilizzo della valutazione delle capacità dell’individuo attraverso l’analisi dettagliata effettuata dalle UNITA’ VALUTATIVE GERIATRICHE. Tale intervento è:
Pianificato;
Centrato sui bisogni; finalizzato al raggiungimento di obiettivi;
Orientato verso al soluzione di problemi;
Tale da comportare valutazioni, scelte, decisioni.
In particolare, i 5 campi che l’Organizzazione Mondiale della Sanità individuata come necessari in considerazione della valutazione geriatrica sono:
L’analisi delle capacità funzionali residue;
La verifica delle condizioni mentali;
L’esame dello stato clinico;
L’analisi della condizione sociale;
L’analisi delle risorse economiche.
Il lavoro delle Unità Valutative Geriatriche richiede l’adozione di un protocollo standardizzato composto di schede, scale, indici e test per la valutazione. Sono schede gli strumenti per la registrazione dei dati clinici, sociali e sanitari. Si ricorrerà, invece, preferibilmente ad apposite scale o a indici e a test specifici per determinare il grado di autosufficienza, le autonomie residue e le capacità mentali attuali.
Particolare attenzione deve essere posta nell’analisi dei problemi sanitari, che deve avere un taglio specifico per il paziente anziano, poiché le implicazioni sulla perdita delle funzione d’organo o di apparato assumono un valore decisivo per le ricadute sul mantenimento dell’autosufficienza: l’intervento sulla funzione in questi casi è cruciale.
Altre strutture sul territorio in grado di fornire assistenza all’anziano, oltre all’Unità Valutativa Geriatrica, sono il day hospital, il servizio ospedaliero, l’assistenza domiciliare. Sono strumenti con i quali si può tentare di curare l’anziano mantenendolo il più possibile, nel suo ambiente sociale e familiare.
I principi generalmente conosciuti e accettati per realizzare questi tipo di assistenza all’anziano, sono individuabili nel:
Favorire l’autoassistenza,
Rafforzare la capacità di autonomia;
Eliminare o ridurre al minimo le limitazioni dell’autosufficienza;
Fornire l’assistenza diretta quando l’anziano non può soddisfare alcuni bisogni in modo autonomo;
Intervenire e possibilmente prevenire le complicanze durante il periodo di degenza dell’istruzione.

PATOLOGIE FREQUENTI: CADUTE, FRATTURE
LE CADUTE, precedute o meno da malessere, sono tra le cause più frequenti di ospedalizzazione per le persone anziane. A volte danno luogo a complicazioni importanti che possono portare alla morte del paziente: è l’effetto detto di complicazione a cascata, il cui esempio più noto è quello della cadute – frattura di femore – tromboflebite – embolia polmonare.
Bisogna , poi, anche in questo caso considerare il possibile risvolto psicologico: la caduta può non provocare un danno fisico, ma, comunque ingenerare nell’anziano una sorta di paura “per l’esterno” e per la mobilità, portandolo a isolarsi dall’ambiente circostante e a rifugiarsi nella sua solitudine, con una conseguente possibile accentuazione di ansia e depressione.
Determinate patologie possono essere, indirettamente, la causa più frequente delle cadute. Sono le patologie:
Osteoarticolari (artrosi, artrite reumatoide etc);
Cardiovascolari (angina pectoris, infarto miocardio acuto, aritmie, embolia polmonare, scompenso cardiaco etc);
Cerebrovascolari (ischemia cerebrale transitoria, ictus cerebrale etc);
Neurologiche (demenza, malattia di Parkinson, tumori cerebrali etc);
Ormonali (diabete mellito, distidismi etc);
Metaboliche (alterato equilibrio acido-base, disturbi idro-elettrolitici etc);
Infettive (broncopolmonite, infezioni urinarie, sepsi etc).
LE FRATTURE E LE PIAGHE DA DECUBITO
Le fratture sono le conseguenze più frequenti delle cadute. Per fratture s’intende l’interruzione della continuità di un osso a causa di un trauma diretto o indiretto: possono esserci fratture per flessione, per torsione, per compressione e per strappamento.
Il trattamento dipende dalla posizione e dal tipo di frattura. Consiste sempre in una riposizione e fissazione dei capi ossei fratturati:
Con una fasciatura a gesso;
Con u’estensione a trazione;
Chirurgicamente (osteosintesi).
Tra gli anziani è particolarmente diffusa la frattura del femore, la sua incidenza aumenta ogni anno in rapporto alla crescita esponenziale della popolazione anziana e alla maggiore incidenza dei traumi occasionali in anziani più attivi. La maggior parte delle fratture degli anziani riguarda la porzione superiore e, a seconda della rima di frattura si possono avere fratture sottotrocanteriche, peritrocanteriche, basi cervicali, trans cervicali e sottocapitate.
