domenica 22 gennaio 2017

METODOLOGIA DEL LAVORO SOCIALE E SANITARIO

METODOLOGIA DEL LAVORO SOCIALE E SANITARIO
L’attività assistenziale può essere organizzata secondo diversi livelli operativi:
Di tipo funzionale, nel quale la divisione dei compiti tra operatori avviene in funzione del differente livello di competenza. Ne risulta che in tale modello organizzativo particolarmente pregnante è la struttura verticistico-gerarchica con conseguente risalto alle funzioni di coordinamento e alla specializzazione dei compiti che vengono quasi settorializzati;
Per team nursing, nel quale l’assistenza viene erogata ad uno specifico, ed in genere piccolo, gruppo di pazienti (al massimo una quindicina), che è affiancato da una équipe non corposa ma eterogenea, composta cioè da diverse professionalità coordinate da un unico soggetto;
Per nursing primario, nel quale si garantisce ad un gruppo ridotto di pazienti (al massimo sei) una continuità assistenziale affidata nella turnazione ad un unico referente coadiuvato dal personale di supporto;
Per case management, nel quale si combinano elementi delle altre tipologie operative al fine di ottenere un coordinamento multi professionale a fronte della patologia cui risulta affetto il paziente.
IL LAVORO MULTIPROFESSIONALE
L’operatore socio-sanitario svolge la sua attività sia nel settore sociale che in quello sanitario, in servizi di tipo socio-assistenziale e socio-sanitario, residenziali o semiresidenziali, in ambiente ospedaliero e al domicilio dell’utente. In siffatti contesti l’OSS svolge la sua attività in collaborazione con gli altri operatori professionali preposti all’assistenza sanitaria e a quella sociale, secondo il criterio del lavoro multiprofessionale.
L’elemento centrale del lavoro multi professionale è rappresentato dal fatto che l’OSS opera- come precisato anche dalla contrattazione collettiva del comparto- su precisa indicazione degli operatori preposti all’assistenza sanitaria e sociale ed in collaborazione con essi. Ciò è tanto più evidente per l’OSS con formazione complementare in assistenza sanitaria per il quale lo stesso Accordo del 16 gennaio 2003, che ne definisce le competenze, precisa che egli nel prestare la propria attività professionale coadiuva l’infermiere e/o l’ostetrica ed opera conformemente alle loro direttive o sotto la loro supervisione nel rispetto di alcune regole base che sono:
Il giusto compito, sulla base delle condizioni dell’assistito e delle capacità professionale dell’operatore delegato;
La giusta circostanza, in modo da rendere congrua l’assistenza resa in relazione alle concomitanze oggettive;
La giusta persona, nel senso della perfetta identificazione della persona assistita e dell’operatore preposto ad assisterla;
Le giuste istruzioni, per rendere efficiente la comunicazione interpersonale  e la prestazione da rendere;
La giusta supervisione, nel senso che la responsabilità del risultato è sempre  del delegante che deve adeguatamente valutare il lavoro affidato ante e post.
CONCETTO DI DELEGA E/O ATTRIBUZIONE
l’OSS e, in particolare, l’OSS con formazione complementare in assistenza sanitaria è la figura le cui attività e competenze professionali sono svolte con carattere di interdipendenza con altri operatori professionali preposti all’assistenza sanitaria e sociale secondo il criterio del lavoro multidisciplinare.
Qual’ è il reale grado di autonomia operativa dell’OSS e dell’OSS con formazione complementare in assistenza sanitaria, ovvero fino a che punto arrivano i confini delle responsabilità delle sue funzioni. In altre parole con riguardo alle attività che tale operatore svolge in affianco, in collaborazione e cooperazione con l’infermiere – in particolare -  si debba parlare di una delega o di una semplice attribuzione di compiti.
In termini giuridici, la delega è l’atto con cui un soggetto sostituisce a sé un altro soggetto nell’esercizio di funzioni appartenenti alla propria competenza, mantenendo in capo a sé  la responsabilità del risultato.
A norma di legge (D.P.R. 739/1994 e L.42/1999) l’infermiere è il responsabile dell’assistenza infermieristica, intesa come la risposta ai bisogni della persona non più autosufficiente, finalizzata a promuovere il miglioramento della salute e del benessere: l’infermiere, in quanto unico responsabile del risultato assistenziale, non delega attività o responsabilità all’OSS e all’OSS con formazione complementare in assistenza sanitaria, ma può (ove necessario) attribuire attività in base all’organizzazione dell’unità funzionale di appartenenza. Ciò vuol dire che nell’ambito del campo proprio di competenza, l’infermiere può far svolgere compiti di tipo esecutivo a figure di supporto, mantenendo la responsabilità del processo decisionale.
