domenica 22 gennaio 2017

igiene

IGIENE
L’igiene è quella branca della medicina che mira alla tutela della salute collettiva e individuale mediante la prevenzione. Ogni intervento di tipo preventivo attuato a tutela della salute sostenuto dallo studio della frequenza e delle modalità di diffusione delle malattie (epidemiologia) e si evidenzia in indicazioni volte a suggerire le misure di protezione sanitaria dei singoli individui (salute individuale) e delle popolazioni (salute pubblica) con riferimento a quest’ultima, a tutte quelle condizioni ambientali (lavoro, urbanizzazione, inquinamento, dissesto ecologico, trasporti) che posso alterare lo stato di salute.
La tutela dello stato di salute è condizionata da molteplici fattori  (sanitari, epidemiologici, sociali, culturali, economici, ambientali, individuali); è per questo che essa è, e deve essere il risultato di una’azione sinergica di più specialità: l’epidemiologia, la medicina sociale che affronta le malattie dal punto di vista degli effetti del rapporto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive, la sanità pubblica, che abbraccia la prevenzione e il controllo dell’ambiente, la medicina preventiva che si occupa della prevenzione delle malattie del singolo individuo.
EPIDEMIOLOGIA DELE MALATTIE INFETTIVE
La conoscenza della frequenza e delle modalità di diffusione delle malattie è condizione indispensabile per poter attuare misure efficaci di prevenzione. Gli agenti biologici potenzialmente capaci di dare luogo a infezioni e determinare l’insorgenza di malattia (espressione clinica dell’infezione) si differenziano tra loro sia per le caratteristiche proprie che per la loro pericolosità (infettività, patogenicità, virulenza)
Le caratteristiche dei microrganismi a cui si fa riferimento riguardano sostanzialmente la struttura e le modalità di azione all’interno dell’organismo. In relazione a esse si possono distinguere:
VIRUS – microrganismi particolarmente piccoli, visibili solo al microscopio elettronico. Non hanno capacità di vita propria; infatti, per vivere e riprodursi necessitano di una struttura più complessa, la cellula, all’interno della quale sistematicamente s’insediano;
BATTERI – microrganismi più grandi dei virus, visibili al microscopio ottico. A differenza dei primi hanno capacità di vita propria e la loro sopravvivenza all’interno dell’organismo che li ospita è indipendente dalla “struttura cellula”;
MICETI (FUNGHI) – organismi più grandi e con una struttura più articolata dei batteri, molto difficili, una volta insediati, da debellare. Sono per fortuna relativamente poche le tipologie di miceti in grado di provocare malattie nell’uomo;
PROTOZOI – organismi monocellulari più grandi dei batteri, si rigenerano ricorrendo a modalità piuttosto complesse. Sono visibili al microscopio ottico.
La sopravvivenza, cosi come la riproducibilità degli agenti biologici e, di conseguenza, la loro capacità di provocare “malattia”, è subordinata alla coesistenza di alcune condizioni che sono rappresentate dalla temperatura, dall’umidità, dall’ossigeno e dal nutrimento.
TEMPERATURA: I batteri crescono bene a una temperatura di 37 °C; a temperature più basse rallentano la loro moltiplicazione e, al di sotto dei 10°, la loro riproduzione si arresta. Temperature molto elevate, superiori a 60 °C, sono invece incompatibili con la sopravvivenza.
I virus, se esposti a temperature intorno ai 60 °C per un periodo sufficiente lungo (in genere mezz’ora), non sopravvivono. Temperature di 60°C sono incompatibili anche con la sopravvivenza di miceti e protozoi.
UMIDITA’: tutti gli agenti biologici necessitano di una certa percentuale di umidità, diversa per ogni tipologia,al di sotto o al di sopra della quale ne è inibito lo sviluppo.
OSSIGENO: alcuni agenti biologici vivono bene solo in presenza di ossigeno (alcuni tipi di batteri, i miceti) altri, invece, vivono bene solo in assenza di ossigeno (altri tipi di batteri)
NUTRIMENTO: Tra i diversi agenti biologici, alcuni, come per esempio i batteri, sono in grado di provvedere in modo autonomo al loro nutrimento, altri, come per esempio i virus, hanno bisogno di un ospite (la cellula) dal quale trarre quanto necessario alla loro sopravvivenza.
MODALITA’ DI TRASMISSIONE DELLE MALATTIE INFETTIVE
Gli agenti biologici, per dar luogo a infezione e determinare l’insorgenza di malattia, non solo devono insediarsi in un ospite e riprodursi, ma devono anche essere trasmessi. Le modalità e le circostanze che insieme concorrono a realizzare la trasmissione dei microrganismi, pongono in essere quella che viene definita la catena dell’infezione. Gli elementi che la compongono sono il serbatoio, l’ospite, i vettori e i veicoli.
I serbatoi più significativi sono rappresentati dall’uomo e dagli animali. I portatori si possono distinguere:
Portatore precoce, che è il soggetto nel periodo che va dal momento in cui questi è venuto in contatto con il microrganismo al momento in cui si conclama la malattia;
Portatore malato, che , ovviamente, è il soggetto nel periodo della malattia;
Portatore convalescente, che è il soggetto non più malato, ma che non ha ancora concluso l’eliminazione dei microrganismi che hanno cagionato al malattia;
Portatore cronico, cioè colui che , pur essendosi ristabilito dalla malattia, seguita a espellere i microrganismi responsabili della stessa
Portatore sano, che è il soggetto che ospita stabilmente o temporaneamente il microrganismo pur non sviluppando malattia.
Gli agenti capaci di provocare malattia entrano in contatto con l’ospite attraverso le vie di penetrazione, che sono diverse per le diverse tipologie di agenti, ma in genere coincidono con le vie attraverso le quali gli stessi vengono eliminati (vie di eliminazione), possono essere le seguenti:
Respiratoria (espettorato, saliva, escreti orofaringei);
Ematica (sangue);
Digerente (alcuni microrganismi possono penetrare nell’organismo veicolati dagli alimenti);
Intestinale (feci);
Urinaria (urine);
Genitale (secrezioni genitali);
Congiuntivale(secreto lacrimale);
Cutanea (pelle)
L’ospite a cui, nello specifico, si fa riferimento è l’uomo. Tra i veicoli, quelli da considerare con attenzione sono:
Aria – soprattutto quella confinata, risulta essere molto adatta per i microrganismi;
Acqua;
Suolo;
Alimenti – questi, sia all’origine sia nelle fasi di preparazione, confezionamento e conservazione, possono rappresentare un veicolo per i microrganismi;
Mani – sono universalmente considerate il principale veicolo di infezione.