Spesso nella fase preoperatoria, l’anziano è confuso e sotto shock in seguito alla frattura o a  patologia preesistenti o per l’anemizzazione.
A differenza degli altri interventi chirurgici, i provvedimenti post-operatori adottati per le operazioni alle estremità comportano una temporanea immobilizzazione degli arti, cosa che rende complicata la mobilizzazione. E’ una fase molto difficile per l’anziano; soprattutto per i soggetti compromessi dalla comparsa di complicanze come le piaghe da decubito.
RESPIRAZIONE
Con l’invecchiamento, i polmoni perdono elasticità. I cambiamenti che si verificano nell’apparato respiratorio aumentano il rischio di infezione. Per prevenire le infezioni dell’apparato respiratorio bisogna sollecitare la respirazione con esercizi pianificati nel rispetto delle capacità e dei limiti individuali, al fine di apportare beneficio all’intero organismo, oltre che, ovviamente, all’apparato respiratorio. Gli esercizi di respirazione profonda devono essere effettuati più volte al giorno. L’anziano, inoltre, deve tossire ed espettorare alla fine di ogni esercizio di respirazione profonda.
Spesso le infezioni respiratorie insorgono senza febbre e, in molti casi, la persona anziana non ha la capacità di associare il dolore toracico a una broncopolmonite o a una polmonite. Cosi, prima che i sintomi siano evidenti, la polmonite può arrivare a uno stadio avanzato. I rischi legati alle correnti d’aria vanno evitati provvedendo a una ventilazione indiretta. Molto importante è che l’operatore annoti eventuali cambiamenti nell’espettorato, che sono sempre indicativi e vanno tenuti in considerazione come aiuto nella formulazione della diagnosi. L’espettorato, ad esempio, diventa viscoso, traslucido e grigiastro nel caso di malattie polmonari ostruttive; purulento e maleodorante per un ascesso polmonare o per bronchi ectasie; rosso e schiumoso per edema polmonare o per un cedimento del cuore sinistro. Lunghi periodi di inattività e lunghe degenze a letto, determinano un elevato rischio di malattie respiratorie. Abitualmente si pensa che quando una persona è malata debba stare necessariamente a letto e i familiari incoraggiano il riposo e l’inattività. Circa l’80% delle persone anziane è affetto da varie forme di malattie polmonari, la cui conseguenza è un aumento della percentuale di anidride carbonica nel sangue. Un’alta concentrazione di anidride carbonica nel sangue può causare narcosi da anidride carbonica, i sintomi di tale patologia sono: confusione m, contrazioni muscolari, disturbi visivi, profusa persi razione cutanea, ipotensione, progressivo peggioramento del funzionamento dell’apparato circolatorio, depressione cerebrale, che si può evidenziare con un aumento del sonno.
I peli delle narici diventano più fitti con l’età e possono fermare un maggior numero di particelle infette e di polvere durante l’atto inspiratorio. Per ridurre l’ostruzione provocata dalla presenza di queste particelle, è meglio indurre l’assistito a respirare con il naso e a pulirsi con un fazzoletto; in caso di difficoltà, si usa un applicatore di cotone inumidito con acqua tiepida e soluzione salina (fisiologica) normale, facendo attenzione a non introdurlo troppo in profondità.
Lo scarso apporto di ossigeno può provocare una prolungata tachicardia in molte pensione anziane. Per favorire una buona circolazione è bene  incoraggiare l’attività fisica, gli esercizi motori, effettuare frequenti cambiamenti di posizione, provvedere a che l’assistito stia in un ambiente caldo, riceva massaggi cutanei e lievi frizioni durante il bagno; vanno, infine, evitati tutti gli indumenti che possano ostacolare una buona circolazione periferica (ad esempio, calze o scarpe strette).
DENTI E GENGIVE
Influenze ambientali, scarsa attenzione all’igiene orale, scarso nutrimento e deterioramento del tessuto gengivale sono tutti fattori che possono causare la perdita dei denti. Nell’anziano i problemi dei denti devono essere affrontati precocemente. Molte persone anziane pensano che, una volta messa la dentiera, non dovranno ricorrere più al dentista al contrario dovranno sottoporsi a continui controlli. L’insorgenza di lesioni, infezioni o altre malattie deve essere tenuta sotto controllo dal dentista al fine di prevenire l’insorgenza di serie complicazioni. Inoltre, cambiamenti nella struttura tessutale possono provocare una cattiva aderenza della dentiera che, in tal caso, necessita di un nuovo aggiustamento. Non sempre le dentiere che presentano dei difetti vanno sostituite, talvolta basta una semplice correzione.
