domenica 22 gennaio 2017

igiene dell ambiente e comfort domestico alberghiero

IGIENE DELL’AMBIENTE E COMFORT DOMESTICO – ALBERGHIERO
“ La salute è la condizione di armonico equilibrio funzionale, fisico e psichico dell’individuo dinamicante integrato nel suo ambiente naturale e sociale”
Ha la funzione di garantirla tutela del soggetto ricoverato, e dell’operatore attraverso specifiche misure adottate in un ambiente confinato.
IGIENE: parte della medicina che insegna i mezzi opportuni per prevenire le malattie;
AMBIENTE: il luogo, le persone e le cose in mezzo alle quali viviamo;
AMBIENTE CONFINATO: casa, scuola, lavoro, centri commerciali, ospedali, strutture sanitarie ecc….
COMFORT: insieme delle comodità;
DOMESTICO: dal latino”domesticum” cioè che riguarda la casa, l’ambiente dove si vive;
ALBERGHIERO: riferito ad abitazione o soggiorno di persone generalmente in transito.
La stanza di degenza, per chi è costretto da circostanze diverse (malattia acuta, cronica, non autosufficienza, necessità di approfondimenti diagnostici ecc..) a trascorrervi del tempo, sia esso limitato o prolungato, assume un’importanza particola ed essenziale. Quando una persona lascia il “suo” ambito familiare e il “suo” contesto sociale, viene “minacciata” quella condizione di equilibrio che nasce dall’interazione armonica con lo spazio intorno a sé e che  può condizionare lo stato di benessere. La soddisfazione di alcuni bisogni come  quello di appartenenza o di sicurezza, è temporaneamente “limitata e compromessa” dalla situazione che rende o che ha reso necessario il ricovero. La stanza di degenza, allora, e all’interno della stessa, l’unità di vita del malato diventano il nuovo contesto per la persona,; contesto che assume valenza diversa in relazione al carattere di temporaneità o di permanenza in ospedale, in RSA, in Hospice ecc… Questo è un aspetto che l’operatore non può non considera e se è consapevole che tra i bisogni che deve contribuire a soddisfare c’è anche quello di comfort. Anche la moderna edilizia ospedaliera si è orientata nel tempo in questa direzione, infatti le caratteristiche delle nuove strutture ospedaliere e non, sono ben diverse da quelle adottate in passato. Infatti da grandi “cameroni” molto asettiche, con arredi freddi e impersonali, dipinte di bianco e che accoglievano un numero elevato di pazienti si è passati a stanza di degenza che accolgono due o al massimo quattro persone, le pareti e gli arredi sono di colore e materiale più caldo e accogliente, particolare non poco importante, hanno i servizi igienici annessi.
Residenza alternative all’ospedalizzazione e al domicilio sono le RSA (residenza sanitaria assistita) che hanno la finalità di fornire assistenza a accadimento continui di carattere sanitario, sociale e di recupero funzionale. I soggetti di queste strutture possono essere anziani, disabili o malati psichiatrici.
E’ importante in ogni struttura quale essa sia (ospedaliera, RSA ecc) un primo requisiti di ambiente confortevole ed accogliente e che favorisca un rapido adattamento della persona  alla nuova situazione: è l’informazione. Tutti i locali devono essere individuati da un’ apposita segnaletica con simboli grafici e descrizione scritta; gli operatori devono essere facilmente identificabili attraverso la differenziazione delle divise ed i cartellini di riconoscimento.
Il campo di attività dell’OSS a domicilio rispetto all’ ospedale e al RSA sono:
l’Igiene personale, la nutrizione e le funzioni escretorie sono uguali per entrambi le realtà;
abitudini e scelte sono individuali;
le risorse sono limitate;
nel domicilio mai sottovalutare la sicurezza del paziente in carica;
osservazione e aspetti relazionali, sono molto importanti.
Le problematiche in un ambiente domiciliare sono:
stanza da letto: quasi sempre con letto non attrezzato;
il bagno; con piccoli spazi e sanitari inadeguati;
altri ambienti carenti di spazio.

