domenica 22 gennaio 2017

elementi di anatomia e fisiologica

ELEMENTI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA
Tutti gli esseri viventi presentano caratteristiche che li distinguono dai non viventi:
il movimento;
la nutrizione: traggono dal cibo l’energia e le sostanze di cui necessitano per vivere;
la respirazione: con essa si sviluppa l’energia di cui hanno bisogno;
la riproduzione;
il ciclo della vita: nascono, crescono e muoiono;
la sensibilità;
l’organizzazione: ogni essere vivente è costituito da una struttura organizzata, detta organismo.
Gli esseri viventi sono formati da una o più cellule. La cellula, dunque, è la più piccola unità della materia vivente. La cellula animale è formata da tre parti:
membrana cellulare: un involucro che delimita la cellula e regola il passaggio di sostanze all’interno all’esterno e viceversa;
il citoplasma: un materiale ricco di acqua in cui si trovano piccole strutture dette organelli ed il nucleo;
il nucleo: la parte centrale della cellula che presiede alla riproduzione della cellula e alla sintesi delle sostanze di cui è formata.
La crescita degli organismi viventi è determinata dall’aumento delle cellule che li compongono. Le cellule si accrescono attraverso un processo di divisione cellulare, detto mitosi. Attraverso la mitosi ogni cellula si divide in due cellule figlie che contengono lo stesso numero di cromosomi della cellula madre. La divisione cellulare aumenta il numero delle cellule di un organismo e ne produce nuove in sostituzione delle vecchie.
In natura esistono organismi unicelulari, formati cioè da un’unica cellula, e possono essere osservati soltanto al microscopio. La maggior parte degli organismi è, comunque, di tipo pluricellulari. In essi le cellule differiscono in base alla forma e alle funzioni. Le cellule simili per forma e funzione costituiscono un tessuto. Tessuti diversi possono collaborare per adempiere alla stessa funzione, formando un organo. A loro volta, diversi organi possono collaborare alla stessa funzione, formando un apparato. L’unione di più apparati forma l’organismo, il quale svolge tutte le funzioni vitali.
APPARATO TEGUMENTARIO
Tessuto epiteliale di rivestimento: è il più semplice TRA I TESSUTI, è COMPOSTO DA CELLULE A SEZIONE POLIGONALE A STRETTO CONTATTO TRA LORO. Si divide in epitelio di rivestimento, ghiandolare e sensoriale. L’epitelio di rivestimento è formato da lamine che ricoprono il corpo e le cavità interne comunicanti con l’esterno. Gli epiteli di rivestimento possono essere monostratificati e, in vitrù della loro forma, si definiscono pavimentosi, se costituiti da cellule piatte, cilindrici o prismatici, se costituiti da cellule più alte che larghe.
All’epitelio di rivestimento appartengono gli epiteli di transizione della vescica, le cui  cellule possegono notevoli proprietà elastiche.
Caratteristica di alcuni epiteli è la presenza di ciglia vibratili in grado di trattenere il pulviscolo (vie respiratorie) o far rotolare l’ovulo (vie genitali femminili). Glie epiteli hanno, invece, cellule in cui la membrana plasmatica è finemente pieghettata al fine di aumentare notevolmente la propria superficie (microvilli).
Tessuto epiteliale ghiandolare: è un epitelio specializzato per la funzione di secrezione, che può avvenire direttamente all’esterno o in cavità comunicanti con l’esterno (ghiandolare esocrine), oppure direttamente nel sangue mediante un dotto escretore (ghiandole endocrine).
Le ghiandole esocrine presentano diversi livelli di complessità; possono essere tubolari semplici o ramificate, acinose oa grappolo, oppure tubulo- acinose.
In base alle loro modalità di secrezione si suddividono in:
ghiandole olocrine, che si autodistruggono emettendo il contenuto cellulare (ghiandole sebacee);
ghiandole mesocrine, in cui la secrezione viene condensata e raccolta da una delle cellule ed espulsa a gocce (ghiandole salivari);
ghiandole apocrine, che mutilano il polo escretore delle cellule ghiandolari per emettere il secreto (ghiandola mammaria).
Epiteli sensoriali: sono formati da cellule epiteliali connesse a terminazioni nervose; svolgono il ruolo di rettori degli stimoli esterni (ad es. l’epitelio olfattivo).