Compito dell’operatore socio-assistenziale è fare in modo che l’igiene orale sia corretta e controllare la funzionalità di eventuali protesi.
NUTRIZIONE
La diminuzione della sensibilità gustativa può produrre una riduzione dell’appetito che, a sua volta, genera squilibri nell’alimentazione dando luogo a fenomeni di malnutrizione. A causa dell’atrofia delle papille gustative, di irritazioni croniche o in seguito a malattie più generiche, i recettori del gusto posti sulla punta della lingua, in particolare quelli del dolce e del salato, perdono sensibilità. Le persone anziane percepiscono i sapori acidi e amari, più facilmente di dolce e salato, per cui spesso pensano che la maggior parte dei cibi abbia un sapore amaro oppure sia insipida.. Talvolta, questi cambiamenti percettivi ostacolano l’applicazione delle diete iposodiche o ipoglucidiche. Per ovviare a questo inconveniente è possibile insaporire i cibi con sostanze non dannose, come ad esempio, il limone.
E’ importante curare la preparazione dei cibi, in modo da soddisfare anche il palato dell’anziano per il quale, in molti casi, il cibo rimane una delle poche gratificazioni della vita.
Per facilitare la digestione è opportuno mangiare regolarmente e fare pasti meno abbondanti ma più frequenti, un adeguato apporto di liquidi e l’attività fisica sono due fattori che favoriscono il processo digestivo.
La stipsi è un fenomeno molto diffuso, dovuto nella maggior parte dei casi a una riduzione della peristalsi, all’inattività fisica, alla riduzione delle quantità di cibi e bevande compresi nella dieta. L’abuso di lassativi può provocare diarrea, pericolosa per le condizioni generali dell’organismo. Nell’anziano , la costipazione rappresenta un problema frequente, da prevenire con una dieta ricca di liquidi, frutta, vegetali e il mantenimento di una buona forma fisica.
Nelle persone anziane il rischio di malnutrizione è alto, all’origine della malnutrizione ci possono essere svariate cause: una minore sensibilità gustativa e olfattiva, una ridotta capacità di masticazione, una peristalsi più lenta, una ridotta secrezione gastrica, una diminuzione del flusso ematico intestinale e del numero di cellule della superficie assorbente dell’intestino; tutto ciò porta a uno scarso assorbimento dei principi nutritivi e dei minerali.
Il rispetto delle tradizioni culinarie di molte zone del nostro paese impone l’abuso di grassi e carboidrati e a tutt’oggi esistono persone, soprattutto anziane, che ritengono che piatti abbondanti e ipercalorici siano la panacea di tutti i mali o, se non latro, non comportino alcun affaticamento dell’organismo. Questa mentalità, insieme a situazioni in cui con l’età aumenta il senso di fame, è spesso alla base della malnutrizione dovuta a un eccesso di cibo.
La malnutrizione può rivelarsi con sintomi molto generici, come la confusione mentale, imputabili genericamente alla senilità ed erroneamente trattati come problemi a sé stanti. L’addetto all’assistenza deve controllare sia la quantità sia la qualità del cibo e far sì che la dieta sia equilibrata.
ESCREZIONE
Con l’età si verificano molti cambiamenti a carico dell’apparato escretore urinario. Uno dei più frequenti e fastidiosi è rappresentato da una minore capacità della vescica, che in alcuni anziani è di soli 200ml o anche meno: la frequenza delle minzioni è la più comune conseguenza di tale riduzione. E’ una situazione da tenere presente quando un individuo incapace di camminare indipendentemente, è costretto sulla sedia a rotelle. Se possibile, si dovrebbe offrire l’opportunità di urinare ogni due ore per evitare episodi di incontinenza. In molti casi la circolazione renale diminuisce quando l’individuo è in posizione retta; quando invece viene assunta la posizione supina, la circolazione aumenta facilitando la funzione renale; tale situazione fa si che sopravvenga la nicturia. Per ridurre la frequenza degli episodi di nicturia, dovrebbero essere ridotti i liquidi alcune ore prima dell’ora di coricarsi; se continuiamo episodi frequenti di nicturia la persona necessita di una visita medica per controllare che non esistano alterazioni nel tratto urinario.
I muscoli della vescica diventano più deboli con l’età e questo può favorire la ritenzione di un grosso volume di urine. Tale problema può essere dovuto anche alla presenza di un fecaloma; per gli uomini, il maggior problema è l’ipertrofia prostatica, che è presente in vario grado nella maggior parte degli anziani di sesso maschile.