IL MICROCLIMA
L’uomo, come del resto tutti gli esseri viventi, genera calore che continuamente scambia, attraverso specifici meccanismi, con l’ambiente esterno. Per non dare origine a scompensi, questo scambio deve avvenire in condizioni di equilibrio, a determinare la “condizione di equilibrio” sono le caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche, ovvero il MICROCLIMA dell’ambiente in cui si trova.
CARATTERISTICHE FISICHE
Temperatura: sono da ritenersi favorevoli all’organismo, temperature tra i 22/24 °C in inverno e 24/26 °C in estate
Umidità relativa: è accettabile una percentuale che va dal 35 al 70%;
Velocità dell’aria: sono da ritenere accettabili velocità comprese tra i 40 e i 50 cm/sec d’estate e tra i 4 e 12 cm/sec d’inverno.
CARATTERISTICHE CHIMICHE E MICROBIOLOGICHE
Queste sono riferite alla pressione parziale di anidride carbonica e, il cui valore è considerato accettabile se non supera la percentuale del 3 per mille, e alla pressione parziale di ossigeno, il cui valore, per non determinare alterazioni fisiologiche, deve essere compreso in una percentuale che va dal 15 al 21%. Le caratteristiche microbiologiche riguardano invece la presenza nell’ambiente di polveri e microrganismi.
FATTORI DI VIZIATURA E DI INQUINAMENTO DEGLI AMBIENTI CONFINATI
Le cause di questo sono facilmente riconducibili a una modificazione delle caratteristiche fisiche , chimiche e microbiologiche. E’ quindi chiaro che l’alterazione di uno o più di questi elementi determina in venir meno della condizione di equilibrio, necessaria a garantire lo scambio costante di calore tra l’uomo e l’ambiente. E’ quindi indispensabile una continua verifica e correzione dei suddetti elementi attraverso un costante controllo del microclima. Tale obiettivo si raggiunge ponendo sistematicamente attenzione all’illuminazione, alla ventilazione, al riscaldamento e al condizionamento ambientale.
Illuminazione: deve essere congrua e uniformemente distribuita. Viene distinta in naturale, quella proveniente dalle finestre, e artificiale , quella derivante da lampade a incandescenza o a fluorescenza; ed è importante che quest’ultima non sia eccessivamente abbagliante.
Ventilazione: è il risultato del passaggio di aria tra l’ambiente esterno e l’ambiente confinato. Solitamente avviene con mezzi naturali (porte, finestre e altro), ma può avvenire anche attraverso sistemi artificiali. I ricambi d’aria sono considerati utili ogni 2 ore con mezzi naturali e almeno ogni 6 ore con mezzi artificiali.
Riscaldamento: durante il periodo invernale ha lo scopo di garantire temperatura ed umidità adeguatamente distribuite in tutto l’ambiente confinato.
condizionamento: durante l’estate consente di mantenere temperatura e umidità a percentuali accettabili e uniformemente distribuite nell’ambiente.
L’igiene ambientale all’interno delle strutture sanitarie ha un’importanza rilevante; la pulizia e la sanificazione, infatti, non sono finalizzate solo a migliorare il comfort dell’ambiente e quindi in gradimento da parte dell’utente, ma rappresentano una misura di profilassi diretta delle malattie infettive e delle infezioni correlate all’assistenza. Con la pulizia e la sanificazione, infatti, si procede alla rimozione meccanica dello sporco da una superficie. Ciò che fa la differenza è la discrezionalità nell’uso del detergente, quando si ci riferisce alla pulizia, l’obbligatorietà dell’uso del detergente quando, invece, si fa riferimento alla sanificazione. Se ben effettuate, da sole bastano e ridurre di circa l’80% la carica microbica presente nell’ambiente considerato.
Gli igienisti sono soliti suddividere la struttura ospedaliera e non in aree a basso, medio e alto rischio. Ciò che differenzia il livello di rischio è, innanzitutto, la presenza o meno di malati, ma soprattutto le caratteristiche degli stessi, intendendo per caratteristiche la criticità e la complessità della loro condizione di malattia, l’alta complessità degli interventi assistenziali richiesti, nonché l’alta tecnicità e specificità delle procedure diagnostiche e terapeutiche erogate.
Aree a basso rischio: sono considerati tali gli uffici, spazi comuni, corridoi,scale, sale d’attesa,etc
Aree a medio rischio: le aeree di degenza, i poliambulatori, le radiologie, i laboratori.
Aree ad alto rischio: le unità di terapia intensiva, le sale operatorie, etc…