L’OSS e l?OSS con formazione complementare in assistenza sanitaria assumono, pertanto, i contorni di stretti collaboratori al processo di assistenza infermieristica nel quale svolgono precipui compiti e attività assistenziali che sono loro attribuiti dal responsabile dell’assistenza infermieristica od ostetrica e della cui corretta esecuzione sono responsabili. Ed, infatti, il profilo professionale dell’OSS testualmente declara che tale operatore “osserva e collabora alla rilevazione dei bisogni e delle condizioni di rischio dell’utente”.
In tal senso va considerato l’art. 5 del Codice deontologico della professione infermieristica che recita “l’infermiere collabora con i colleghi e gli altri operatori, di cui riconosce e rispetta lo specifico apporto all’interno dell’equipe. Nell’ambito delle proprie conoscenze, esperienze e ruolo professionale contribuisce allo sviluppo delle competenze assistenziali”.
I compiti da assegnare all’OSS e all’OSS con formazione complementare in assistenza sanitaria devono essere coerenti con la normativa che li riguarda e la formazione per essi prevista; ciò significa che non è sicuramente attribuibile:
La valutazione globale dell’assistenza infermieristica, intesa come identificazione dei bisogni alla cui soddisfazione l’operatore collabora;
La valutazione delle condizioni cliniche assistenziali e psicologiche della persona, e dei bisogni educativi;
La definizione del piano assistenziali;
La valutazione dei risultati del processo assistenziale.
Fondamentale affinché l’OSS e l’OSS con formazione complementare in assistenza sanitaria siano veramente di supporto al processo di rilevazione e identificazione della soluzione dei bisogni di assistenza infermieristica nonché di valutazione della complessità clinica assistenziale della persona è la predisposizione di protocolli e/o piani di lavoro che aiutino a definire le attività che possono essere affidate all’operatore socio-sanitario in base alla complessità assistenziale dell’unità lavorativa in cui è inserito.
Svolgendo competenze di tipo misto, che abbracciano sia l’ambito sociale che quello sanitario l’OSS può prestare attività in diversi contesti tipo.
In particolare i servizi residenziali quali:
Case protette; case albergo (detti anche mini alloggi), che sono gruppi di mini appartamenti destinati a persone anziane autosufficienti, dotati di tutti gli accessori per consentire una vita autonoma;
Comunità alloggio o gruppo appartamento, piccole strutture o appartamenti strutturati come vere e proprie comunità familiari, destinate ad accogliere persone anziane con un adeguato grado di autonomia o persone in stato di difficoltà sociale, in cui sono presenti camere autonome e spazi ad uso comune. Si caratterizzano per la presenza programmata di operatori socio-sanitari, anche di notte, ed educatori;
Residenze sanitarie assistenziali;
Comunità terapeutiche destinate all’accoglienza e al trattamento polispecialistico con persone alcool dipendenti e tossicodipendenti;
Hospice.
Altri luoghi di lavoro sono i servizi semiresidenziali, intendendo con tale espressione:
Centri diurni integrati destinati all’accoglienza di anziani e disabili;
Centri socio-riabilitativi.
Infine, vanno prese in considerazione le strutture del servizio sanitario  nazionale attraverso le quali esso esplica le sue finalità assistenziali e sanitario nei confronti degli assistiti:
Sevizi di assistenza domiciliare, anche integrata;
Centri di accoglienza quali consultori, o SERT;
Strutture ospedaliere;
Dipartimenti di salute mentale;
Distretti sanitari di base.
LA CASA PROTETTA
In questa struttura vengono accolti anziani parzialmente o totalmente non autosufficienti (per stati degenerativi tipici della vecchiaia o per motivi legati a specifiche patologie pregresse e stabilizzate), privi di validi supporti familiari e parentali e, quindi, nella impossibilità di permettere una adeguata assistenza domiciliare. Tale struttura assistenziale si ispira ai seguenti principi:
Rispetto dell’anziano;
Programmazione sistematica degli obiettivi da conseguire;
Divisione delle responsabilità, stabilite e individuabili;
Interdisciplinarietà e multidisciplinarietà del piano di lavoro; integrazione globale con le risorse sul territorio;
Lavoro d’èquipe e di gruppi.