Tra i vari e più comuni sintomi di ritenzione vanno ricordati l’aumento della frequenza delle minzioni, una maggiore tensione e palpabilità della vescica, l’incontinenza e la sensazione soggettiva che la vescica non sia completamente vuota. La ritenzione può predisporre le persone anziane al rischio di infezioni del tratto urinario; tale situazione crea la necessità di bilanciare l’apporto di liquidi. Inoltre, si rendono necessari esercizi per rinforzare la contrazione e massaggi sopra l’area vescicale. Il controllo degli sfinteri può essere favorito da esercizi di contrazione dei muscoli perineali.
Notevoli difficoltà possono derivare da uno scorretto funzionamento dell’intestino. Un buon apporto di liquidi, una dieta ricca di frutta e vegetali, l’attività fisica sono tutti fattori che aiutano a mantenere un regolare ritmo di eliminazione. Chi assiste l’anziano deve sapere che, talvolta, si verificano movimenti intestinali anche un’ora d, un’ora e mezzo dopo i movimenti iniziali. E’ molto utile che si abbiano movimenti intestinali dopo la colazione, poiché l’attività del mattino che segue al periodo di riposo e l’ingestione di fluidi e cibi stimolano la peristalsi.
Speso una conseguenza della stipsi è il fecaloma. I sintomi più frequenti sono la distensione del retto, il dolore addominale e rettale, la discesa di materiale fecale attorno al fecaloma (spesso interpretate come diarrea), e la palpazione di una massa fecale dura durante l’esplorazione rettale. Questo problema dovrebbe essere posto all’attenzione di un medico e risolto immediatamente. La rimozione del fecaloma dovrebbe essere effettuata con molta attenzione. Spesso viene usato un clistere a base di sostanze oleose per ammorbidire il fecaloma e facilitarne il passaggio attraverso il retto. Se questo procedimento non è efficace, si deve ricorrere all’estrazione manuale.
La flatulenza, disturbo non infrequente negli anziani, è causata dalla costipazione, dai movimenti intestinali irregolari, da alcuni cibi, da uno scarso controllo neuromuscolare dello sfintere anale. Per risolvere questo problema si deve raggiungere un regolare grado di movimento intestinale ed evitare cibi che riducano flatulenza; talvolta si rende necessario ricorrere a farmaci specifici.
OSPEDALIZZAZIONE
La vecchiaia è una fase della vita caratterizzata da numerose trasformazioni. Generalmente, le sue caratteristiche sono riconducibili a una parabola involutiva che non interessa solo le funzioni fisiche, ma anche quelle psicologiche. Ecco perché all’atto dell’ospedalizzazione il paziente può presentare segni di ansia, depressione, paranoia e ipocondria. Questo deterioramento psichico può accompagnarsi a alterazioni gastrointestinali, a malattie endocrine e metaboliche. Il problema rappresentato dall’ospedalizzazione si inquadra più in generale nel problema istituzionalizzazione, infatti vi sono numerose situazioni, che non possono essere ignorate, che possono o incidono negativamente sull’ingresso del paziente in ospedale, o in un’altra struttura. Il cambiamento stesso di ambiente spesso comporta la trasformazione o, addirittura, la cancellazione delle proprie abitudini: anche il cambiamento delle relazioni interpersonali può avere ripercussioni sul piano della comunicazione e dell’interazione, che diventano più difficili, poiché ciascun individuo è abituato ad avere punti fisici di riferimento. All’ingresso nella struttura ospedaliera gli interlocutori sono degli sconosciuti, con i quali cercare d’intraprendere una difficile relazione interpersonale.
L’ambiente ospedaliero può causare una grave limitazione della privacy del degente, il quale inserito in uno spazio angusto, in un ambito ben determinato che limita i suoi spostamenti, quando, ovviamente, questi non siano resi impossibili dalla natura della sua patologia. Come è noto la scarsità di movimento ha conseguenze negative, sul piano della funzionalità fisiologica: l’anziano perde progressivamente tonicità e resistenza muscolare e compaiono limitazioni nella funzione dell’apparato osteoarticolare, respiratorio e cardiovascolare. Altre conseguenze nocive si hanno sul piano strettamente psicologico: la diminuzione delle attività induce a ripiegarsi su se stessi e a vivere una quotidianità sempre più noiosa, quindi alienante.
Il possibile stato di solitudine può indurre all’esasperazione delle suddette patologie. I problemi precedentemente descritti uniti all’indebolimento dell’udito e al deficit della parola e del linguaggio possono ostacolare la comunicazione con il prossimo, accentuando in tal modo la solitudine dell’anziano. Le limitazioni legate all’età e le possibili limitazioni sul piano della memoria e delle funzioni cognitive, possono portare a una difficile accettazione dello stato di ospedalizzazione, con gravi conseguenze sulla vita quotidiana del paziente, fino a provocare difficoltà nell’ambito delle “attività di base” ad esempio vestirsi, lavarsi, andare al bagno, mangiare autonomamente, per le quali appunto è indispensabile l’aiuto da parte dell’OSS.