PRODOTTI MATERIALI E STRUMENTI PER LA SANIFICAZIONE
la SANIFICAZIONE ambientale viene intesa come attivita' che riguarda il complesso di operazioni e procedimenti di ordine pratico e sanitario atto a rendere salubre un determinato ambiente mediante le attivita' di pulizia e detergenza e/o di successiva disinfezione.
I prodotti comunemente usati per le operazioni di sanificazione sono i detergenti, cioè sostanze di origine sintetica, i tensioattivi, la cui azione è quella di rimuovere lo sporco dalle superfici. Per rendere più efficace questa azione, e ottenere quindi la massima detersione, devono concorrere, in uguale misura, quattro elementi: azione chimica del prodotto, azione meccanica, temperatura dell’acqua, tempo di contatto. Nella scelta dell’uno o dell’altro detergente deve essere posta sempre attenzione ai seguenti elementi:
La motivazione dell’impiego;
Le caratteristiche dell’area da sanificare (basso, medio, alto rischio);
L’interazione tra i detergenti, evenienza che può dar luogo a una riduzione della loro efficacia.
La capacità di formare schiuma;
La solubilità in acqua e olio;
La capacità di resistenza all’acqua dura;
La capacità di penetrazione;
Il pH;
La sospensione e il frazionamento dello sporco.
Per usare correttamente le diverse tipologie di detergenti è importante consultare sistematicamente le indicazioni d’uso (dosi, concentrazioni, diluizioni, conservazione, smaltimento ecc) che si trovano solitamente sull’etichetta posta all’esterno del contenitore.
MATERIALE PER LA SANIFICAZIONE: garze, mollettoni, strofinacci, frange ecc. in genere materiale monouso, fatta eccezione per le frange devono essere mantenuti in luoghi dedicati, puliti e asciutti. E’ controindicato l’impiego di spugne perché si contaminano e possono diventare veicoli per la trasmissione dei microorganismi.
STRUMENTI PER LA SANIFICAZIONE: anche i diversi strumenti come i materiali vanno mantenuti puliti e conservati in luoghi dedicati. Tra quelli più frequentemente usati vi sono:
La scopa a trapezio, formata da una base trapezoide, sulla quale viene montata una garza monouso, usata per l’asportazione della polvere dai pavimenti;
Il carrello mop,costituito da due secchi di plastica (uno solitamente di colore blu e l’altro di colore rosso), disposto su un supporto su ruote snodate. Questo viene di solito utilizzato per la detersione giornaliera dei pavimenti;
La monospazzola una macchina fornita di spazzola circolare. Questa può essere utilizzata per le decerature dei pavimenti, per il trattamento di pavimenti protetti da cera (durante le pulizie a fondo);
La macchina lavasciuga una macchina dotata di spazzole di pulizia, di un serbatoio per l’acqua e il detergente, di un serbatoio per l’acqua sporca e di un dispositivo aspira liquidi. Usato solitamente per il trattamento di ampie superfici.

                                         

La sanificazione si realizza attraverso operazioni quotidiane, la pulizia giornaliera, e operazioni periodiche, la pulizia di fondo. A differenziare la sanificazione nelle diverse aree, in relazione al livello di rischio, sono le modalità, solo per alcuni aspetti, e la frequenza.




UNITA’ OPERATIVA  E STANZE DI DEGENZA
E’ quel complesso di ambienti utilizzati 24 su 24 nei quali soggiornano gli ammalati.
Nel passato:
Corsie con camere a più letti (almeno 6 ed oltre)
Bagni fuori dalle stanze
Pochi spazi per eseguire le pratiche assistenziali
Oggi:
Stanze da 2 – 4 letti
Bagno in camera
Locali adibiti per le pratiche assistenziali (ambulatorio, guardiola, soggiorno, studio medici, ecc)
Normalmente l’unità di degenza  o reparto si compone di : stanze per i degenti; stanze da bagno; locale “vuotatoio” o “vuota”;  soggiorno per i degenti (dove ricevere le visite); locali per gli infermieri; stanze per medicazioni o visite (ambulatorio); locali farmacia; cucinetta di reparto; magazzino.
     
               

Queste strutte devono possedere definiti requisiti strutturali:
Orientamento ed esposizione SUD –EST
Impianto di condizionamento adeguato (microclima adeguato)
Percorsi differenziati per materiali sporchi (nero) e puliti (bianco)
Servizi igienici adeguati
Presenza vuotatoio e decontaminazioni ausili
Illuminazione naturale – artificiale
E requisiti funzionali:
Assenza di barriere architettoniche
Presenza di sale di soggiorno
Luoghi per il pranzo
Presenza di collegamento con altri servizi.
La composizione della stanza di degenza ha due funzioni den definite: creare un ambiente confortevole per il paziente; permettere al personale di lavorare in tutta sicurezza e in modo adeguato.
Le caratteristiche della stanza di degenza sono:
Stanza da 2 – 4 letti fornite di bagno
Disposizione a Sud – Est
Arredamento minimo e di semplice fattura
Pareti lisci e lavabili, tinteggiati con colori riposanti
Pavimenti a superficie unita
Porte e finestre ampie
Interfacciamento con gli Operatori  Sanitari tramite campanello ed interfono              
                         