La trasmissione degli agenti biologici può essere diretta o indiretta. In entrambe le modalità il contatto può essere obbligato o facoltativo. Il contatto diretto talvolta è obbligato perché solo cosi può essere trasmesso il microrganismo; altre volte è facoltativo perché, oltre che per contatto diretto, l’agente patogeno può essere trasmesso anche attraverso veicoli o vettori.
La conoscenza dei microrganismi, delle vie di penetrazione e di eliminazione, lo studio del loro ciclo biologico e delle modalità di trasmissione, ha consentito agli esperti di definire le strategie da attuare per impedire, o quanto meno limitare, la diffusione delle malattie infettive. E’ possibile differenziare la profilassi in:
Profilassi diretta, che contempla tutte le misure adottate per agire direttamente sulla catena dell’infezione. Queste misure comprendono:
Denuncia o notifica della malattia infettiva, prevista per latro dalla normativa;
Isolamento e contumacia, diversi per le diverse malattie;
Disinfezione;
Sterilizzazione;
Disinfestazione.
Profilassi indiretta, che ha lo scopo di intervenire sulla situazione igienico-sanitaria dell’ambiente per migliorarla;
Profilassi specifica, il cui obiettivo è quello di creare le condizioni affinché l’organismo possa tutelarsi, in maniera più o meno duratura, dai microrganismi capaci di provocare malattia.
Questa profilassi comprende:
Immunoprofilassi attiva o vaccino-profilassi, la quale determina la produzione di anticorpi specifici da parte dell’organismo, perché messo in contatto con i microrganismi opportunamente trattati (per non scatenare la malattia). L’immunoprofilassi attiva può anche essere naturale, se la produzione di anticorpi non è mediata da una vaccino ma è il risultato di un contatto “naturale” con il microrganismo. In entrambi i casi, la tutela è di lunga durata;
Immunoprofilassi passiva, nella quale non vi è un ruolo attivo da parte dell’organismo, in quanto gli vengono forniti anticorpi già pronti, prodotti da altri (uomo, animale). La tutela è di breve durata;
Chemioprofilassi, che consiste nella somministrazione di farmaci particolari, aventi la funzione di impedire l’insorgenza della malattia, in alcuni casi, o di attenuare la manifestazione, in altri.
INFEZIONI CORRELATE ALL’ASSISTENZA
Queste infezioni, che per essere considerate tali devono sempre essere associate a una specifica attività assistenziale, comprendono numerose complicanze di tipo infettivo. Quelle che si manifestano con maggiore frequenza sono le infezioni del tratto urinario. Lacune tipologie di infezioni spesso si manifestano dopo la dimissione dall’ospedale, es. le infezioni della ferita chirurgica.
Tra i fattori di rischio di insorgenza di infezioni correlate all’assistenza vanno considerate in particolare, condizioni cliniche o patologiche ( soggetti immunodepressi) che aumentano la suscettibilità alle infezioni della persona che ne è affetta e le procedure diagnostiche o terapeutiche di carattere invasivo. Infine, non va dimenticata la possibile contaminazione dei dispositivi da parte delle mani degli operatori durante l’uso.
La prevenzione di questa tipologia di infezioni si attua sia attraverso programmi di controllo sia attraverso l’adozione di misure di profilassi diretta e indiretta. La profilassi diretta, come per le malattie infettive, ha come obiettivo l’azione sulla catena dell’infezione e comprende:
Lavaggio delle mani;
Pulizia;
Sanificazione;
Disinfezione;
Sterilizzazione.
La profilassi indiretta, considerata da alcuni di dubbia o relativa efficacia, ha lo scopo di implementare le difese del soggetto considerato a maggior rischio di contrarre infezioni.
MISURE DI PROFILASSI
L’ isolamento, importante misura di profilassi delle malattie infettive, ha come fine quello di agire sulla trasmissione delle stesse interrompendola, assicurando in tal modo la tutela del contagio ai malati, agli operatori e ai visitatori. I Centers for Desease Control and Prevention (CDC) hanno rivisto e rielaborato le linee guida relative alle norme di isolamento in ospedale. In esse sono contenute numerose precauzioni, ordinate su due livelli, malati e visitatori si devono sistematicamente e scrupolosamente attenere. Le precauzioni standard applicabili a sangue, liquidi biologici, escrezioni e secrezioni; e le precauzioni definite sulla base delle modalità di trasmissione e quindi specifiche per le diverse malattie.
Precauzioni standard che devono essere usate per la cura di tutti i pazienti ospedalizzati.
Lavaggio delle mani: lavarsi le mani dopo aver toccato sangue, liquidi biologici, secrezioni, escrezioni e oggetti contaminati, anche se sono stati usati guanti. Lavarsi le mani immediatamente dopo aver sfilato i guanti e tra il contatto con un paziente e l’altro.
Guanti: indossare i guanti quando si toccano sangue, liquidi biologici, secrezioni, escrezioni e oggetti contaminati. Indossare i guanti immediatamente prima di un contatto con non integra o con mucose. Sfilare i guanti subito dopo l’uso, prima di toccare oggetti non contaminati e superfici ambientali, e prima di passare a un altro paziente. Lavarsi le mani immediatamente per evitare di trasportare microrganismi ad altri pazienti o all’ambiente.
Maschere occhiali e schermi facciali protettivi: indossare maschera e occhiali protettivi o uno schermo facciale per proteggere le mucose di occhio, naso e bocca durante procedure e attività di assistenza al paziente che possono dar luogo a schizzi o aerosol di sangue, liquidi biologici, secrezioni ed escrezioni.
Camici: indossare un camice pulito per proteggere la cute e prevenire l’imbrattamento degli abiti durante le procedure a le attività di assistenza al paziente in cui verosimilmente si possano generare schizzi o aerosol di sangue, liquidi biologici, secrezioni ed escrezioni o si possono imbrattare gli abiti. Togliersi i camici imbrattati non appena possibile e lavarsi le mani per evitare di trasferire microrganismi ad altri pazienti o all’ambiente.
Strumentario: manipolare lo strumentario usato che sia contaminato con sangue, liquidi biologici, secrezioni ed escrezioni in modo da prevenire contaminazione cutanee e mucose, del vestiario e il trasferimento di microrganismo ad altri pazienti o all’ambiente. Lo strumentario riutilizzabile deve essere trattato in modo appropriato prima di essere usato su altro paziente. I presidi monouso devono essere eliminati in modo appropriato.
Biancheria: manipolare, trasportare e trattare la biancheria usata imbrattata con sangue, liquidi biologici, secrezione ed escrezioni in modo da prevenire contaminazioni cutanee e mucose e del vestiario.