Nella casa protetta per anziani non autosufficienti il numero degli ospiti sarà necessariamente di misura ridotta e, anche grazie a ciò, l’avvio del piano assistenziale avviene con la raccolta dei dati, a cui segue la registrazione sulla scheda VAOR (Valutazione anziano ospite in residenza) che preferibilmente si svolge dal 14° al 21° giorno.
La scheda VAOR è la versione italiana del Sistema RAI (Resident Assassment Instrument).
Lo strumento VAOR venne commissionato dal Governo degli USA a un gruppo di esperti a cui fu chiesto di redigere una scheda di valutazione multidimensionale che potesse essere utilizzata in tutte le nursing homes degli Stati Uniti. Il fine era di fornire a tutto il personale infermieristico uno strumento di lavoro similare e tale da rendere possibile un modello di qualità, e di creare una banca dati di tutte le nursing homes degli Stati Uniti.
La scheda di valutazione elementare del residente permette l’elaborazione di un piano di assistenza infermieristica individuale, che favorisca il massimo livello di recupero fisico, mentale e psicosociale dell’anziano in residenza.
L’èquipe di lavoro nella casa protetta è composta: dall’infermiere professionale, dagli operatori di base (tra cui l’OSS e l’OSS con formazione complementare in assistenza sanitaria), dal fisioterapista, dal medico, da un assistente di base-tutor, dal responsabile delle attività assistenziali e dal coordinatore dell’intero team. Quest’ultimo ha il delicato compito di creare e mantenere un clima di fiducia e di comprensione reciproca nella struttura e durante le riunioni, di curare il corretto funzionamento del flusso informativo e di sostenere la creatività e la produttività del gruppo, garantendo la divisione del lavoro e degli impegni organizzativi e metodologici. Nella casa protetta gli infermieri professionali hanno l’intera responsabilità dell’assistenza degli anziani. Gli operatori di base, tra cui l’OSS e l’OSS con formazione complementare in assistenza sanitaria, identificarono i bisogni del paziente e analizzano i dati che poi trasmettono all’équipe. Il responsabile delle attività assistenziali e l’assistente di base-tutor hanno il compito, tra l’altro, di preparare la relazione della visita domiciliare all’anziano, che precede il suo ingresso nella casa protetta. Questa strategia ha lo scopo di fornire a tutti gli operatori un quadro il più possibile preciso delle esigenze dell’utente, e di dare all’anziano la possibilità di essere informato sulla quotidianità e sui servizi della struttura.
La metodologia di intervento. L’analisi di tutti i dati raccolti è finalizzata alla coordinazione e definizione del PAI (Piano di assistenza individualizzato): analizzando i problemi reali o potenziali dell’anziano, definendo obiettivi, priorità, decisioni operative, tempi e verifica  di figure coinvolte, si giunge alla individuazione delle aspettative  assistenziali dell’utente. In questa fase vengono formalizzati o modificati gli interventi già attuati prima della stesura del PAI, secondo una logica di priorità riportando su schede inserite nella cartella infermieristica le decisioni per ogni problema.
il ruolo che svolge il PAI è fondamentale per:
Mettere al centro dell’attività assistenziale il paziente nella sua globalità e non la specifica patologia;
Definire in modo chiaro tutte le fasi dell’intervento assistenziale di gruppo;
Consentire una specificazione chiara e succinta dei problemi evidenziati;
Avere un valido strumento ricco di informazioni utilizzabile ai fini della ricerca;
Avere a disposizione dati omogenei.
Altrettanto importante è l’esposizione al collettivo di nucleo del risultato del team: il gruppo viene a conoscenza di tutte le decisioni operative e spetta all’assistente  di base-tutor la compilazione di una scheda riassuntiva con informazioni estrapolate dal PAI che, di regola, è contenuta anche’essa nella cartella infermieristica.