UNITA’ DI VITA DEL MALATO
E’ composta dal letto, il comodino, il tavolino da letto, la sedia, l’armadio, il sistema di chiamata.
IL LETTO: il letto ospedaliero ha dei componenti che lo caratterizzano e lo differenziano da quello di casa e che riguardano il materiale di costruzione, le dimensioni, l’altezza del piano, l’agibilità e la manovrabilità. Il letto maggiormente utilizzato è il letto articolato. E’ in materiale lavabile e disinfettabile e provvisto di ruote con sistema frenante; la sua struttura e le sue caratteristiche consentono al paziente una certa autonomia nei cambi di posizione e al personale di assistenza una buona facilità di manovra. Le posizioni ottenibili con la variazione dei diversi segmenti del piano di giacenza sono:
Posizione supina
Posizione secondo trendelenburg (il piano di giacenza è inclinato in modo da abbassare la testata e alzare la parte inferiore)
Posizione anti-trendeleburg (il piano di giacenza è inclinato in modo da alzare la testata e abbassare la parte inferiore
Posizione seduta o semiseduta con gli arti inferiori orizzontali o abbassati, “posizione spezzata”
Posizione semi-seduta e seduta
Posizione supina con gli arti inferiori sollevati
     
La maggior parte dei letti articolati, ha inoltre la possibilità di variare l’altezza del piano di giacenza. I dispositivi che permettono di manovrare il letto e modificarne le posizioni possono essere manuali, a pompa idraulica o elettrici.
               

ACCESSORI DEL LETTO
Per facilitare il movimento della persona assistita nel letto e il mantenimento delle posizioni assunte, oltre che per consentire al personale di assistere di effettuare alcune attività assistenziali, è possibile ricorrere all’uso temporaneo o sistematico di alcuni accessori, quelli più frequenti sono:
Aste con supporto porta cestelli (sostegno di flaconi e sacche per terapia enterale e parenterale)
Asta con staffa (triangolo) regolabile, fornisce al malato un supporto nei cambi di posizione
Spondine (fisse, alzabili e abbassabili; metà letto o tutto il letto), usate per fornire un sostegno al malato nella mobilizzazione e per evitare cadute. Il loro uso deve essere controllato, pianificato e limitato in quanto le spondine sono mezzi di contenzione
Archetti alzacoperte permettono di tenere le coperte e le lenzuola sollevate per evitare che il peso delle stesse gravi sugli arti inferiori, e sui piedi in particolare
Supporti porta padelle
Supporti porta pappagalli
     
   
               

MATERASSI
devono essere costituiti da materiale facilmente lavabile e disinfettabile. Solitamente sono in silicone ( a tre segmenti) o in gommapiuma (in un unico segmento o in tre segmenti separati) e sono contenuti in federe apposite e molto spesso ricoperti da coprimaterassi che hanno un lato in cotone e uno cerato. Sono disponibili anche altre tipologie di materassi impiegate nella prevenzione delle piaghe da decubito (materassi ad aria compressa).
                     

CUSCINI
devono essere costituiti da materiale lavabile e disinfettabile e, di norma, sono in gommapiuma. Anche i cuscini possono essere impiegati nella prevenzione delle lesioni da compressione, ma, in tal caso, il materiale che li compone è diverso.
BIANCHERIA PIANA
in genere è di cotone, di colore bianco, verde o tinta pastello. In luoghi particolari, come le sale operatorie, può essere impiegata biancheria da materiali particolari quali il TNT (tessuto non tessuto) o la microfibra. Questi materiali , per le loro caratteristiche di permeabilità ed idrorepellenza, contribuiscono alla prevenzione delle infezioni in sala operatoria.
COMODINO, ARMADIO, SEDIA E TAVOLINO DA LETTO
tali accessori sono costruiti in materiale facilmente lavabile e disinfettabile;
                                             

SISTEMA DI CHIAMATA
ne esistono di diversi tipi: luminosi, sonori, con citofono. Questo strumento permette alla persona assistita di segnalare, attraverso la chiamata, la necessità di aiuto al personale di assistenza e, a quest’ultimo, di individuare rapidamente la provenienza e quindi di assicurare una risposta tempestiva e mirata.
La pulizia dell’unità del malato deve essere eseguita
Quotidianamente sulle superfici, impiegando un panno imbibito di acqua e detergente (a umido)
Alla dimissione sulle superfici e all’interno con acqua e detergente
Al bisogno con acqua e detergente
Vi sono condizioni patologiche specifiche, quali per esempio le malattie infettive, che, alla dimissione o al trasferimento della persona assistita, possono rendere necessario sottoporre l’unità di vita del paziente a disinfezione. Questa misura va sempre effettuata dopo un’accurata pulizia e detersione di ogni singolo elemento componente l’unità di vita.