Eliminazione degli aghi: fare attenzione a prevenire gli incidenti quando vengono usati aghi, bisturi e altri strumenti o presidi taglienti; quando vengono maneggiati strumenti taglienti dopo l’uso; quando si puliscono strumenti usati; quando si eliminano aghi usati. Non re incappucciare mai aghi usati né manipolarli con qualsiasi altra tecnica in cui la punta dell’ago sia diretta verso qualsiasi parte del corpo. Non rimuovere gli aghi usati dalle siringhe con le mani e non piegare, rompere o manipolare in altro modo gli aghi usati. Porre gli aghi e le siringhe monouso usate, le lame di bisturi e latri strumenti taglienti in appropriati contenitori resistenti alla puntura che devono trovarsi il più vicino possibile all’area in cui i presidi vengono utilizzati. Porre il materiale riutilizzabile in un contenitore resistente alle punture per il trasporto fino all’area di sterilizzazione.
Materiale per la rianimazione: usare boccagli per la rianimazione o latri presidi per la rianimazione  in alternativa alla rianimazione bocca a bocca nelle aree in cui si prevede possa presentarsi la necessità di praticare la rianimazione.
Sistemazione del paziente: un paziente che non è collaborante per quanto attiene al rispetto delle norme relative al controllo dell’igiene ambientale, va posto in una stanza singola.
Precauzioni basate sulla modalità di trasmissione
Le precauzioni per le malattie a trasmissione aerea devono essere utilizzate in aggiunta alle precauzioni standard per i i pazienti con infezione accertata o sospetta attraverso microrganismi trasmissibili per via aerea attraverso nuclei di droplet (di piccole dimensioni, 5 micron o meno).
Sistemazione del paziente: il paziente deve essere sistemato in una stanza singola, provvista di un sistema di aerazione rispondente a specifici requisiti (sistema di scarico dell’aria all’esterno, o di riciclo dell’aria, sistema di filtraggio). Il paziente non deve uscire dalla stanza.
Protezione respiratoria: indossare un sistema di protezione respiratoria quando si entra nella stanza di un paziente con tubercolosi contagiosa nota o sospetta. Non entrare nella stanza di pazienti affetti da morbillo o varicella se non si è immuni da queste infezioni (tubercolosi, morbillo, varicella).
Trasporto del paziente: limitare gli spostamenti e il trasporto del paziente ai soli scopi essenziali. Se il trasporto o lo spostamento sono necessari, rendere minima la diffusione di droplet da parte del paziente facendogli indossare una mascherina chirurgica.
Precauzioni per il contagio da droplet vanno usate, in aggiunta alle precauzioni standard per pazienti con infezioni sospette o accertate da parte di microrganismi trasmessi tramite droplet più grandi di 5 micron che possono essere trasmesse attraverso la tosse, gli starnuti, l’emissione della voce e durante procedure quali l’aspirazione delle secrezioni:
Sistemazione del paziente: in una stanza singola o in una stanza con un paziente che abbia un’infezione attiva dovuta allo stesso microrganismo ma non altre infezioni. Se questo non è possibile, mantenere una separazione di almeno un metro tra il paziente infetto e altri pazienti o visitatori.
Uso di maschere: indossare una maschera se si lavora entro il raggio di un metro dal paziente.
Trasporto del paziente; limitare i movimenti del paziente e trasportarlo solo se strettamente necessario. Se il trasporto o il movimento del paziente sono necessari, rendere minima l’emissione di droplet da parte del paziente facendogli indossare una maschera chirurgica.
La meningite, la pertosse, la rosolia sono alcuni esempi di malattie che richiedono l’applicazione delle precauzioni per la trasmissione tramite droplet.
Precauzioni per la trasmissione da contatto vanno usate, in aggiunta alle precauzioni standard, nei casi sospetti o accertati di pazienti con infezione o colonizzazione da parte di microrganismi epidemiologicamente importati che possono essere trasmessi attraverso le mani o per contatto cutaneo o per contatto indiretto attraverso le superfici ambientali o gli oggetti usati per l’assistenza al paziente nella sua stanza
Sistemazione del paziente: in una stanza singola o in una stanza con un paziente che abbia un0infezione attiva dovuta allo stesso microrganismo ma non altre infezioni.
Uso dei guanti e lavaggio delle mani: indossare i guanti prima di entrare nella stanza del paziente. Togliersi i guanti prima di uscire e lavarsi le mani con un sapone antibatterico. Dopo essersi sfilati i guanti e aver provveduto al lavaggio delle mani, assicurarsi di non toccare con le mani superfici ambientali potenzialmente contaminate.
Uso dei camici: indossare un camice prima di entrare nella stanza del paziente se si prevede che il vestiario possa avere un contatto prolungato con il paziente, con le superfici ambientali, o con gli oggetti nella stanza del paziente, o se il paziente è incontinente o è portatore di ileostomia o ha una ferita da cui fuoriesce pus non trattenuto dalla medicazione. Sfilarsi il camice prima di lasciare l’ambiente del paziente. Dopo essersi sfilati il camice,assicurarsi che i vestiti non entrino in contatto con superfici ambientali potenzialmente contaminate.
Trasporto del paziente: limitare i movimenti del paziente e trasportarlo solo se strettamente necessario. Se il paziente viene trasportato fuori dalla sua stanza, assicurarsi che le precauzioni siano mantenute.
Controllo sull’ambiente:assicurarsi che gli oggetti per l’assistenza del paziente, gli effetti letterecci e le superfici toccate frequentemente dal paziente siano puliti quotidianamente.
Strumentario per l’assistenza del paziente. Se possibile, dedicare l’uso degli strumenti di assistenza non critici quali stetoscopi, sfigmomanometri, padelle, termometria un singolo paziente per evitare l’uso in comune con altri pazienti. Se l’uso in comune di tali oggetti è inevitabile, gli oggetti vanno adeguatamente puliti  e disinfettati prima di essere usati per altri pazienti.
Le ulcere da compressione, la scabbia, la pediculosi, le infezioni da microrganismi enterici sono alcuni esempi di condizioni che richiedono precauzioni per la trasmissione da contatto.
LAVAGGIO DELLE MANI
Essendo le mani uno dei maggiori veicoli di infezione, è assolutamente indiscutibile la rilevanza di questa procedura nella prevenzione delle stesse. Essa, se correttamente attuata, agisce sulla trasmissione dei microorganismi, interrompendo un’importante magli della catena epidemiologica, e consente la prevenzione di infezioni connesse all’effettuazione di attività assistenziali.
sulla cute sono solitamente presenti due tipologie di microrganismi. La prima è caratterizzata dalla cosidetta Flora residente, costituita da microrganismi Gram posotivi, eorobi. Questi microrganismi vivono e si moltiplicano sulla cute e, se non veicolati all’interno dell’organismo attraverso procedure invasive, in genere non danno luogo ad infezioni. La seconda è, invece, costituita dalla Flora definita transitoria. I microrganismi che la compongono sono Gram negativi, anaerobi, che non sopravvivono sulla cute più di 24 ore. Se questi ultimi, veicolati dalle mani, entrano in contatto con un soggetto suscettibile, sono in grado di provocare infezioni con estrema facilità.