La scheda VAOR viene verificata a scadenze fisse (di solito trimestralmente), pur lasciando al team la facoltà di fissare tempi diversi per specifici problemi. A ogni scadenza il PAI viene verificato, modificando o confermando la decisione che il gruppo di lavoro ha adottato. L’impegno degli operatori si traduce principalmente nel seguire con la massima attenzione questi strumenti e soprattutto nel trascrivere accuratamente l’evoluzione del piano di assistenza individualizzato e le testimonianze dei bisogni dell’anziano. Occorre anche, quando la situazione lo richieda, saper modificare lo strumento stesso o elaborare uno strumento nuovo per un diverso contesto e, quindi, un diverso bisogno.
Con questi strumenti si intende attenuare al massimo gli effetti negativi della istituzionalizzazione, che sono rilevanti nel caso della non autosufficienza (specie quando questa è correlata alla povertà e alla riduzione del nucleo familiare).
L’esistenza all’interno del piano operativo di un largo spazio dedicato al servizio di animazione, alleggerisce e spesso ricrea anche la dimensione del tempo libero. Infatti vi sono anziani che pur potendo soddisfare totalmente o parzialmente i bisogni primari, sono esclusi da: cinema, ferie, divertimenti. Il piano assistenziale della casa protetta, prevedendo alcune di queste attività, riesce a migliorare la qualità della vita e a dare quegli stimoli utili per mantenere in attività corpo e mente.
LE RESIDENZE SANITARIE ASSISTENZIALI (RSA)
Malgrado la tendenza ad incentivare l’assistenza domiciliare, spesso si rende necessario, per la complessità dell’assistenza sanitaria ovvero per la non autosufficienza della persona, l’inserimento del paziente in residenze sanitarie assistenziale (RSA). Si tratta generalmente di anziani con patologie gravemente invalidanti e con scarso supporto familiare ma anche portatori di patologie neurologiche e neuropsichiatriche stabilizzate.
Nelle RSA gli interventi sono di natura terapeutica, riabilitativa e di mantenimento, non effettuabili a domicilio o nei centri diurni.
Le residenze sanitarie assistenziali devono presentare alcuni requisiti strutturali e tecnologici:
Una capacità ricettiva non inferiore ad una determinata soglia (in genere almeno 20 posti letto) e non superiore ad altra (120 posti letto);
Un’area riservata alla residenzialità composte da camere da letto, servizi igienici attrezzati per la non autosufficienza, ambulatorio e medicheria, cucina attrezzata, spazi collettivi di vita anche comune;
Un’area destinata alla valutazione e alla terapia quali locali idonee attrezzature per prestazioni assistenziali, locali per l’erogazione delle prestazioni di riabilitazione;
Un’area di socializzazione;
Un’area generale di supporto con uffici amministrativi, cucina, magazzini, camera ardente, depositi.
Il modulo organizzativo del lavoro prestato dagli operatori verte sui seguenti cardini:
Valutazione multidimensionale dei problemi/bisogni sanitari, cognitivi, psicologici, sociali dell’ospite all’atto dell’ammissione e periodicamente;
Stesura di un piano individualizzato di assistenza che corrisponde a specchio ai problemi/bisogni identificati;
Applicazione del metodo dell’interdisciplinarietà;
Coinvolgimento della famiglia dell’ospite.
GLI HOSPICE
Si tratta di strutture ad elevato livello di assistenza sanitaria e infermieristica destinate ad offrire ospitalità a tutti i malti di cancro (anche di età pediatrica) in fase terminale di malattia. Per”malati terminali” si intendono persone affette da cancro per le quali non vi è più l’indicazione di un trattamento chemioterapico o radioterapico volto alla guarigione o al rallentamento della malattia tumorale
A queste persone, dunque, vengono fornite cure palliative (protezione) cioè alleviare la sofferenza, proteggere il malato dal disagio provocato dalla malattia.
Di conseguenza le cure palliative:
Provvedono al sollievo del dolore e degli altri sintomi;
Integrano gli aspetti psicologici, sociali e spirituali dell’assistenza;
Non accelerano né ritardano la morte;
Offrono un sistema di supporto per aiutare la famiglia durante la malattia del paziente e durante il lutto.
Differenti figure professionali compongono l’èquipe dell’hospice: medici, medici specialisti, psicologi, infermieri, OSS e OSS con formazione complementare in assistenza sanitaria, assistente spirituale.
IL CENTRO DIURNO
Gli utenti di tale struttura, che rappresenta una valida alternativa al ricovero, sono abbastanza autosufficenti, con ridotti problemi di salute. E’ essenzialmente  un luogo di incontro, svago e aggregazione sociale, con servizio di mensa, attività di riattivazione funzionale, ecc. ma può avere anche funzioni assistenziali per il cui espletamento sono necessarie figure professionali dell’OSS e dell’OSS con formazione complementare in assistenza sanitaria.