RIFACIMENTO DEL LETTO
questa un’azione da compiere quotidianamente, può essere ripetuta più volte nell’arco della giornata in relazione a protocolli e paini di lavoro adottati all’interno di ogni singola struttura.
MATERIALE NECESSARIO:
carrello della biancheria pulita sul quale devono essere sempre in quantità sufficiente:
Poncho, che va indossato dagli operatori per proteggere la divisa durante il rifacimento del letto;
Lenzuola;
Telini;
Federe;
Copriletto;
Tele cerate;
Pannoloni;
Camici per le persone assistite;
Materiale necessario alle cure igieniche qualora vengano effettuate durante il rifacimento del letto.
Carrello per la biancheria sporca, sul quale devono essere montati sacchi di diverso colore, per la raccolta differenziata della biancheria (potenzialmente infetta, sporca di sangue, di feci, di urine, non infetta), e un sacco o contenitore per lo smaltimento dei rifiuti (pannoloni, tele cerate bagnate di urine, feci, sacche diuresi vuote, ecc) che risponda ai requisiti previsti dalla normativa vigente in materia di rifiuti.
RIFACIMENTO DEL LETTO VUOTO
può essere effettuato da un operatore solo o da due operatori.
COME: la biancheria viene piegata per essere riutilizzata
Piegare il bordo superiore della coperta sopra quello inferiore
Ripiegare la coperta dal lato opposto rispetto a quello in cui si sta operando
Piegare nuovamente il bordo superiore della coperta verso quello inferiore
Porre la coperta piegata sullo schienale di una sedia
Il lenzuolo inferiore è sul letto, con la piega centrale lungo la linea mediana del materasso e il bordo inferiore inlinea con il margine inferiore del materasso
Aprire il lenzuolo a ventaglio verso l’altro lato del letto
Rincalzatura ad angolo – il lenzuolo è rincalzato in fondo, sotto il materasso; il suo bordo laterale è appoggiato sul materasso; rincalzare la rimanente porzione di lenzuolo in fondo al letto;tirare la parte di lenzuolo precedentemente posta sopra il materasso; rincalzare tutto il lenzuolo sotto al materasso
RIFACIMENTO DEL LETTO OCCUPATO
deve essere eseguito da due operatori. Le modalità sono due e la scelta dell’una o dell’altra dipende dalle condizioni in cui si trova il malato, dalla sua capacità di mobilizzazione e di collaborazione.
COME: far ruotare la persona assistita prima su un fianco e poi sull’altro
Letto occupato A) la traversa viene ripiegata a ventaglio fin sotto il corpo del paziente B) tutta la biancheria inferiore del letto viene ripiegata allo stesso modo
Far sollevare la persona assistita con l’ausilio della staffa e procedere come segue:scalzare la biancheria (lenzuola, traversa, cerata, coperta, copriletto)
Far sedere la persona assistita nel letto e posizionare (alla testata) il lenzuolo pulito facendolo scivolare insieme a quello sporco scalzato, fino a metà letto circa;
Chiedere alla persona assistita di sollevare “a ponte” puntando i piedi e sostenendosi alla staffa.
Mentre al persona compie questa manovra, gli operatori devono far scivolare verso il fondo del letto il lenzuolo pulito e quello sporco
Per il cambio della traversa e della tela cerata si prosegue nell’altra modalità, ma, anziché far ruotare il malato su un lato, lo si fa sollevare come sopra descritto.
Indipendentemente dalla modalità adottata, l’operatore deve ricordare che il malato non va mai scoperto del tutto, ma protetto con un lenzuolo superiore o con un telo
CAMBIO DELLA FEDERA
COME:
Appoggiare il cuscino sul letto;
Rovesciare la federa pulita in modo che la parte esterna risulti all’interno e la parte interna, invece, all’esterno;
Infilare le mani nella federa;
Afferrare contemporaneamente gli angoli della federa e quelli del cuscino
Rovesciare la federa del cuscino
Non procedere al rifacimento del letto se nella stanza vi sono malati che stanno mangiando o altri operatori (medici, infermieri) che stanno eseguendo medicazioni o altre prestazioni (cateterismo vescicale, incannulamento di un vaso sanguigno ecc..) che richiedono particolare attenzione alle norme dell’asepsi.
             
ALLONTANAMENTO DELLA BIANCHERIA PIANA E CONFEZIONATA
L’allontanamento della biancheria confezionata (divise del personale) e di quella piana (tutta la restante biancheria), oltre a dover essere effettuato nel rispetto delle più comuni norme igieniche per contrastare efficacemente la diffusione dei microrganismi all’interno delle strutture sanitarie e non, deve essere preceduto da una raccolta diffenziata della medesima. Raccogliere la biancheria in modo differenziato è preliminare al tipo di lavaggio cui la stassa deve essere sottoposta. Le ragioni sono essenzialmente due:
Assicurare alla biancheria il livello igienico richiesto – sicurezza della persona ssistita;
Salvaguardare le caratteristiche della biancheria sottoposta a cicli di lavaggio frequenti (consistenza, resistenza, morbidezza, calore) – comfort della persona assistita
Per rispondere alle esigenze di sicurezza e comfort dell’assistito, la biancheria dovrebbe, in primo luogo, essere distinta da un colore diverso o da un codice (colore o numerico) specifico di ciascuna area di provenienza (pediatrica, critica, ambulatoriale ecc…). Indipendentemente dalla modalità distintiva individuata, i sacchi utilizzati devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
Resistere alla alte temperature
Resistere al peso della biancheria;
Non favorire la fuoriuscita della biancheria  durante la manipolazione e il trasporto                  
                     