Mentre la flora resistente è difficilmente allontanabile con il lavaggio delle mani, quella transitoria è facilmente rimovibile con questa procedura.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha individuato 5 momenti per l’igiene delle mani.
PRIMA DEL CONTATTO CON IL PAZIENTE per proteggerlo nei confronti di microrganismi potenzialmente capaci di provocare malattia presenti sulle mani dell’operatore. Ad es.
gesti di cortesia: prendere il braccio, stringere la mano;
contatto fisico diretto: aiutare la persona assistita nelle attività di vita quotidiana, camminare, lavarsi ecc;
aiuto all’infermiere nella rilevazione di alcuni parametri: misurazione del peso, dell’altezza ecc;
visita clinica: valutare il polso, misurare la pressione, auscultare il torace, palpare l’addome.
PRIMA DI UNA MANOVRA ASETTICA per proteggere le persone assistite da agenti potenzialmente capaci di provocare malattia, compresi quelli appartenenti alla persona assistita. Ad es.
contatto con membrane mucose: igiene orale/dentale, somministrazione di collirio, aspirazione di secrezioni;
contatto con cute non integra: igiene delle lesioni cutanee, medicazione delle ferite, iniezione sottocutanea;
contatto con presidi medici: inserimento di catetere, apertura di un accesso vascolare o di un sistema di drenaggio;
preparazione di cibo, medicazioni, set di bendaggio.
DOPO UN’ESPOSIZIONE A RISCHIO A UN LIQUIDO CORPOREO per proteggere gli operatori e l’ambiente sanitario nei confronti di microrganismi potenzialmente capaci di provocare malattia. Ad es.
contatto con membrane mucose e cute non integra: prima di una manovra asettica;
contatto con presidi medici o con campioni clinici:
prelievo o manipolazione di qualsiasi campione fluido, apertura di un sistema di drenaggio, inserzione e rimozione di un tubo endotracheale;
eliminazione di urine, feci e vomito; manipolazione di rifiuti (bendaggi, pannolini, padelle), pulizia di materiali o aree contaminate o visibilmente sporche (sanitari, strumentazione medica).
DOPO IL CONTATTO CON CIO’ CHE STA ATTORNO AL PAZIENTE  per proteggere gli operatori e l’ambiente sanitario nei confronti di microrganismi potenzialmente capaci di provocare malattia. Ad es.
gesti di cortesia: prendere il braccio, stringere la mano;
contatto fisico diretto: aiutare la persona assistita nelle attività di vita quotidiana, camminare lavarsi, ecc;
aiuto all’infermiere nella rilevazione di alcuni paramentri: misurazione del peso, dell’altezza ecc;
visita clinica: valutare il polso, misurare la pressione, auscultare il torace, palpare l’addome.
DOPO IL CONTATTO CON CIO’ CHE RESTA ATTORNO AL PAZIENTE  per proteggere gli operatori e l’ambiente sanitario nei confronti di microrganismi potenzialmente capaci di provocare malattia. Ad es.
cambiare le lenzuola, modificare la velocità di infusione, regolare l’allarme di un monitor, regolare la sponda del letto, pulire il comodino.

L’igiene delle mani nei momenti raccomandati è imprescindibile dall’uso dei guanti; a determinare la correttezza, quando questa viene effettuata con acqua e sapone, concorrono tre elementi:
acqua;
sapone; è preferibile l’uso di saponi liquidi, in quanto i saponi solidi costituiscono un ricettacolo di microrganismi e ne favoriscono la trasmissione. Il sapone utilizzato può essere semplice o antibatterico. Il primo si utilizza nel lavaggio routinario delle mani, il secondo quando c’è un contatto diretto tra la cute delle mani dell’operatore e i liquidi organici del malato (lavaggio antisettico);
strofinamento è un’azione meccanica importantissima che, insieme al sapone, favorisce la rimozione dello sporco e dei microrganismi presenti sulla cute. L’azione di strofinamento, per essere considerata efficace, deve protrarsi per un tempo non inferiore a 10 secondi.
Vi sono poi situazioni specifiche, come l’esecuzione di procedure particolari (posizionamento di cateteri vescicali, venosi ecc.) e gli interventi chirurgici, per le quali durata e modalità di lavaggio sono diverse. Nel primo caso (lavaggio antisettico) il tempo è di circa 2 minuti: si usa sempre un sapone antibatterico e si estende il lavaggio anche agli avambracci. Nel secondo caso (lavaggio chirugico), il tempo va dai 2 ai 5 minuti ed è previsto l’uso di spazzolini imbibiti di soluzione disinfettante per lavare mani e avambracci.
accanto al lavaggio delle mai con acqua e sapone – detergente o disinfettante in relazione al tipo di lavaggio necessario all’attività da eseguire o eseguita – va ricordata l’igiene delle mani con la soluzione alcolica. Questa sostanza a base alcolica non sostituisce il lavaggio con acqua e sapone antisettico. Il suo impiego nei 5 momenti raccomandati è indicato quando le mani non sono visibilmente sporche. Non è, per conto, raccomandato quando le mani sono contaminate da liquidi organici o visibilmente sporche, circostanze in cui è indispensabile il ricorso all’acqua e all’antisettico.
Lavare le mani, però, non basta a favorire la prevenzione delle infezioni, ma è necessario adottare alcuni accorgimenti:
le unghie devono essere mantenute corte e pulite;
non va utilizzato lo smalto per le unghie,poiché  l increspature della superficie ungueale smaltata sono ricettacoli per i microrganismi;
non devono essere portate unghie artificiali nelle attività che comportano un contatto diretto con ala persona assistita;
non vanno indossati anelli, bracciali, orologi, che oltre ad essere ricettacolo di microrganismo, impediscono il corretto lavaggio delle mani;
eventuali lesioni, abrasioni o escoriazioni della cute vanno adeguatamente curate e protette, in quanto ogni interruzione di continuità rappresenta una porta di ingresso per i microrganismi, oltre che un luogo adatto al loro sviluppo e alla loro moltiplicazione;
la cura delle mani deve essere sistematica: è raccomandato l’uso, almeno una volta al giorno, di una crema o di una lozione protettiva; le mani non devono essere lavate di routine con acqua e sapone prima o  dopo l’utilizzo di un prodotto a base alcolica; non deve essere utilizzata acqua calda per il risciacqua delle mani; è importante dopo aver frizionato le mani con un prodotto a base alcolica o dopo averle lavate con acqua e sapone, lasciarle asciugare completamente prima di indossare i guanti.