Il centro diurno, quando destinato ad accogliere anziani che costituiscono l’utenza di riferimento elettivo, si pone i seguenti obiettivi:
Favorire la permanenza dell’anziano nel proprio domicilio;
Costruire o mantenere una rete di relazioni che eviti l’isolamento sociale;
Mantenere elevati livelli di autosufficienza.
Essendo una struttura aperta al territorio, favorisce la cooperazione tra gli utenti stessi, o tra gli anziani e i cittadini, o tra le organizzazioni di volontariato.
I CENTRI SOCIO-RIABILITATIVI
Si tratta di strutture con attività di prestazione assistenziale diurna normalmente destinate all’accoglienza dei disabili, le cui finalità sono:
Offrire ospitalità diurna e assistenza qualificata per soddisfare i bisogni primari e psico-affettivi degli utenti, costruendo per ognuno di essi un progetto socio-riabilitativo che mira all’autonomia personale, ambientale, cognitiva e relazione;
Favorire sostegno e supporto alle famiglie nella gestione del disabile favorendo anche la permanenza nel proprio nucleo familiare;
Favorire l’integrazione sociale degli utenti attivando strategie e opportunità di rapportarsi all’ambiente esterno e gli spazi di vita del territorio.
Le attività che generalmente caratterizzano l’esperienza dei CSR sono:
Attività di assistenza e cura della persona collegate ai bisogni primari e al benessere psicofisico;
Attività educative indirizzate alla autonomia personale;
Attività terapeutico riabilitative mirate all’acquisizione e/o mantenimento delle capacità comportamentali, cognitive e affettivo relazionali;
Attività ludico, motorie e ricreative;
Attività espressive;
Attività di socializzazione e d’uso degli spazi di vita del territorio;
Attività con significato occupazionale.
L’ASSISTENZA DOMICILIARE (CD. HOME CARE)
L’assistenza domiciliare, o home care, è un servizio di base in cui vengono erogate prestazioni integrate tra vari operatori sanitari, assistenziali, la cui sede è il distretto. In alcune regioni è già nata una realtà il distretto socio-sanitario di base, che consente di effettuare interventi integrati di tipo sociale e di tipo sanitario.
Questo tipo di integrazione permette al servizio di assistenza domiciliare un collegamento diretto e immediato con centri sociali, case alloggio per anziani, servizi di accoglienza per minori, agenzie educative, ecc
Per l’aspetto sanitario il collegamento funzionale è previsto e attuato con i consultori familiari e geriatrici, poliambulatori, ospedali diurni e di ricovero continuo, centri di igiene mentale, servizi per tossicodipendenti e handicappati etc. Allo scopo di effettuare interventi mirati al reale bisogno da soddisfare ed evitare ove possibile, il ricorso al ricovero ospedaliero. In tal modo viene favorita la piena realizzazione del servizio di assistenza domiciliare.
Le finalità dell’home care sono:
La valorizzazione e l’attuazione dell’assistenza sanitaria di base coinvolgendo attivamente il singolo, la famiglia e la comunità;
La riorganizzazione del sistema di assistenza sanitaria in funzione della prevenzione delle malattie e non alla semplice cura;
La riduzione dei fattori di rischio ambientali per la salute;
La limitazione delle costose degenze ospedaliere attraverso un programma di deospedalizzazione precoce;
La realizzazione di un servizio infermieristico nel quadro delle cure primarie e secondo un piano di ospedalizzazione domiciliare;
Una più adeguata utilizzazione delle risorse nel campo sanitario e una distribuzione più equa tra cura e assistenza di base;
La garanzia di un facile accesso per tutti i cittadini alle cure primarie, senza disparità alcuna;
Una formazione dei professionisti più mirata e diretta alla prevenzione e all’educazione sanitaria.
La tipologia dell’assistito a domicilio è molto variabile, di norma, comunque si tratta di:
persone anziane;
persone non autosufficienti o con disturbi neurologici dovuti all’età (demenza senile);
persone affette da malattie respiratorie e cardiovascolari;
diabetici cronici;
pazienti oncologico;
pazienti paraplegico o portatori di protesi.