   
Per permettere alla biancheria di lasciare il sacco all’interno delle lavatrici, è di fondamentale importanza che la sua chiusura avvenga esclusivamente annodando i due lembi superiori. Tutti coloro che manipolano la biancheria sporca nei diversi passaggi devono rigorosamente operare in accordo alle procedure adottate nelle singole strutture, per quanto attiene l’impiego dei DPI e la conseguente prevenzione del rischio.
MATERASSI E CUSCINI
BIANCHERIA CONFEZIONATA:
DIVISE DEL PERSONALE
COPERTE DI LANA
                   


                                       




BIANCHERIA DA CUCINA:
TOVAGLIE
TOVAGLIOLI
STROFINACCI/CANOVACCI
PONCHO DA CUCINA
GREMBIULI
BIANCHERIA PIANA
LENZUOLA
FEDERE
TRAVERSE
COPRILETTI
ASCIUGAMANI
CAMICI PER PAZIENTE
PONCHO PER ASSISTENZA
TELI
BIANCHERIA INFETTA
DOPPIO SACCO:
SACCO INTERNO IDROSOLUBILE
SACCO ESTERNO IN POLIETILENE ED ETICHETTA RIPORTANTE IL TIPO DI AGENTE INFETTIVO (BATTERICO, VIRALE, PARASSITARIO ECC..)







                                                                           
SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SANITARI
Tra tutte le norme prodotte in questo ambito è importante ricordarne due in particolare:
il Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n. 22;
il decreto ministero dell’ambiente di concerto con il ministero della sanità n. 219 del 26 giugno 2000
Classificazione dei rifiuti sanitari: tutti i rifiuti che derivano dalle strutture pubbliche e private che svolgono attività medica e veterinaria di prevenzione, di diagnosi, di cura, di riabilitazione e di ricerca ed erogano le prestazioni del servizio sanitario nazionale.
Contenitori per la raccolta dei rifiuti e loro etichettatura
Questi devono possedere oltre a caratteristiche generali ben definite, irrinunciabili e comuni a tutti, anche requisiti specifici per ciascuna tipologia di rifiuto cui sono destinati. Caratteristiche generali:
resistenza a specifiche prove (di ampliamento, di caduta, di tenuta ecc)
chiusura idonea a evitare dispersioni del contenuto durante il trasporto a causa di vibrazioni e/o di variazioni di pressione, umidità, temperatura ecc..
inalterabilità del materiale impiegato per la costruzione al contatto con le materie pericolose
se contenenti liquido, possesso di un margine di riempimento tale da impedire sia la dispersione eventuale di liquido sia la deformazione del contenitore
nel caso di doppio imballaggio, agevolezza della sistemazione del contenitore interno in quello esterno, al fine di evitare dispersione di contenuto, rotture e perforazioni
Ciascuna tipologia di contenitore deve, inoltre, al suo esterno delle specifiche marcature finalizzate a identificare in ogni momento le caratteristiche del contenitore stesso ( anno di costruzione, numero di registrazione del fabbricante, autorizzazione alla costruzione, classi di pericolosità per le quali è stato approvato ecc..)
         