LAVAGGIO SOCIALE DELLE MANI
regolare la temperatura dell’acqua alla temperatura più confortevole;
bagnare le mani con l’acqua;
applicare una quantità di sapone sufficiente per coprire tutta la superficie delle mani;
Frizionare le mani palmo contro palmo;
Portare il palmo destro sopra il palmo sinistro intrecciando le dita tra loro e viceversa;
Appoggiare palmo contro palmo intrecciando le dita tra loro;
Appoggiare il dorso delle dita contro il palmo opposto tenendo le dita strette tra loro;
Effettuare una frizione rotazionale del pollice sinistro stretto nel palmo destro e viceversa;
Effettuare una frizione rotazionale, in avanti e  indietro, con le dita della mano destra strette tra loro nel palmo sinistro e viceversa;
Risciacquare le mani con l’acqua;
Asciugare accuratamente con una salvietta monouso;
Usare la salvietta per chiudere il rubinetto.
Il tempo necessario a effettuare correttamente il lavaggio delle mani con acqua e sapone è di 40-60 secondi; il luogo in cui il lavaggio deve essere effettuato è un lavandino, di materiale non poroso (facile da decontaminare, detergere e disinfettare) dotato di rubinetto a gomito o a pedale.
LAVAGGIO ANTISETTICO DELLE MANI
regolare la temperatura dell’acqua alla temperatura più confortevole;
bagnare le mani con l’acqua;
applicare una quantità di sapone antisettico sufficiente per coprire tutta la superficie delle mani;
Sfregare accuratamente le mani, gli spazi sotto le unghie e gli spazi interdigitali, la zona periungueale ;
Frizionare le mani palmo contro palmo; Portare il palmo destro sopra il palmo sinistro intrecciando le dita tra loro e viceversa; Appoggiare palmo contro palmo intrecciando le dita tra loro; Appoggiare il dorso delle dita contro il palmo opposto tenendo le dita strette tra loro; Effettuare una frizione rotazionale del pollice sinistro stretto nel palmo destro e viceversa;Effettuare una frizione rotazionale, in avanti e  indietro, con le dita della mano destra strette tra loro nel palmo sinistro e viceversa;
Procedere così per un tempo che va da 1 a 2 minuti;
 Estendere il lavaggio al polso e a parte dell'avambraccio;
 Sciacquare accuratamente le mani e i polsi, tenendo le mani in alto in modo da non contaminarle nuovamente;
 Asciugare accuratamente tamponando con una salvietta monouso senza lasciare zone di umidità;
 Asciugando, procedere dalle mani verso il gomito, usando una salvietta per ciascuna delle mani;
 Eliminare la salvietta dopo averla usata per chiudere il rubinetto se comandato a mano.

LAVAGGIO CHIRURGICO DELLE MANI
Regolare la temperatura dell’acqua alla temperatura più confortevole;
Bagnare uniformemente mani e avambracci fino a 2 dita al di sopra della piega dei gomiti, tenendo le mani più alte rispetto ai gomiti;
Prendere uno spazzolino sterile, bagnarlo e applicarvi sopra l’antisettico;
Distribuire uniformemente 5 ml di soluzione antisettica, premendo la leva del dispenser con il gomito;
Strofinare accuratamente facendo particolare attenzione agli spazi ungueali ed interdigitali per 2 minuti, procedendo in un unico senso dalle mani ai gomiti;
Risciacquare prima le mani e dopo gli avambracci avendo cura di tenere le mani al disopra del livello dei gomiti per evitare che l’acqua dagli avambracci coli sulle mani;
Spazzolare le unghie per 30 secondi per mano, quindi lasciar cadere lo spazzolino nel lavandino; dorso e avambracci non vanno spazzolati;
Risciacquare mani e avambracci come precedente detto;
Asciugare mani e avambracci con un panno sterile: va asciugato prima ciascun dito, quindi la restante parte della mano, e ,da ultimo l’avambraccio sino alla piega del gomito con movimento circolare, avendo cura di non ripassare dall’avambraccio alla mano.

IGIENE DELLE MANI ATTRAVERSO LA FRIZIONE CON SOLUZIONE ALCOLICA
Versare nel palmo della mano una quantità di soluzione sufficiente per coprire tutta la superficie delle mani
Frizionare le mani palmo contro palmo;
Portare il palmo destro sopra il palmo sinistro intrecciando le dita tra loro e viceversa;
Appoggiare palmo contro palmo intrecciando le dita tra loro;
Appoggiare il dorso delle dita contro il palmo opposto tenendo le dita strette tra loro;
Effettuare una frizione rotazionale del pollice sinistro stretto nel palmo destro e viceversa;
Effettuare una frizione rotazionale, in avanti e indietro, con le dita della mano destra strette tra loro nel palmo sinistro e viceversa.
Il tempo necessario all’igiene delle mani con soluzione alcolica è di 20 – 30 secondi, può essere effettuata in qualsiasi luogo
USO DEI GUANTI
I guanti sono un’importante mezzo di prevenzione perché creano una vera e propria barriera fisica. Lo scopo del loro uso è, infatti, quello di separare la cute delle man dell’operatore dall’ambiente esterno. Essi, pertanto, vanno considerati, non solo come dispositivi utili alla prevenzione delle infezioni (tutela del malato), ma, proprio per questo, anche come dispositivi di protezione individuale (tutela dell’operatore).
I guanto sono diversi per caratteristiche, in relazione all’utilizzo che se ne deve fare. All’interno delle strutture sanitarie, le principale tipologie di guanti di cui l’operatore dispone sono :
Guanti in lattice non sterile – sono di origine naturale, si adattano bene alla mano, perché elastici. Vanno utilizzati in tutte quelle circostanze in cui vi è contatto diretto con materiale organico;
Guanti  in lattice sterile – vanno utilizzati tutte le volte che si effettuano attività che richiedono assoluta sterilità (medicazioni particolari, posizionamento di catetere vescicale, venoso ecc);
Guanti in PVC non sterile -  sono sintetici, non elastici, e vanno utilizzati per procedure che non determinano un contatto diretto con liquidi organici;
Guanti in nitrile – non sono di origine naturale. Costituiscono una valida alternativa al lattice nei casi di allergia a quest’ultimo. Inoltre, l’uso di questi guanti, date le loro caratteristiche (offrono maggiore protezione rispetto al lattice), è indicato per la manipolazione di particolari tipi di farmaci;
Guanti in vinile – anche questi non sono di origine naturale e , come i guanti in nitrile, rappresentano un’alternativa al lattice nei casi di allergia. Offrono minore protezione del lattica e del nitrile e quindi necessitano di una sostituzione più frequente;
Guanti in filo di scozia – sono utilizzati dagli operatori che hanno manifestato allergie al lattice. Vengono,  infatti, indossati sotto i guanti di lattice per evitare il contatto diretto di quest’ultimo con la cute;
Guanti di gomma – vengono indossati, in genere, per lo svolgimento delle attività domestico-alberghiere, per la pulizia di arredi, di strumenti e di apparecchiature;
L’uso dei guanti non sostituisce l’igiene delle mani. Inoltre i guanti devono essere utilizzati secondo le indicazioni dell’OMS solo nelle circostanze indicate (vedi tabella); se impiegate in modo improprio rappresentano uno tra i maggiori fattori di rischio per la trasmissione di microrganismi.