La pelle: o cute è costituita da due parti principali epidermide (tessuto epiteliale di rivestimento) e derma (tessuto connettivo). Al di sotto del derma c’è l’ipoderma, ricco di cellule adipose. La cute svolge varie funzioni: protegge l’organismo da lesioni e dall’eccessivo essiccamento, riceve stimoli dall’esterno, elimina varie sostanze di rifiuto, partecipa ala termoregolazione corporea. L’epidermide è localmente specializzata per formare i vari annessi cutanei, cioè peli, unghie e ghiandole. Le sue cellule producono una proteina fibrosa, la cheratina, essenziale per la protezione della cute, mentre alcune cellule del derma, i melanofori producono un pigmento, la melanina, che protegge il corpo dai raggi ultravioletti.
L’epidermide umana è di tipo pavimentoso pluristratificato; lo strato più profondo, il germinativo, genera gli strati superiori (granuloso, spinoso,lucido, corneo).
Le cellule più esterne dello strato germinativo degenerano sino a formare uno strato duro costituito da cellule morte (strato corneo).
Tessuto connettivo. I tessuti connettivi sono detti anche trofoconnettivali, in quanto svolgono un importante ruolo nella nutrizione degli altri tessuti, In essi le cellule sono distanziate e immerse in una “sostanza fondamentale” la cui natura varia a seconda del tipo di tessuto connettivlale. I tessuti connettivali sono generalmente cosi suddivisi:
LASSO
PROPRIAMENTE DETTO FIBROSO

CARTILAGINEO
TESSUTO CONNETTIVO DI SOSTEGNO OSSEO

SANGUE
DI NUTRIZIONE LINFA

Tessuto connettivo lasso: è composto dalla sostanza fondamentale, da cellule fisse e cellule mobili e da tre tipi di fibre. Si differenzia in tessuto connettivo lasso e fibroso; il primo ha poche fibre, molte cellule e molta sostanza fondamentale; il secondo , invece, ha molte fibre, poche cellule e poca sostanza fondamentale.
Le fibre sono di tre tipi:
fibre collagene: filamenti cilindrici striati, riuniti in fasci indipendenti; sono fibre idonee a sopportare le pressioni;
fibre reticolare: simili alle fibre del collagene, ma molto più sottili e disposte a rete;
fibre elastiche: filamenti dotati di notevole elasticità.
Le cellule tipiche del tessuto connettivo lasso sono:
fibroplasti: secernono due proteine collageno ed elastina, che riunite nella sostanza fondamentale daranno rispettivamente le fibre collagene ed elastiche;
cellule adipose: sono di forma tondeggiante e contengono un’unica goccia di grasso. Queste cellule si trovano nei tessuti connettivi cutanei e svolgono un’importante ruolo nella termoregolazione dell’organismo;
melanofori: cellule a forma stellata contenenti un pigmento scuro, la melanina, hanno il compito di difendere l’organismo dalle radiazioni solari;
macrofagi: cellule dotate di movimenti ameboidi e di capacità di fagocitosi; hanno la funzione di inglobare batteri, cellule di disfacimento e sostanze estranee;
plasmacellule: cellule con nucleo voluminoso e una capacità di sintesi delle proteine. Producono gli anticorpi;
mastociti: contengono nel citoplasma granuli di eparina e di istamina, sostanze importanti nei processi infiammatori.
Tessuto connettivo fibroso: formano le strutture che collegano le ossa tra loro (legamenti) e i muscoli alle ossa (tendini). Le fasce connettivali fibrose abbracciano il muscolo e si prolungano con un cordone robusto detto tendine, che si inserisce sull’osso.
Tessuto cartilagineo: costituisce la prima forma di tessuto di sostegno durante lo sviluppo embrionale e nelle prime fasi della vita; negli adulti forma i cuscinetti delle articolazioni ed è presente nel padiglione auricolare, nel setto nasale, nei dischi intervertebrali e negli anelli della trachea.
La cartilagine è un tessuto connettivo costituito dalla sostanza fondamentale detta condrina, in cui sono incluse nicchie contenenti le cellule cartilaginee.
La cartilagine, a seconda della sostanza fondamentale, viene distinta in:
ialina: ricca di cellule e di sostanza fondamentale;
fibrosa: ricca di fibre collagene;
elastica: rinforzata da fibre elastiche.