L’anziano deve superare molteplici ostacoli nel tentativo di instaurare rapporti con gli altri, ostacoli dovuti  a fattori intrinseci o estrinseci. La capacità di comunicazione è una facoltà essenziale per i rapporti sociali e deficit sensoriali dovuti alla vecchiaia possono impedirli. A causa della presbiacusia, l’anziano non riesce a seguire discorsi, oppure riesce a capire solo alcune parole, fraintendendo il senso della frase; conscio di questa limitazione, spesso evita situazioni in cui deve intrattenersi con le altre persone; altre volte sono queste, che per lo stesso motivo, lo evitano. Anche la conversazione telefonica è resa difficile e i contatti sociali vengono cosi ulteriormente limitati, isolandolo sempre più. In questo caso quindi bisogna ricorrere a misure correttive:
Utilizzo di protesi acustiche ( se necessario) e suo corretto utilizzo;
Parlare chiaramente e distintamente, a una bassa frequenza, ma ad un livello udibile, in posizione frontale ed evitando di urlare;
Porre le mani sopra l’orecchio e parlarvi direttamente all’interno, oppure aiutandosi con la mimica;
Ispezione e pulizia continua e frequente delle orecchie del paziente per evitare accumuli di cerume.

Altrettanto importante per la vita sociale è la capacità visiva. La scarsa capacità visiva può porre grossi problemi di comunicazione con gli altri, poiché le espressioni del viso e i gesti, che nell’ambito della comunicazione sono importanti quanto le parole, possono essere fraintesi o addirittura non visti. Può diventare difficile anche la lettura delle labbra, che, spesso, anche se incompleta, riesce a compensare in parte i deficit uditivi. La corrispondenza scritta può essere limitata, perché la lettura e la scrittura diventano impossibili; è, inoltre difficile rimanere aggiornati attraverso i giornali.
Quando vi sono limitazioni visive (es. la più frequente  è la cataratta) si dovrebbe parlare di fronte alla persona e marcare i gesti e le espressioni facciali. Per compensare la diminuzione della visione periferica, molto comune negli anziani, si dovrebbe sempre andare loro incontro frontalmente e mantenere tale posizione durante la conversazione.
La diminuzione di energia fisica si riflette anche nei rapporti sociali.. La frequenza delle minzioni e l’incontinenza rendono l’individuo a contrarre riluttante a contrarre nuovi rapporti sociali. I cambiamenti nell’aspetto possono modificare negativamente l’immagine di sé e interferire con le motivazioni e la qualità dei rapporti sociali. Sebbene molti di questi problemi non possono essere eliminati, l’intervento della persona che assiste l’anziano può contribuire a ridurre le limitazioni da essi causate. Convincere l’anziano che i suoi problemi sono condivisi da molti altri coetanei e che alcune di queste limitazioni sono una parte naturale dell’invecchiamento, può aiutarlo a sentirsi normale e favorire i rapporti sociali. La persona che assiste deve continuamente rivedere, e forse anche correggere, il programma di attività della persona anziana per poter meglio conservare la sua energia e sfruttare al massimo le opportunità di socializzazione. Dovrebbero essere pianificati l’apporto di liquidi e le visite al bagno, per ridurre la paura di eventuali bisogni, e le attività dovrebbero essere organizzate in modo che l’anziano possa usufruire di alcuni periodi di intervallo per recarsi al bagno. Molto spesso la risoluzione di questi problemi, che sembrano di poca importanza, può facilitare la socializzazione. Anche se c’è la capacità di avere rapporti sociali e di risolvere i propri problemi, l’anziano purtroppo deve spesso affrontare altri fattori sociali che sfuggono al suo controllo, ad esempio il cerchio di amici e di parenti può diventare più piccolo a causa delle morti. La solitudine: ecco un altro grosso problema per la maggior parte degli esseri umani, che porta a un distacco dalla vita di relazione e alla conseguante chiusura verso il mondo. Riflettere ed analizzare gli eventi della propria vita non è un’operazione dannosa, anzi è del tutto normale che una persona, raggiunto un certo grado di maturità, tiri le somme e ripensi a quanto avvenuto sino ad allora. Spesso gli addetti all’assistenza, oberati da diversi incarichi, non prestano attenzione al fatto che la persona anziana, che appare in quel momento assente o senza alcuna particolare occupazione, è assorta dai suoi pensieri. Questi momenti sono importanti e non bisognerebbe turbarne la quiete. Alcuni spazi, come l’angolo di un soggiorno o una camera, dovrebbero essere messi a disposizione degli assistiti proprio per rispettarne la privacy. E’ importante ricordare che la solitudine e isolamento non sono sinonimi, alcune persone preferiscono sedere da sole nel parco per ore, oppure rifiutano un invito per trascorrere in modo più tranquillo una serata in casa. Scegliere la solitudine è ben diverso dal sentirsi socialmente isolati. L’operatore socio-assistenziale deve essere in grado di distinguere queste situazioni diverse, in modo da poter intervenire solo quando è necessario.