ETICHETTATURA
su tutti i contenitori, indipendentemente dalla tipologia dei rifiuti in essi contenuti, devono essere apposte etichette ben visibili (non rimovibili) identificative della:
tipologia di rifiuti (pericolosi a rischio infettivo, pericolosi non a rischio infettivo, assimilabili agli urbani ecc)
struttura di provenienza
data di confezionamento/smaltimemento
RIFIUTI SANITARI:
RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO:
tutti i rifiuti che provengono da ambienti di isolamento infettivo nei quali sussiste un rischio di trasmissione biologica aerea nonché da ambienti ove soggiornano i pazienti in isolamento infettivo affetti da patologie causate da agenti biologici di gruppo 4 di cui all’allegato 11 del D.Lgs n. 626/94
tutti i rifiuti che presentano almeno una delle seguenti caratteristiche:
provengono da ambienti di isolamento infettivo e siano venuti a contatto con qualsiasi liquido biologico, secreto o escreto dei pazienti isolati;
siano contaminati da sangue o altri liquidi biologici che contengono sangue in quantità tale da renderlo visibile;
feci o urine, nel caso in cui sia ravvisata clinicamente dal medico che ha in cura il paziente una patologia trasmissibile attraverso gli escreti;
liquidi seminale, secrezioni vaginali, liquido cerebro-spinale, liquido sinoviale, liquido pleurico, peritoneale, pericardico, amniotico
i rifiuti provenienti da attività veterinaria, che:
a) siano contaminati da agenti patogeni per l’uomo o per gli animali;
b) siano venuti a contatto con qualsiasi liquido biologico secreto o escreto per i quali sia ravvisato, dal veterinario competente, un rischio di patologia trasmissibile attraverso tali liquidi.
RIFIUTI SANITARI PERICOLOSI NON A RISCHIO INFETTIVO: rifiuti di laboratorio di analisi e di radiologia, quali:
miscele di solventi organici alogenati e non;
miscele di solventi organici non alogenati;
soluzioni e reagenti acidi;
soluzioni e reagenti basici;
soluzioni con metalli pesanti;
terre filtranti da cromatografie e affini;
oli minerali e sintetici esausti;
liquidi di sviluppo e di fissaggio;
rifiuti contenenti mercurio;
reagenti inorganici;
materiali isolanti contenenti amianto;
lampade fluorescenti;
accumulatori al piombo e al nichel-cadmio;
pile secche al mercurio
RIFIUTI SANITARI NON PERICOLOSI (i rifiuti assimilati agli urbani):
rifiuti derivanti dalla preparazione dei pasti provenienti dalle cucine;
dalla ristorazione e residui dei pasti, esclusi quelli che provengono da pazienti affetti da malattie infettive per i quali sia ravvisata clinicamente, dal medico curante, una patologia trasmissibile attraverso i residui;
vetro, carta, cartone, plastica, metalli, imballaggi in genere, materiali ingombranti da conferire negli ordinari circuiti di raccolta differenziata;
spazzatura;
rifiuti provenienti da attività di giardinaggio;
gessi ortopedici, assorbenti igienici, pannolini pediatrici e pannoloni;
rifiuti a solo rischio infettivo assoggettati a procedimenti di sterilizzazione ( a condizione che sia in esercizio nell’ambito territoriale di gestione dei rifiuti urbani almeno un inceneritore, oppure sia intervenuta autorizzazione regionale allo smaltimento in discarica).
RIFIUTI SANITARI CHE RICHIEDONO PARTICOLARI SISTEMI DI GESTIONE:
farmaci scaduti o inutilizzabili, compresi farmaci e i materiali per uso umano e veterinario;
organi e parti anatomiche non riconoscibili;
animali  da esperimento;
sostanze stupefacenti e altre sostanze psicotrope.

TIPOLOGIA DI CONTENITORE PER RIFIUTI CARATTERISTICHE NOTE
Sacchi di pellicola di plastica Solidità, in funzione dell’uso cui sono destinati Solitamente vengono inseriti all’interno di fusti
Resistenza a pressione e urti in plastica o di casse di cartone (rifiuti a rischio infettivo)

Taniche e fusti in materia plastica Resistenza alle sollecitazioni chimiche e fisiche (termiche e meccaniche in particolare)
Resistenza alle materie pericolose e/o vapori
Resistenza all’invecchiamento
Facilità nella manipolazione

Casse di cartone Compattezza
Resistenza all’acqua
Pieghevoli

Contenitori per taglienti e aghi Adattabilità: facili da stoccare
Visibilità, relativa sia ai contenitori medesimi sia al loro livello di riempimento
Funzionalità: facilmente richiudibili, impermeabili, resistenti

           

Inoltre, i contenitori per rifiuti sanitari pericolosi devono riportare al loro esterno un’etichetta (non rimovibile) sul cui fondo giallo deve essere visibile la scritta R.
oltre a esibire questa etichetta, devono essere provvisti, secondo quanto previsto dalla normativa che ne regolamenta il trasporto di  merci pericolose (Direttiva 94/55/CE), di ulteriori etichette identificative della classe di pericolosità. Le classi individuate per i rifiuti sanitari sono tre:
classe 3 “materiale liquidi infiammabili”
classe 6.1 “materie tossiche”
classe 6.2 “materie infettive”
classe 8 “materie corrosive”
     

RACCOLTA E STOCCAGGIO DEI RIFIUTI
Questa deve avvenire nel rispetto delle linee guida di riferimento e delle procedure definite e adottate da ogni singola struttura al fine di garantire quanto prescritto dalla specifica normativa vigente

TIPOLOGIA DI RIFIUTO MODALITA’ DI RACCOLTA NOTE
Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo Sacco interno + contenitore rigido esterno Il contenitore rigido per materiale pungente e tagliente deve riportare la scritta “rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo taglienti e pungenti”

Rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo Taniche e contenitori in materia plastica non riutilizzabili dotati di:
imboccatura larga in modo tale da non ostacolare le operazioni di travaso;
accessori per riempimento e chiusura ermetica Solitamente vanno consegnati, unitamente a un apposito modulo, al personale interno addetto e, successivamente, avviati al luogo di deposito temporaneo, prima dello smaltimento o recupero