Le cellule tipiche della cartilagine sono:
condroblasti: producono la sostanza fondamentale (condrina);
crondrociti: provvedono a mantenere vivo il tessuto; derivano dai condroblasti;
condroclasti: cellule in grado di distruggere la cartilagine quando deve essere sostituita dall’osso.
Tessuto osseo. Costituisce l’impalcatura del corpo, lo sorregge e ne protegge gli organi interni. Il tessuto osseo si sostituisce durante il periodo di accrescimento corporeo al tessuto cartilagineo. Esso può essere di due tipi: compatto e spugnoso.
Il tessuto osseo compatto è costituito da un insieme di unità strutturali dette osteoni. Ogni osteone è formato da lamelle di osseina disposte concentricamente intorno ad un canale (canale di Havers) attraverso il quale passano piccoli vasi sanguigni e terminazioni nervose.
Il tessuto osseo spugnoso è costituito da un insieme di sottili lamine ossee che si intersecano delimitando delle piccole cavità in cui è contenuto il midollo osseo.
La sostanza fondamentale del tessuto osseo è formata da una sostanza (osteina) prodotta da alcune cellule dette osteoblasti, la quale, poi, si impregna da Sali minerali (fosfato tricalcico).
Le cellule che intervengono nel processo di ossificazione sono:
osteoblasti: cellule specializzate nella produzione di osteina
osteociti: osteoblasti quiscenti
osteoclasti: cellule in grado di modellare la forma dell’osso e di intervenire nei processi di riparazione del tessuto leso.
Tessuti muscolari: sono caratterizzati dalla presenza di elementi cellulari in grado di contrarsi in modo da rendere possibili tutti i movimenti del corpo. Esistono tre tipi di di tessuti muscolari: liscio o involontario, striato o volontario e cardiaco.
TESSUTO MUSCOLARE LISCIO: costituisce la muscolatura dei visceri e dei vasi sanguigni; è innervato dal sistema nervoso autonomo. Le cellule muscolari lisce sono allungate e hanno il nucleo in posizione centrale; sono bene definite fra loro e si contraggono mediamente miofibrille gelificate. Tali cellule sono dette fibrocellule.
TESSUTO MUSCOLARE STRIATO: è innervato dal sistema nervoso centrale e forma i muscoli scheletrici. Le cellule sono molto grandi e polinucleate con i  nuclei posti in posizione periferica. Tali cellule sono dette fibre muscolari. La membrana della fibra muscolare è detta sarcolemma, il citoplasma è detto sarcoplasma ed è occupato dalle miofibrille contrattili che presentano un alternarsi di bande chiare e scure. Lo spazio residuo è occupato da un reticolo endoplasmatico detto reticolo sarcoplasmatico.
TESSUTO MUSCOLARE CARDIACO: ha la stessa struttura striata del muscolo scheletrico; è innervato però dal sistema nervoso autonomo: le sue cellule, pur essendo morfologicamente indipendenti, sono da un punto di vista funzionale, intimamente collegate tra loro.
STRUTTURA DEI MUSCOLI SCHELETRICI. Questi muscoli sono formati da fibre unite far loro da tessuto connettivo. Ogni fibra muscolare è costituita da una gran numero di elementi filiformi disposti longitudinalmente dette miofibrille. Ogni miofibrilla, a sua volta, è composta da sottilissimi filamenti detti mio filamenti. Essi sono costituiti da due proteine, miosina, e actina, di spessore diverso, disposte parallelamente e parzialmente sovrapposte nelle parti esterne, cosi da creare, osservandole al microscopio, un’alternanza di zone chiare e zone scure. L’unità fondamentale della miofibrilla è il sarcomero.
MECCANISMO DELLA CONTRAZIONE MUSCOLARE. Il processo di contrazione comincia quando un nervo stimola un muscolo; i filamenti di actina scorrono su quelli di miosina e la fibra muscolare si accorcia; i  messaggi che pervengono ai muscoli scheletrici provengono dall’encefalo per mezzo dei nervi.