INTERVENTI PER FAVORIRE L’AUTOSUFFICIENZA
La non autosufficienza è un grande  problematica assistenziale a cavallo tra i servizi sanitari e socio-sanitari. E’ pertanto, fondamentale attuare sistematici interventi di prevenzione primaria, secondaria e terziaria, tramite interventi in grado di affrontare la molteplicità dei fattori che concorrono a determinare e ad aggravare la situazione di non autosufficienza. Altrettanto basilare è il rafforzamento delle reti assistenziali, con un forte integrazione dei servizi sanitari e sociali.
Particolarmente utilizzata nella valutazione del grado di autonomia dell’anziano nell’affrontare le attività di base della vita quotidiana è la scala BADL (Activities of Daily Living) messa a punto dallo studioso Katz nel 1963.
A Fare il bagno (vasca, doccia, spugnature)
(1) Fa il bagno da solo (entra ed esce dalla vasca da solo) 1
(2) Ha bisogno di assistenza soltanto nella pulizia di una parte del corpo (es. schiena) 1
(3) Ha bisogno di assistenza per più di una parte del corpo 0
 B Vestirsi (prendere i vestiti dall’armadio e/o cassetti), inclusa biancheria intima, vestiti, uso delle allacciature o delle bretelle, se utilizzate)
(1) Prende i vestiti e si sveste completamente da solo senza bisogno di assistenza 1
(2) Prende i vestiti e si sveste senza bisogno di assistenza eccetto che per allacciare le scarpe 1
(3) Ha bisogno di assistenza per prendere i vestiti o nel vestirsi oppure rimane parzialmente o completamente svestito 0
C Toilette (andare nella stanza da bagno per la minzione e l’evacuazione, pulirsi, rivestirsi)
(1) Va in bagno, si pulisce e si riveste senza bisogno di assistenza (può utilizzare mezzi di supporto, come bastone, deambulatore o seggiola a rotelle, può usare vaso da notte o comoda svuotandoli al mattino) 1
(2) Ha bisogno di assistenza nell’andare in bagno o nel pulirsi o nel rivestirsi o nell’uso del vaso da notte o della comoda 0
(3) Non si reca in bagno per l’evacuazione 0
D Spostarsi
(1) Si sposta dentro e fuori dal letto ed in poltrona senza assistenza (eventualmente con canadesi o deambulatore) 1
(2) Compie questi trasferimenti se aiutato 0
(3) Allettato, non esce dal letto 0
E Continenza di feci e urine
(1) Controlla completamente feci e urine 1
(2) “incidenti” occasionali 0
(3) Necessita di supervisione per il controllo di feci e urine, usa il catetere, è incontinente 0
F Alimentazione
(1) Senza assistenza 1
(2) Assistenza solo per tagliare o imburrare il pane 1
(3) Richiede assistenza per portare il cibo alla bocca o viene nutrito parzialmente o completamente per via artificiale 0

Punteggio totale
(numero delle funzioni perse): ________________

Per le attività strumentali della vita quotidiana si utilizza, invece, la scala di valutazione IADL (Instrumental Activities of Daily Living)
Usare il telefono Usa il telefono di propria iniziativa: cerca il numero e lo compone 1
Compone solo alcuni numeri ben conosciuti 1
È in grado di rispondere al telefono, ma non compone i numeri 1
Non è capace di usare il telefono 0
Fare la spesa Si prede autonomamente cura di tutte le necessità di acquisti nei negozi 1
È in grado di effettuare piccoli acquisti nei negozi 0
Necessita di essere accompagnato per qualsiasi acquisto nei negozi 0
È del tutto incapace di fare acquisti nei negozi 0
Preparare il cibo Organizza, prepara e serve pasti adeguatamente preparati 1
Prepara pasti adeguati solo se sono procurati gli ingredienti 0
Scalda pasti preparati o prepara cibi ma non mantiene dieta adeguata 0
Ha bisogno di avere cibi preparati e serviti 0
Governo della casa Mantiene la casa da solo o con occasionale aiuto (ad es. lavori pesanti) 1
Esegue solo compiti quotidiani leggeri ma livello di pulizia non sufficiente 1
Ha bisogno di aiuto in ogni operazione di governo della casa 0
Non partecipa a nessuna operazione di governo della casa 0
Fare il bucato Fa il bucato personalmente e completamente 1
Lava le piccole cose (calze, fazzoletti) 1
Tutta la biancheria deve essere lavata da altri 0
Mezzi di trasporto Si sposta da solo sui mezzi pubblici o guida la propria auto 1
Si sposta in taxi ma non usa mezzi pubblici di trasporto 1
Usa i mezzi di trasporto se assistito o accompagnato 1
Può spostarsi solo con taxi o auto e solo con assistenza 0
Non si sposta per niente 0
Assunzione di farmaci Prende le medicine che gli sono state prescritte 1
Prende le medicine se sono preparate in anticipo e in dosi separate 0
Non è in grado di prendere le medicine da solo 0
Uso del denaro Maneggia le proprie finanze in modo indipendente 1
È in grado di fare piccoli acquisti 1
È incapace di maneggiare soldi 0

Infine la scala di valutazione delle attività avanzate (AADL) consente di valutare le capacità funzionali di più alto livello come eseguire lavori impegnativi, praticare una qualche forma di sport o di esercizio fisico, ecc. Ottenere un punteggio elevato nelle AADL rappresenta la realizzazione di una condizione ottimale che viene definita “invecchiamento con pieno successo”.