DISINFEZIONE
o anche detta antisepsi è un’operazione che consente di ridurre il numero di batteri patogeni in fase vegetativa a livelli di sicurezza; può essere attuata  con mezzi fisici (calore) o chimici (disinfettanti). I prodotti  chimici possono essere distinti in disinfettanti, utilizzati per oggetti inanimati( per es. ferri chirurgici, superfici ecc.), e  antisettici, solitamente a bassa tossicità e utilizzati su tessuto vivente (per es. cute). La disinfezione può essere distinta in tre diversi livelli:
Disinfezione di basso livello, se si impiegano disinfettanti in grado di uccidere le forme vegetative dei batteri e dei funghi nonché altri virus;
Disinfezione di livello intermedio, se vengono utilizzati disinfettanti efficaci contro il bacillo tubercolare e contro i funghi;
Disinfezione di alto livello, quando ad essere utilizzati sono disinfettanti efficaci anche sulle spore batteriche.
La scelta del tipo di disinfezione o di altra metodologia di profilassi è strettamente correlata alla tipologia e alla criticità del dispositivo medico, ovvero alla potenzialità del materiale considerato, se non correttamente trattato, di favorire la diffusione di microrganismi. Tale potenzialità può essere maggiore o minore in relazione all’uso a cui è dedicato il dispositivo:
Articolo/dispositivo critico – dispositivo che entra in contatto con un tessuto normalmente sterile o con il sistema vascolare. Questo dispositivo deve essere sterilizzato (per es. strumenti chirurgici);
Articolo/dispositivo semicritico – dispositivo che entra in contatto con mucose integre e non penetra tessuti sterili. Questo dispositivo deve essere sottoposto a un processo di disinfezione di alto livello (per es. endoscopi);
Articolo/dispositivo non critico – dispositivo che non viene a contatto con la cute del paziente o viene a contatto solo con la cute integra. Questo dispositivo deve essere sottoposto a una disinfezione a basso livello (per es. padelle, pappagalli, comode, forbici per bendaggi, lenzuola, coperte, materassi, superfici da lavoro).
PROCESSO DI DISINFEZIONE
A condizionare il risultato del processo di disinfezione concorrono diverse condizioni che riguardano:
Il tipo e le caratteristiche del materiale da sottoporre a disinfezione. Se il materiale presenta una superficie liscia semplice da pulire, non porosa, l’efficacia dell’azione disinfettante si ottiene con maggiore facilità; se, invece, presenta fessure, è poroso e difficile da pulire, la disinfezione può rivelarsi più disagevole;
La presenza sulle superfici di sostanze organiche; sangue, liquidi biologici ecc. rendono infatti vana l’azione della sostanza disinfettante perché la inattivano;
La quantità di microrganismi presenti sul materiale e la specie di appartenenza (batteri in forma vegetativa o meno, virus, miceti ecc). Ogni specie di microrganismo, in relazione alla sua struttura e alle sue caratteristiche, può risultare più o meno sensibile alla sostanza usata per la disinfezione;
Il tipo di disinfettante e la concentrazione dello stesso.  I disinfettanti sono diversi a seconda del tipo di disinfezione (basso, intermedio o alto livello) a cui deve essere sottoposto un determinato oggetto. Ogni sostanza disinfettante, per agire in modo efficace, deve entrare in contatto con l’oggetto a una specifica concentrazione, diversa per i diversi disinfettanti. Utilizzare il disinfettante a una concentrazione più bassa di quella indicata significa compromettere l’effetto, mentre usarlo a una concentrazione più alta non significa potenziarne il risultato;
Il tempo di contatto. Il disinfettante, per essere efficace, deve rimanere a contatto con i microrganismi per un tempo che, come la concentrazione, è diverso per ogni tipo di disinfettante. Anche in questo caso, accorciare il tempo di contatto significa non permettere al disinfettante di agire, mentre allungarlo molto equivale sempre a migliorarne l’azione e quindi l’effetto;
La temperatura. Il processo di disinfezione è il risultato di una serie di reazioni chimiche che, come tali, con l’aumento della temperatura si potenziano, perché accelerate. Gli esperti ritengono che i valori minimi e massimi entro i quali, si manifestano tali reazioni siano 20 °C e 37°C.
I disinfettanti differiscono fra loro per composizione e, di conseguenza, per caratteristiche; da questo derivano il diverso impiego, il diverso effetto e il diverso meccanismo d’azione. Per essere ritenuto efficace, un disinfettante deve rispondere a specifici requisiti:
 - spettro di azione (deve essere ampio), ciò significa che deve agire su batteri, virus, miceti, protozoi;
 - attività anche in presenza di materiale organico, che il disinfettante sia attivo anche in presenza di materiale organico non significa comunque mai che l’oggetto da sottoporre a trattamento non debba essere pulito;
 - azione rapida e prolungata;
 - bassa tossicità;
 - bassa irritabilità;
 - facilità d’impiego;
 - innocuità per il materiale trattato;
 - economicità, un aspetto non trascurabile, visto il largo uso di dette sostanze all’interno delle strutture sanitarie, in particolare, ma anche in quelle non sanitarie.
I disinfettanti pi comunemente usati sono: acqua ossigenata o perossido di idrogeno (ossidanti); alcol etilico (denaturato) (alcoli); clorexidina; cloro e derivati; fenoli; glutaraldeide; iodio e derivati.
La scelta del disinfettante deve essere effettuata, quindi valutando attentamente: il tipo e le caratteristiche del materiale che deve essere sottoposto a disinfezione; il livello di disinfezione richiesta (basso, intermedio, alto); le potenzialità del  disinfettante; la possibilità di interazioni e incompatibilità d’azione con altri disinfettanti e detergenti.
Una buona parte delle informazioni utili a favorire l’individuazione della sostanza più idonea alla necessità di disinfezione è fornita dalla scheda tecnica che accompagna il disinfettante. Queste informazioni, in ogni caso, sono anche riportate sull’ etichetta posta all’eterno della confezione.