Rifiuti sanitari non pericolosi (assimilati agli urbani) Contenitori riutilizzabili
cassonetti
container
contenitori a gabbia
contenitori in plastica I contenitori sono diversi in relazione alla frazione di rifiuto cui sono destinati e in base a quanto previsto dalle procedure di raccolta differenziata

Rifiuti sanitari che richiedono particolari sistemi di gestione, es.




bombole gas a pressione esauste
In genere vanno restituite al servizio di Farmacia (e successivamente alla ditta fornitrice)
farmaci stupefacenti Contenitore rigido riutilizzabile Vanno restituiti, unitamente all’apposito modulo al servizio di Farmacia
farmaci scaduti
Contenitore rigido riutilizzabile
pellicole di scarto, lastre fotografiche Contenitore rigido

La gestione dei rifiuti, nelle sue diverse fasi, deve avvenire nel rispetto, da parte di tutti gli operatori, di quanto stabilito in materia di sicurezza sul luogo di lavoro dal D.Lgs 81/08 Attuazione dell’articolo 1 della Legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di salute. L’attenzione va posta sia alle caratteristiche dei locali di deposito e dei punti di raccolta, sia alla tipologia dei DPI utilizzabili.
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE (DPI)
che devono essere forniti agli operatori, e sistematicamente impiegati in relazione alle specifiche funzioni nella gestione dei rifiuti, sono i seguenti:
guanti per rischio meccanico
guanti il lattice pesanti
guanti per rischio chimico e microbiologico
scarpe anti-infortunistica
divisa da lavoro
tuta in tyvek
occhiali
maschera pieno facciale con filtro (il tipo di filtro solitamente è indicato all’interno delle procedure adottate dalle singole strutture)
I DPI devono essere indossati dagli operatori:
durante le attività di manipolazione dei rifiuti solidi pericolosi a rischio infettivo: guanti per rischio meccanico sia per le operazioni di chiusura, sia per quelle di movimentazione dei contenitori chiusi;
durante le attività di manipolazione dei rifiuti liquidi pericolosi a rischio infettivo: guanti per rischio meccanico sia per le operazioni di chiusura, sia per quelle di movimentazione dei contenitori chiusi; maschera pieno facciale con filtro indicato dalla procedura adottata, per eventuali piccoli travasi (i travasi dovrebbero essere effettuati sotto cappa);
nei locali di deposito temporaneo: guanti per il rischio meccanico, tuta da lavoro, scarpe anti-infortunistica e occhiali, sia per le operazioni di movimentazione dei contenitori, sia per quelle di pulizia; guanti per rischio chimico e microbiologico e maschera pieno facciale con filtro indicato dalla procedura adottata, per le eventuali operazioni di travaso; guanti per rischio chimico e microbiologico, maschera pieno facciale con filtro indicato dalla procedura adottata e tuta tyvek,  per le operazioni di raccolta di eventuali spandimenti.

CARRELLI PER LA MOVIMENTAZIONE DEI RIFIUTI
I carrelli impiegati dagli operatori per la movimentazione dei rifiuti devono:
essere resistenti, ma nello stesso tempo maneggevoli;
permettere di fissare i contenitori al carrello stesso;
essere chiusi e provvisti di bordi finalizzati a evitare la dispersione di liquidi in caso di spandimento accidentale;
essere di facile pulizia e disinfezione.
I locali adibiti a punto di raccolta e  a deposito temporaneo, per essere idonei a tale funzione, devono all’esterno avere una segnaletica finalizzata sia a vietare l’accesso ai non addetti, sia ad indicare eventuale pericolo dovuto alla presenza di sostanze infiammabili, irritanti, corrosive; all’interno avere invece un sistema di controllo della temperatura, sistema di ricambio dell’aria, contenitori per la raccolta differenziata.
Le strutture sanitarie devono inoltre, a livello amministrativo, provvedere alla compilazione del formulario di identificazione dei rifiuti; tenere un registro di carico e scarico degli stessi; compilare annualmente un modello unico di dichiarazione.
Il formulario di identificazione dei rifiuti che deve accompagnare questi durante il trasporto fuori dalla struttura sanitaria riporta le generalità del detentore e del produttore, le generalità del destinatario, l’origine e la qualità dei rifiuti trasportati, data di trasporto e percorso.
Sul registro di carico e scarico, i cui fogli devono essere numerati e vidimati dall’ufficio registro, vanno annotate tutte le  informazioni relative al numero del formulario dei rifiuti trasportati, la data di emissione del formulario, la data e il numero progressivo di registrazione, le caratteristiche e la quantità dei rifiuti, il luogo di produzione.

1 commento:

  1. Fatto benissimo completo e fantastico c'è tutto ciò che mi serve per il test .

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