Una cellula nervosa stimola diverse fibre muscolari (tale insieme di cellula nervosa e fibre muscolari viene detta unità motoria). Sotto la stimolazione nervosa, la fibra muscolare si contrae per tutta la sua lunghezza; tuttavia non tutte le fibre di uno stesso muscolo si contraggono contemporaneamente. Tutti i muscoli, ad eccezione del muscolo cardiaco, necessitano di un impulso diretto per iniziare la contrazione.
TESSUTO NERVOSO: è costituito da cellule specializzate dette neuroni che ne rappresentano le unità strutturali e funzionali. Ogni cellula nervosa o neurone è costituita da un corpo cellulare detto pirenoforo e da due diversi tipi di prolungamenti: i dendriti e l’assone o neurite. I dendriti trasportano gli impulsi verso il corpo cellulare, mentre l’assone trasporta gli impulsi lontano dal corpo cellulare.
Un neurone può avere fino a 200 dendriti. Gli assoni o neuriti possono essere ricoperti da una sostanza bianca e ricca di grassi, detta mielina, che a sua volta può essere ricoperta da una guaina detta neurilemma. I neuroni hanno diverse forme e dimensioni variabili; ne distinguiamo tre tipi diversi:
neuroni di moto: hanno un pirenoforo voluminoso, un lungo assone che emerge dal soma e che si sfiocca in sottili ramificazioni. Sono definiti efferenti in quanto trasmettono i messaggi provenienti dall’encefalo o dal midollo spinale;
neuroni associativi: sono più piccoli di quelli di moto e con neuritie un po’ giù corto. Presenti nel cervello e nel midollo spinale, costituiscono un ponte tra i neuroni di moto e quelli di senso;
neuroni di senso: detti anche cellule bipolari o cellule a T, hanno un corpo globoso da cui partono due prolungamenti uno dei quali conduce l’impulso in senso cellulipeto, l’altro in senso cellulifugo. Sono detti afferenti in quanto recepiscono e trasportano gli stimoli provenienti dall’esterno all’encefalo o al midollo spinale.
L’IMPULSO NERVOSO. Un impulso nervoso consiste in un fenomeno elettrochimico che causa mutamenti lungo la fibra nervosa. L’impulso passa da un neurone a quello successivo mediante reazioni chimiche e lo spostamento di ioni sodio (Na) e potassio (K). Le inversioni di potenziale elettrico che hanno luogo in una sezione della membrana sono dovute agli ioni sodio e potassio di carica positiva ed al cloro e ad alcuni grossi ioni inorganici negativi. Queste inversioni avvengono con grande rapidità: un’ impulso nervoso può percorrere i nervi con una velocità che va da 5 a 120 m/sec.
L’intervallo di tempo tra il momento in cui ha trasmesso un’ impulso e il momento in cui può trasmettere un altro viene detto FASE REFRATTARIA ed è di circa 1 millesimo di secondo. La quantità minima di stimolo per iniziare a trasmettere un impulso viene definita valore di soglia; se lo stimolo è inferiore al valore di soglia, non viene trasmesso nessun impulso.
L’assone e i dendriti di un neurone sono in contatto con l’assone e i dendriti del neurone successivo mediante un piccolo spazio tra le estremità dell’assone ed i dendriti adiacenti, detto spazio sinaptico.Gli impulsi passano attraverso gli spazi sinaptico perché l’estremità dell’assone produce dei mediatori chimici che trasportano il messaggio attraverso le sinapsi verso i dendriti del neurone adiacente.
La maggior parte degli impulsi nervosi viaggia lungo i neuroni di senso verso il cervello che li analizza. Il cervello, a sua volta, invia impulsi attraverso i neuroni di moto alle varie parti del corpo, che in tal modo rispondono agli stimoli sensori.
Nell’arco riflesso l’impulso nervoso non arriva al cervello, ma perviene fino al midollo spinale.

APPARATO LOCOMOTORE
L’apparato locomotore unisce alla forza e all’azione di sostegno la flessibilità ed il movimento: possiamo stare eretti, correre, camminare, parlare, piegarci e  scrivere grazie all’interazione di muscoli e ossa.
Lo scheletro umano si compone di 206 ossa che in base alla loro forma sono dette lunghe, brevi, piatte.