Per ottenere l’effetto desiderato dai disinfettanti, non basta utilizzarli alle giuste concentrazioni e secondo le modalità definite e specifiche per ogni tipo di sostanza, bisogna anche conservarli nella confezione originale, ben chiusa (si può verificare evaporazione di una o più sostanze componenti il disinfettante), rispettando le temperature indicate per la conservazione, in luoghi freschi e al riparo dalla luce, evidenziare la data di scadenza. Per il loro impiego non bisogna aggiungere acqua alle sostanze disinfettanti, rispettando le concentrazioni indicate nella scheda tecnica; non usare tappi di garza, sughero, gomma; non appoggiare mai sull’apertura del contenitore le garze, il cotone, le mani, ecc; non rabboccare mai le sostanze disinfettanti; segnare sulla confezione la data di apertura, non usare la sostanza disinfettante trascorsi 7 giorni dall’apertura, non usarla dopo la data di scadenza.
DISINFETTANTI/
ANTISETTICI EFFETTO AZIONE PREVALENTE SU UTILIZZO ABITUALE TOSSICITA’ PER INCOMPATIBILITA’ CON CONSERVAZIONE
Acqua ossigenata o perossido di idrogena Molto debole sui batteri Batteri Gram negativi e batteri anaerobi Detersione di piccole ferite Tessuti, se molto concentrata ha effetto caustico e irritante.  Quella officinale (10-12 volumi) non irrita, non lede i tessuti e non è dolorosa Iodio; non deve essere miscelata con altri tipi di disinfettante.  In presenza di sostanze organiche la sua azione si riduce In luogo fresco al riparo dalla luce; è infatti, sensibile a quest’ultima e il calore ne determina la decomposizione


Alcol etilico (denaturato) antimicrobico Batteri Gram positivi e Gram negativi. Risultano sensibili anche alcuni tipi di virus e batteri con specifiche cartteristiche (acido-resistenti) Detersione di superfici ambientali. Sulla cute ha un effetto sgrassante. Non può e non deve essere utilizzato come disinfettante ha un basso potere di penetrazione, evapora rapidamente, è irritante per i tessuti Tessuti; l’uso prolungato determina irritazione e secchezza della cute (viene disidratato lo stato lipidico) 8metalli ferrosi; ne determina, infatti, l’arrugginimento Lontano da fonti di calore. E’ facilmente infiammabile
Clorexidina
-in soluzione acquosa
-in soluzione alcolica
-in soluzione schiumogena Batteriostatico o battericida (in relazione alla concentrazione d’uso) Batteri Gram positivi e Gram negativi, miceti e alcuni virus Antisepsi (cute integra e lesa e mucose) Occhi, orecchie, tessuto cerebrale nervoso Tensioattivi anionici, acqua molto dura, alte temperature, contatto con il sughero (per es. tppi). Quest’ultimo contiene sostanze che la inattivano Al riparo dalla luce e dal calore
Cloro e derivati battericida Batteri Gram positivi, Gram negativi e alcuni virus. A alte concentrazioni, sono attivi anche su altri tipi di batteri, spore, virus e moderatamente sui miceti Cloramina T (potabilizzazione dell’acqua, antisepsi della cute quando è necessario un contatto prolungato come negli impacchi
Clorossidante elettrolitico soluzione all’1,1% (disinfezione materiale non critico e semicritico, antisepsi cute lesa e intega e mucose)
Clorossidante elettrolitico soluzione del 2,8% disinfezione ambientale
sodio dicloroisocianurato (NaDCC) disinfezione di ambienti e superfici esclusi i metalli Vapori che liberano se mescolati con acidi.
Sodio dicloroisocianurato (NaDCC) cute e mucose, se la soluzione è concentrata ha effetto irritante Detrgente cationici; se utilizzati per lunghi periodi, possono laterare alcuni composti plastici e corrodere i metalli
Cloramina T: sostanze organiche, alcol e acqua ossigenata N luogo fresco, in contenitori scuri e sempre ben chiusi
Fenoli battericida Batteri Gram positivi e Gram negativi, miceti e alcuni virus Decontaminazione degli strumenti chirurgici prima del lavaggio; disinfezione del materiale non critico e di alcuni materiali semi-critici; disinfezione degli arredi e dell’ambiente Cute e occhi Detergenti cationici In luogo asciutto e fresco
Glutaraldeide battericida Batteri Gram positivi e Gram negativi, batteri in forma vegetativa, virus Disinfezione di alto livello di strumenti chirurgici in situazioni di emergenza, strumenti a fibre ottiche o con lenti, tutto il materiale termolabile in genere Cute (irritante), occhi (causticaante) mucosa delle vie respiratorie. Deve essere sempre utilizzata alle concentrazioni e secondo le modalità indicate da specifici protocolli d’uso. E’ d’obbligo l’impiego dei DPI Strumenti al carbonio e quelli di acciaio (può arrugginirli se il contatto è prolungato) Al riparo dalle alte temperature, in luogo fresco e asciutto
Iodio e derivati battericida Batteri Gram positivi e Gram negativi, batteri in forma vegetativa, virus, miceti Antisepsi di cute integra (in soluzione alcolica); disinfezione di piccole ferite (in soluzione acquosa) Cute (irritante la soluzione alcolica) Con acqua ossigenata e acetone Al riparo da fonti di calore e dalla luce





Padelle, pappagalli, comode
E’ sempre indicato l’impiego di materiale monopaziente
Bisogna effettuarla ogni volta dopo l’uso, e alla dimissione del paziente.
Lavaggio manuale:
Lavare con acqua e detergente
Sciacquare bene
Mettere il materiale (padella, pappagallo, vaschetta della comoda) in una soluzione di ipoclorito di sodio al 5% per circa 30 minuti
Sciacquare bene
Asciugare con panno munouso.
Lavaggio con lava padelle automatico
verificare che la vaschetta dedicata contenga la soluzione detrgente al livello indicato
attivare il ciclo di lavaggio (detersione e disinfezione a caldo)
asciugare con un panno monouso
se il ciclo della lavapadelle non prevede anche la disinfezione a caldo procedere dopo con la disinfezione manuale con ipoclorito di sodio al 5% per circa 30 minuti.
Carrelli
Devono essere detersi una volta al giorno:
lavare con acqua e detergente ponendo uguale attenzione a tutte le parti  del carrello (ruote e loro parti incluse)
sciacquare e asciugare bene
passare sulle superfici un panno imbibito di clorossidante elettrolitico al 2%



STERILIZZAZIONE
La  sterilizzazione, processo che elimina o distrugge tutte le forme di microorganismi, è indicata nel trattamento degli articoli/ dispositivi critici; i mezzi usati per la sterilizzazione, possono essere distinti in:
Fisici: calore secco, vapore saturo, raggi gamma (radiazioni ionizzanti);
Chimici: liquidi (acido per acetico), gassosi (glutardaldeide, ossido di etilene, gas plasma di perossido di idrogeno)
La preparazione del materiale alla disinfezione/sterilizzazione è senza dubbio una fase che, se condotta in modo inadeguato, può inficiare l’efficacia dell’intero processo.