SCALA GERARCHICA DELLA SALUTE PER VALUTARE LE AADL
Quale di queste azioni il suo stato di salute le consente di eseguire senza aiuto?
Lavori pesanti intorno alla casa, come spalare la neve o lavare le pareti?
(uomini9 svolgere un lavoro a tempo pieno; (donne) eseguire i normali lavori intorno alla casa
Camminare per circa 800 metri
Andare al cinema, in chiesa, a un incontro o da amici
Salire e scendere due piani di scale.
Scala gerarchica legata all’esercizio per valutare le AADL
Partecipa frequentemente (almeno tre volte alla settimana) a sport attivi come nuoto, jogging, tennis, bicicletta, aerobica, corpo libero o altre attività che provocano sudorazione o affaticamento?
Cammina spesso (almeno tre volte alla settimana) per almeno un chilometro e mezzo o più, in una volta sola, senza fermarsi?
Cammina spesso (almeno tre volte alla settimana) per circa 500 metri, senza fermarsi?

MANTENERSI IN ATTIVITA’
Con l’attività si ottengono benefici fisici, psichici e sociali. L’attività fisica favorisce la funzione respiratoria, circolatoria, digestiva, escretoria e muscolo-scheletrica; aiuta anche a mantenere la funzionalità mentale e contribuisce a far sentire l’anziano una persona normale. Molti problemi della salute come l’arteriosclerosi, l’immobilità delle articolazione, la polmonite, la costipazione, i decubiti e l’insonnia, possono essere migliorati o addirittura evitati mantenendo un certo grado di attività fisica.
Diversi e numerosi fattori influenzano la capacità dell’anziano di rimanere attivo. A mano che si avanza negli anni, l’attività della tiroide diminuisce, provocando un rallentamento del metabolismo. I tempi di reazione sono ritardati e gli impulsi che attraversano il sistema nervoso sono approssimativamente rallentati del 10%. Si verifica atrofia delle fibre muscolari che, inoltre, diminuiscono di numero; il tessuto fibroso gradualmente rimpiazza quello muscolare e i muscoli delle braccia e delle gambe divengono deboli e flaccidi. L’immobilità, la debolezza e il dolore delle articolazioni spesso sono il risultato di artropatie. I mutamenti ormonali contribuiscono a rendere più deboli e sottili le ossa; i crampi muscolari si verificano molto più frequentemente. Il sangue viene pompato con minor forza dal cuore, cosicché molti stress associati all’attività fisica non vengono facilmente compensati. Passando dalla posizione supina a quella semi - ortopnoica, l’anziano può sperimentare vertigini e collassi, dovuti anche a una diminuzione della pressione arteriosa e all’alterazione dei barocettori.
Spesso si crede di far bene a costringere l’anziano alla sedentarietà; cosi facendo, però, oltre a invalidare alcune funzioni del sistema corporeo, si contribuisce a fargli avvertire un senso di vuoto, di inutilità e di improduttività. La persona anziana dovrebbe acquisire la consapevolezza che, sebbene l’attività fisica possa talvolta apparire faticosa, l’inattività provoca grossi problemi di salute e, alla fine, porta all’inabilità più completa. Per questo bisogna stimolare l’anziano a svolgere attività fisica e apprezzare i tentativi che compie per mantenersi attivo.