Lo scheletro svolge quattro funzioni importanti:
fornisce sostegno ai tessuti molli: senza lo scheletro il corpo non avrebbe una forma definita;
protegge organi sensibili quali il cervello, il cuore, i polmoni, il midollo spinale,;
permette la mobilità del corpo fornendo dei punti di attacco ai muscoli scheletrici;
funge da riserva di Sali minerali; inoltre all’interno delle ossa produce i globuli rossi e le piastrine.
Nelle ossa lunghe, dove una dimensione prevale nettamente sull’altra (ad esempio: femore, tibia, omero…ecc) soltanto la parte centrale (corpo o diafisi) è costituita da tessuto compatto, mentre le due estremità (epifisi) sono costituite da tessuto osseo spugnoso, all’interno del quale sono presenti numerose e sottili lamelle (trabecole) intersecandosi tra loro e orientate nel modo più idoneo per assicurare all’osso la massima resistenza alla trazione e alla compressione. Le ossa corte e le ossa piatte sono formate anch’esse da tessuto osseo spugnoso. Le lacune del tessuto osseo spugnoso contengono midollo osseo, una rossastra che fabbrica continuamente i globuli rossi. Il midollo osseo occupa anche all’interno della diafisi delle ossa lunghe perde la sua formazione emopoietica per acquistarne una prevalentemente metabolica.
La superficie delle ossa è rivestita da una membrana connettivale detta periostio, la quale provvede alla nutrizione dell’osso.
APPARATO SCHELETRICO Nell’apparato scheletrico sono riconoscibili tre parti fondamentali:  uno scheletro assile, uno scheletro del cranio ed uno scheletro appendicolare.
Lo scheletro assile, responsabile della stazione eretta, è la prima struttura che si sviluppa nell’embrione (corda dorsale); nell’adulto la colonna vertebrale sostituisce la corda dorsale, di cui tuttavia rimangono residui nei dischi intervertebrali.
La colonna vertebrale consta di 33 o 34 ossa corte (vertebre) sovrapposte e articolate tra loro. Nella colonna vertebrale si distinguono cinque regioni: la cervicale, la toracica o dorsale, la lombare, la sacrale, e la coccigea.
La prima vertebra, detta atlante, si articola superiormente con il cranio; inferiormente il suo corpo è saldato con la seconda vertebra (epistrofeo). Atlante , epistrofeo e le cinque vertebre seguenti formano la regione cervicale.
Ad esse seguono le dodici vertebre che costituiscono la regione dorsale e le cinque che formano la regione lombare. Delle vertebre restanti, cinque formano la regione sacrale e le altre la regione coccigea.
Sulla parte anteriore della colonna vertebrale, in corrispondenza della regione toracica, si articolano le costole, 12 paia di ossa arcuate e di aspetto nastriforme. Le prime sette paia (costole vere) si uniscono anteriormente ad un osso impari, lo sterno, mediante l’interposizione di strati cartilaginei; le tre paia sottostanti (costole false) confluiscono invece, in un unico pezzo che raggiunge lo sterno mediante la cartilagine della settima costola. Le due ultime non si articolano con lo sterno ma restano indipendenti e vengono dette fluttuanti. Il segmento dorsale della colonna vertebrale, le costole e lo sterno formano nel loro insieme la gabbia toracica.
Il cranio è costituito da otto ossa (6 pari e 2 impari) –che, rigidamente saldate tra loro per mezzo di suture, formano in neurocranio, o scatola cranica, che racchiude l’encefalo – e da altre 14 ossa (12 pari e 2 impari) che costituiscono lo spalacnocranio, sede degli organi dell’olfatto e della vista. Di queste ultime soltanto la mandibola, articolata alle ossa temporali, è mobile, e permette i movimenti della masticazione. Collegati alla colonna vertebrale sono gli arti superiori e inferiori che presentano strutture analoghe. I primi sono collegati allo scheletro assile mediante un sistema di ossa (scapola e clavicola) che forma il cinto scapolare e permette il movimento all’arto, i secondi sono associati ad un sistema di ossa pari, (ileo, ischio, pube) che, unitamente all’osso sacro, costituiscono il bacino.
LE ATRICOLAZIONI. Le ossa che formano lo scheletro sono connesse tra loro mediante speciali strutture di tessuto connettivo,  i legamenti.