La decontaminazione: ai sensi dell’articolo 2 comma 2, della circolare Ministeriale del Ministero della Sanità 28 settembre 1990, i presidi riutilizzabili debbono, dopo l’uso, essere immersi immediatamente in un disinfettante chimico di riconosciuta efficacia sull’HIV prima delle operazioni di smontaggio o pulizia, da effettuare come preparazione alla sterilizzazione. Le soluzioni utilizzabili per questa operazione, il cui scopo è quello di rimuovere un considerevole numero di microrganismi presenti su un substrato, riducendone cosi la carica batterica, sono preparati a base di cloro; preparati a base di clorexidina gluconato e centrimide; preparati a base di polifenoli.
La scelta dell’una o dell’altra soluzione è legata, ovviamente, alle caratteristiche dei materiale considerato, oltre che ai protocolli in uso all’interno di ogni singola struttura. Indipendentemente dal tipo di soluzione, il materiale deve rimanervi immerso completamente per un tempo non inferiore a 30 minuti. L’operazione di decontaminazione, che deve avvenire in luogo dedicato, richiede l’utilizzo da parte degli operatori dei DPI indicati:
Guanti: preferibilmente quelli di gomma, quelli di lattica si lacerano facilmente;
Camici e/o grembiuli impermeabili;
Maschere e/od occhiali per proteggere occhi e volto da eventuali schizzi.
La pulizia: consente l’asportazione di tutto il materiale visibile (sporcizia, residui di materiale organico) presente su una superficie o su uno strumento.. La pulizia è il risultato dell’azione meccanica di sfregamento esercitata e dell’impiego di acqua e detergente. Anche questa fase, che può essere espletata sia manualmente sia meccanicamente, mediante lavaferri, richiede l’uso dei DPI suddetti, da parte di tutti gli operatori. Se effettuata manualmente, per garantire l’azione meccanica, va previsto l’uso di spazzole a setole morbide; sono da evitare le spugne abrasive perché possono rovinare gli strumenti. Per la scelta dei detergenti, sono da preferire quelli con potere schiumogeno medio, la schiuma se eccessiva, può limitare la visualizzazione dell’oggetto in tutte le sue parti, quindi l’adeguatezza dell’operazione.
Il risciacquo: effettuato con acqua corrente e finalizzato ad asportare i residui di detergente.
L’asciugatura: si tratta di una fase importante. Infatti, introdurre in autoclave materiale non ben asciutto può equivalere a inficiare l’intero processo di sterilizzazione.
Il controllo e la manutenzione: questo passaggio prevede il controllo di tutto il materiale da sottoporre a trattamento, nonché la manutenzione dello stesso (lubrificazione, sostituzione di parti deteriorabili, raccordi, guarnizioni, ecc).
La selezione: tutto il materiale deve essere selezionato in relazione al tipo di trattamento sterilizzante cui deve essere sottoposto e al tipo di confezionamento indicato.
Il confezionamento cambia in relazione alla tipologia del materiale, ma anche al tipo di processo di sterilizzazione cui il medesimo deve essere sottoposto. Questa operazione è importante quanto quelle finora descritte perché, se ben effettuata, permette al materiale di mantenere la sterilità raggiunta fino al momento dell’uso.
Confezionamento in cesti con cerniere: i cesti sono contenitori in metallo di varia forme e misura, provvisti di ante scorrevoli sui dorsi, finalizzate ad aprire o chiudere i fori laterali per permettere il passaggio dell’agente sterilizzante durante il processo di sterilizzazione. Non si chiudono ermeticamente, vengono impiegati per la sterilizzazione con calore secco e con vapore saturo e la sterilità si mantiene per 24 ore.
Confezionamento con carta kraft-polietilene: questa modalità prevede l’impiego di buste (di diverse misure) o rotoli costituiti da carta medicale da un lato e da una pellicola di polietilene dall’altro. Si utilizza per la sterilizzazione a vapore e ossido di etilene e la sterilità si mantiene per 60 giorni.
Confezionamento con carta medical grade: questa carta, crespata, di diverse dimensioni e colori, viene impiegata per la sterilizzazione a vapore e a ossido di etilene. Il materiale che deve essere avvolto in doppio strato secondo una sequenza di manovre particolari mantiene la sterilità per 30 giorni.
La corretta conservazione del materiale sterilizzato, momento conclusivo di tutto il percorso, rappresenta un’ulteriore garanzia di mantenimento della sterilità raggiunta e, di conseguenza, dell’uso in sicurezza dello stesso. Esso deve essere mantenuto in un locale dedicato, pulito e asciutto; deve essere maneggiato il meno possibile e la sua confezione deve rimanere intatta e deve essere regolarmente controllata la scadenza della sterilità.
Per verificare l’efficacia del processo di sterilizzazione vengono effettuati sistematicamente controlli che possono essere chimici, fisici o biologici. Le modalità e la frequenza dei diversi controlli cambiano in relazione a ciò che deve essere di volta in volta verificato, e cioè il processo di sterilizzazione o la sterilità del materiale.
I PERCORSI PULITO E SPORCO
Le normative che regolamentano l’edilizia ospedaliera prevedono che vi siano dei “percorsi” differenziati per ciò che è ritenuto “sporco”, in quanto proveniente da prestazioni erogate al malato, e per ciò che invece è ritenuto “pulito”, perché necessario allo svolgimento di attività sul malato. Per specificare meglio sono da considerare “sporco”: la biancheria sporca, i rifiuti, lo strumentario chirurgico prima del suo invio alla centrale di sterilizzazione.
Indipendentemente da quanto dettano le disposizioni in materia di edilizia ospedaliera, è facile ricondurre l’importanza di questa differenziazione alla necessità di rispettare le più comuni norme igieniche al fine di contrastare efficacemente la diffusione dei microrganismi all’interno della struttura sanitaria e, in particolare, nelle unità operative. E’ indispensabile evitare, sempre e in ogni caso, la sovrapposizione delle “operazioni sporche” con le operazioni “pulite”.
Non è corretto,  per esempio :
Allontanare la biancheria sporca contemporaneamente all’arrivo di quella pulita;
Stoccare rifiuti o biancheria sporca insieme a biancheria pulita o altro materiale pulito;
Allontanare i rifiuti contemporaneamente all’arrivo di farmaci o presidi;
Allontanare rifiuti o la biancheria contemporaneamente all’arrivo dei carrelli termici contenenti alimenti;
Scambiare gli strumenti sporchi con quelli puliti nello stesso momento anziché in momenti diversi.

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