Sono in genere persone che hanno bisogno di aiuto nelle più semplici attività quotidiane, vivono in ambienti spesso inadatti alle loro difficoltà e per le quali la presenza di un operatore qualificato come l’OSS e l’OSS con formazione complementare in assistenza sanitaria è supporto indispensabile.
I servizi che devono essere garantiti hanno come premessa essenziale quella di favorire il più possibile la soddisfazione del bisogno reale del soggetto, e sono:
servizio alimentazione, per coloro che non hanno la possibilità di provvedere alla propria nutrizione;
servizio alloggio o casa protetta, specie per anziani autosufficienti che non richiedono cure particolari e non posseggono un proprio domicilio;
servizio recupero e riabilitazione per tossicodipendenti e disadattati;
servizio di lavanderia e guardaroba;
servizio di assistenza psicologica;
servizio di igiene ambientale e di riordino dell’abitazione;
servizio di assistenza infermieristica;
servizio di assistenza medico-geriatrica.
I CONSULTORI
Con la L. 29-7-1975, n. 405, integrata e modificata dalla successiva L. 22-5-1978 n. 194 e, da ultimo dalla L. 19-2-2004, n. 40, è stato previsto un servizio pubblico di assistenza alla famiglia e alla maternità avente come scopi, secondo l’art. 1:
l’assistenza psicologica e sociale per la preparazione alla maternità e alla paternità responsabile e per i problemi della coppia e delle famiglia, anche in ordine alla problematica minorile;
la somministrazione dei mezzi necessari per conseguire le finalità liberamente scelte dalla coppia e dal singolo in ordine alla procreazione responsabile nel rispetto delle convinzioni etiche e dell’integrità fisica degli utenti;
la tutela della salute fisica della donna e del prodotto del concepimento;
l’informazione e l’assistenza riguardo ai problemi della sterilità e della infertilità umana, nonché alle tecniche di  procreazione medicalmente assistita;
l’informazione sulle procedure per l’adozione e l’affidamento familiare;
la divulgazione delle informazioni idonee a promuovere ovvero a prevenire la gravidanza consigliando i metodi e i farmaci adatti a ciascuno caso.
Per la gestione e il funzionamento del servizio di assistenza alle famiglie e ala maternità, l’art. 2 della legge, ha previsto la istituzione , da parte dei Comuni o di loro consorzi, di consultori di assistenza alle famiglia e alla maternità (meglio noti come consultori familiari) in proporzione di una unità ogni ventimila abitanti, senza scopo di lucro.
La struttura e il funzionamento dei consultori pubblici, pur con diversificazioni da zona a zona derivanti da fattori ambientali e socio-economici, si basa in linea di massima su:
un servizio ginecologico spesso affiancato da servizi pediatrici e neonato logico;
un servizio sociale con raggio d’azione molto vasto nel quale sono  generalmente ricompresi gli interventi in favore degli handicappati e tutte le forme di assistenza minorile;
corsi di preparazione al parto;
assistenza al singolo e alla coppia.
I SERT
I servizi per le tossicodipendenze (cd. SERT) già istituiti o da istituire a cura delle aziende U.S.L. si articolano in moduli organizzativi che  esercitano la loro attività in modo sinergico ai consultori familiari, alle strutture per l?AIDS e per le patologie infettive, ai servizi medico-legali, ai laboratori di analisi di riferimento, anche convenzionati agli altri servizi sanitari e sociali che comunque svolgono attività nel settore delle tossicodipendenze.
I SERT costituiscono le strutture di riferimento delle aziende USL per i tossicodipendenti e per le loro famiglie e garantiscono agli interessati la riservatezza degli interventi e, ove richiesto, l’anonimato. I SERT devono assicurare in ogni caso la disponibilità dei principali trattamenti di carattere psicologico, socio-riabilitativo e medico-farmacolgico. I relativi interventi nonché quelli di carattere preventivo, quando obiettive circostanze lo rendano opportuno, sono effettuati domiciliarmente o in altre idonee strutture.