E’buona norma incoraggiare l’esecuzione di esercizi fisici, quelli eseguiti al mattino dovrebbero essere dedicati alle articolazioni rigide e ai muscoli, mentre quelli eseguiti prima di coricarsi devono favorire il rilassamentoeed il sonno.. Le ossa dell’anziano sono più deboli, quindi facilmente soggetti a fratture; pertanto, gli esercizi vanno calibrati e devono essere prescritti da un medico, ancor più nel caso di soggetti con problemi cardiaci o respiratori.
La persona anziana può necessitare di un’assistenza parziale o completa durante gli esercizi. L’operatore deve perciò ricordare quanto segue:
Tutte le articolazioni dovrebbero essere esercitate almeno tre volte al giorno, secondo il loro normale raggio di azione;
Le articolazioni e gli arti sdistali dovrebbero essere sostenuti durante l’esercizio;
Un’articolazione non dovrebbe essere forzata fino al superamento della resistenza o alla comparsa del dolore.
L’attiività psichica assume la stessa importanza dell’attività fisica per il benessere dell’anziano. Stimoli diversi possono aiutare la mente dell’anziano a mantenersi lucida e funzionante. L’attività dovrebbe essere pianificata anche considerando gli interessi presenti quando l’individuo era giovane. La terza età può divenire anche il periodo in cui vengono sviluppati nuovi hobby e interessi. E’ luogo comune considerare l’anziano smemorato e confuso, ma se lo si tratta come tale, spesso lo diventa.      
Due concetti base dovrebbero guidare la pianificazione dell’attività psichica. In primo luogo, bisogna sempre tenere conto delle differenze individuali e valutare, caso per caso, quale attività suggerire. Per alcuni individui, ad esempio, può essere piacevole discutere di una partita di calcio con gli amici al bar; altri, invece, possono gratificarsi frequentando un corso di lingua straniera. In secondo luogo, bisogna trattare l’anziano con pazienza, tenendo conto del ritmo più lento del suo apprendimento; e spesso dei deficit sensoriali, insieme a altri fattori, impediscono alla persona anziana di avere reazioni rapide.
IL RIPOSO
una soddisfacente e regolare attività fisica e psichica favorisce il riposo e il rilassamento.        L’anziano, nell’arco della giornata, necessità di lunghi periodi di riposo; l’ideale, comunque, sarebbe alternare momenti di attività e di riposo.
Al risveglio, dovrebbe trascorrere alcuni minuti disteso a letto, stirando i muscoli; successivamente, stare seduto sulla sponda del letto ancora per qualche minuto prima di alzarsi. Cosi facendo si riduce la contrazione muscolare presente al mattino e si prevengono vertigini e cadute causate dalla ipotensione ortostatica.
Le persone anziane possono usufruire del vantaggio di svolgere le loro attività durante l’arco della giornata e di riposare di tanto in tanto. Sebbene sia necessario maggior riposo, il tempo da dedicare al sonno è minore. Alla persona anziana sono sufficienti dalle cinque alle sette ore di sonno per notte, periodi più lunghi potrebbero danneggiare sia le funzioni fisiche sia quelle mentali. Gli anziani dormono meno profondamente, possono avere frequenti interruzioni del sonno dovute anche a crampi muscolari e a tremori, a disturbi ambientali. Talvolta è necessario mettere dei cancelletti protettivi ai lati del letto, non solo per prevenire cadute, ma anche per facilitare l’orientamento nello spazio. E’ importante rassicurare l’assistito, garantendoli che i cancelletti verranno rimossi non appena deciderà di scendere dal letto.
Spesso l’anziano ha difficoltà ad addormentarsi, purtroppo, il primo aiuto che gli si dà è la somministrazione di sedativi. I migliori sedativi sono quelli blandi: infusi di camomilla e di altre erbe rilassanti (valeriana, tiglio etc). I sedativi farmacologici hanno numerosi effetti collaterali, che possono causare gravai danni alla salute. Un bagno caldo prima di andare a letto può favorire il rilassamento muscolare e facilitare il sonno, cosi come pure un massaggio, perché lenisce eventuali dolori e facilita l’assunzione di una posizione confortevole. Un ambiente sereno, una temperatura adatta al soggetto, sono tutti elementi che favoriscono un sonno tranquillo.
Cambiamenti nell’abitudine del sonno possono essere segnali di altri problemi. I disturbi del sonno possono derivare anche da problemi cardiaci o respiratori, che determinano ortopnea o dolori dovuti alla scarsa circolazione periferica. Infatti è importante che l’operatore sia particolarmente paziente nel corso dell’assistenza notturna all’anziano e a tenere conto dei suoi problemi e del disagio che lo spinge  a chiedere aiuto più volte nel corso della notte.

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