I particolare i SERT provvedono a:
attuare interventi di primo sostegno ed orientamento per i tossicodipendenti e le loro famiglie;
attuare interventi di informazione e prevenzione particolarmente nei confronti delle fasce giovanili di popolazione;
accertare lo stato di salute psicofisica del soggetto anche con riferimento alle condizioni sociali;
certificare lo stato di tossicodipendenza ove richiesto dagli interessati o per le finalità di cui alla L. 162/1990;
definire i programmi terapeutici individuali compresi gli interventi socio-riabilitativi;
realizzare direttamente o in convenzione con le strutture di recupero sociale il programma terapeutico e socio-riabilitativo;
attuare gli interventi di prevenzione della diffusione delle infezioni da HIV e delle altre patologie correlate alla tossicodipendenza, sia nei confronti dei soggetti in trattamento presso i SERT che nei confronti di quelli in trattamento presso le strutture convenzionate e presso altre strutture di riabilitazione;
valutare periodicamente l’andamento e i risultati del trattamento e dei programmi di intervento sui singoli tossicodipendenti in riferimento agli aspetti di carattere clinico, psicologico, sociale, nonché in termini di cessazione di assunzione di sostanze stupefacenti;
rilevare i dati statistici ed epidemiologici relativi alla propria attività e al territorio di competenza.
I SERT assicurano l’erogazione delle attività assistenziali ai tossicodipendenti, nell’arco delle 24 ore e per tutti i giorni della settimana.
LE STRUTTURE OSPEDALIERE
Per strutture ospedaliere nelle quali l’OSS e l’OSS con formazione complementare in assistenza sanitaria possono espletare le proprie attività professionali si intendono gli ospedali tanto pubblici che privati convenzionati con il SSN (case di cura)
IL RICOVERO ORDINARIO IN OSPEDALE. Ai fini del ricovero (ordinario e programmato) occorre la richiesta  motivata del medico di base e del pediatra di libera scelta accompagnata dalle presentazione  del libretto sanitario. In casi di ricovero d’urgenza e di emergenza (pronto soccorso) viene disposto dal medico di guardia del pronto soccorso.
Le prestazioni rientranti nell’ambito dell’assistenza ospedaliera sono:
prestazioni sanitarie propriamente intese (visita medica, procedure  diagnostiche, interventi di soccorso etc.)
prestazioni alberghiere (vitto, alloggio);
attività di informazione costante, corretta, esaustiva del paziente ricoverato.
L’ospedale, in ottemperanza ai principi dell’uguaglianza, imparzialità e continuità, assicura sempre il ricovero di urgenza riservando i posti letto necessari  sulla base delle affluenze medie. Nel caso che il ricovero non sia possibile o siano necessarie cure  presso altro istituto, l’ospedale provvede al trasferimento con i mezzi e l’assistenza adeguata. L’emergenza e l’urgenza territoriale sono attivate chiamando il n. 118, ove disponibile.
Il ricovero ordinario viene disposto dal medico di reparto preposto all’accettazione che, valutata la reale necessità, provvede al ricovero in caso di disponibilità di posto letto o all’inserimento nella lista dei ricoveri programmati di ogni singola divisione.
Nell’intervallo tra l’inserimento nella lista programmata e l’effettivo ricovero, i medici del reparto interessato assicurano, se necessario, le procedure di pre-ospedalizzazione per disporre gli accertamenti diagnostici ed iniziare, se necessario, un ciclo terapeutico preliminare atto a ridurre il periodo della successiva degenza.
Il ricovero programmato viene preposto:
dal medico ospedaliero;
dal medico di famiglia;
dal medico della guardia medica territoriale;
da un medico specialista.
L’ospedale nel rispetto dei principi di uguaglianza e imparzialità deve predisporre un “registro dei ricoveri ospedalieri ordinari” contenente l’elenco delle attività svolte, nonché i tempi massimi di attesa per ciascun reparto e per le principali patologie.
Il mancato rispetto dei tempi di attesa deve essere sempre motivato.
L’AUSL, in caso di impossibilità di garantire tempestivamente e in forma adeguata al caso clinico l’intervento o le prestazioni necessarie e previo parere del Centro Regionale di Riferimento, concede l’autorizzazione al ricovero presso strutture di altissima specializzazione non convenzionate in Italia e all’estero.
La richiesta di autorizzazione presentata dall’utente dovrà essere accompagnata da una relazione del medico specialista contenente precisi riferimenti a: paziente; diagnosi e cronista clinica del paziente; tipo di intervento o trattamento terapeutico che deve essere praticato; necessità, per le particolari condizioni cliniche, di accompagnatore e di trasporto prescelto;dichiarazione sull’impossibilità di effettuare l’intervento o le prestazioni necessarie, tempestivamente e in forma adeguata al caso clinico, da parte delle  strutture pubbliche o convenzionate con il servizio Sanitario Nazionale contattate.
L’ospedalizzazione domiciliare è una forma alternativa al ricovero. E’ attivata dallo specialista ospedaliero, anche su richiesta dell’utente, ogni qualvolta ciò si possibile ed in relazione a programmi definiti di  intervento per alcune patologie particolari (es. gravidanze a rischio, anziani e malati terminali). L’utente sarà seguito al suo domicilio da medici e personale infermieristico ospedaliero, integrato dal personale sanitario distrettuale/territoriale.
IL RICOVERO IN DAY HOSPITAL Il day hospital fa parte del servizio ospedaliero e accoglie, in alternativa al ricovero, soggetti che necessitano di trattamenti terapeutici, oppure  diagnostici, per un arco di tempo limitato. Offre i seguenti servizi:
attività alberghiera (preparazione dei pasti);
assistenza diretta;
attività sanitaria;
riabilitazione;
terapia occupazionale;
attività ricreative;
assistenza sociale.
Nell’erogazione di siffatti servizi, l’operatore addetto all’assistenza  (OSS e OSS con formazione complementare in assistenza sanitaria) collabora con l’infermiere nelle attività dell’ assistenza di base: igiene, alimentazione, vestizione, deambulazione etc. E, nel caso di pazienti autosufficienti, provvede autonomamente a garantire tali prestazioni. Provvede, inoltre, a svolgere tutte le attività inerenti all’igiene e al comfort ambientale. Data la molteplicità delle esigenze e la complessità delle prestazioni è necessario organizzare il lavoro in équipe con il personale medico, infermieristico e sociale.
La frequenza con cui un paziente si reca al day hospital può variare, ma in genere si aggira sulle tre a settimana. L’orario di un day hospital va dalle 9.00 alle 16.30-17.00. Gli scopi sono i seguenti:
effettuare visite mediche, analisi cliniche e di laboratorio e terapie varie per persone che ne hanno bisogno pur godendo di una discreta assistenza in casa;
permettere il proseguimento e il controllo di terapie cominciate durante il ricovero in ospedale, in vista dell’ottenimento di una più completa autonomia del paziente e di un suo reinserimento nella collettività;
sollevare i parenti, per alcune volte alla settimane, dell’onere dell’assistenza e, al tempo stesso, garantire all’ammalato cure riabilitative appropriate e contatti sociali;
iniziare la terapia dei pazienti che sono in attesa di ricovero all’ospedale per cure mediche e riabilitative più intense;
aiutare quei pazienti che hanno difficoltà nei rapporti sociali o che, senza un supporto di questo tipo, correrebbero il rischio di peggiorare dopo la dimissione dall’ospedale.
In qualche caso, specie nei day hospital a orientamento psichiatrico, quando le liste di attesa per i ricoveri in ospedale sono troppo lunghe anche per i casi urgenti, i pazienti che ne hanno bisogno usufruiscono del day hospital nell’attesa del ricovero.
La struttura dell’edificio può essere molto semplice, costituita fondamentalmente da un ampio locale con qualche piccola stanza per l’amministrazione e le visite individuali. Meglio se c’è un ambiente separato per le attività riabilitative come la fisioterapia e la terapia occupazionale.
Con il termine day hospital geriatrico si intende una forma d’ospedalizzazione diurna nella quale si effettuano terapie di durata limitata e interventi chirurgici che non richiedono la degenza dei pazienti (day surgery). Il day hospital geriatrico è indicato per l’anziano, che cosi può usufruire di diagnosi  e cure appropriate e, nello stesso tempo, evitare l’allontanamento eccessivo dal proprio nucleo familiare. Uno dei vantaggi principali del day hospital geriatrico è quello di poter intervenire sulle determinanti cognitive, somatiche e psicologiche che sono la vera causa di una ridotta autosufficienza.

1 commento:

  1. Nonostante tutto il signor Barbetti rimane un creditore individuale vero, serio e onesto. Avendo sentito parlare di lui da un amico, l'ho contattato per un prestito di 75.000 euro. Dopo le varie procedure protette per entrambi, ho finito con l'avere il prestito richiesto per 48 ore sul mio conto. Si prega di contattare con lui se hai un prestito da una persona onesta e seria ecco la sua mail: augustobarbetti89@gmail.com

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