Si chiama articolazione la zona in cui le ossa si connettono tra loro. La capsula articolare è un prolungamento del periostio e forma un manicotto intorno all’articolazione: al suo interno è presente un liquido giallo detto sinovia, che agisce da lubrificante facilitando i movimenti di scorrimento dei capi articolari e riducendo l’usura degli stessi.
Esistono vari tipi di articolazioni, che permettono diversi movimenti:
sinartrosi: sono le articolazioni del cranio; sono fisse, molto robuste e danno la massima protezione ai tessuti dell’encefalo;
a cardine: sono le articolazioni del gomito e del ginocchio; permettono il movimento  in una sola direzione;
a sfera: sono le articolazioni della spalla e dell’anca; permettono movimenti circolari e sono formate da un’apofisi sferica di un osso che si adatta alla corrispondente cavità dell’altro osso;
condilartrosi: sono le articolazioni del polso e della caviglia; il movimento del cranio sulle vertebre è anch’esso il risultato di un’apofisi adattata d una cavità.
I MUSCOLI. Il movimento dell’uomo è determinato da elementi contrattili; i muscoli, che possono essere lisci o striati.
Il tessuto muscolare liscio entra nella costituzione delle pareti di molti organi cavi degli apparati digerente, respiratorio, urinario, genitale, lo si trova anche nella parete dei vasi sanguigni nell’occhio etc. Ha una colorazione bianco giallastra ed è costituito da cellule allungate e fusiformi. La contrazione di questo tessuto è indipendente dalla volontà e avviene molto lentamente.
I muscoli striati  comprendono i muscoli volontari della testa, del tronco e degli arti alcuni muscoli annessi all’orecchio ed all’occhio e, infine, alcuni muscoli (ad esempio la  lingua) in rapporto con i visceri e perciò parzialmente involontari.
Un muscolo sottoposto a una serie di contrazioni può esaurire l’energia a sua  disposizione generando quella situazione che è detta fatica. Le cause che possono determinarla sono dovute al consumo dei materiali in grado di fornire energia (glucosio) e all’accumulo dei prodotti che provengono dalla demolizione di tale sostanza chimica (anidride carbonica, acido lattico etc).
Il sangue, irrorando il muscolo, asporta questi prodotti di rifiuto e apporta nuovo glucosio.
Anche quando il muscolo, sembra completamente rilassato, vi sono alcune fibre contratte.
Questo stato di leggera contrazione viene definito tono muscolare e a mantenerlo contribuiscono tutte le fibre che si contraggono, alternatamente, poche per volta. L’intensità di tale contrazione varia in rapporto all’organismo; è minima durante il sonno, ma maggiore quando si è seduti o in piedi.
Nel nostro organismo i muscoli scheletrici permettono i più svariati movimenti del corpo. Ad esempio i muscoli flessori contraendosi fanno ripiegare un osso sull’altro (ad esempio, il bicipite determina la flessione dell’avambraccio sul braccio).
Gli estensori, contraendosi determinano la distensione di un osso rispetto a un altro (ad esempio, muscolo tricipite).
Gli adduttori provocano l’avvicinamento delle ossa del piano mediano del corpo, gli abduttori l’allontanamento delle ossa del piano mediano del corpo.
I muscoli orbicolari delimitano una cavità (ad esempio, la bocca).
Generalmente i muscoli agiscono in coppie determinando azioni opposte (muscoli antagonisti); ne sono un esempio il bicipite, che contraendosi, determina la flessione dell’avambraccio, e il tricipite che contemporaneamente si rilassa.


L’APPARATO DIGERENTE
L’apparato digerente è costituito da un tubo (canale digerente) di forma irregolare, lungo circa 11 metri e da alcune ghiandole annesse (salivari, fegato, pancreas). Si divide in: bocca, faringe, esofago, stomaco, intestino tenue e intestino grasso.
Il CANALE DIGERENTE. La bocca è una cavità delimitata esternamente dalle labbra, posteriormente dalla faringe, in basso dalla lingua, in alto dal palato e, lateralmente dalle guance. All’interno della bocca ci sono: i denti, conficcati nella mandibola e nella mascella; la lingua, un organo di natura prevalentemente muscolare fissato anteriormente alla mandibola mediante il frenulo; il palato, la volta superiore della bocca (suddiviso in palato duro e palato molle), al centro della quale pende l’ugola, ai cui lati ci sono le tonsille.
Nella bocca sfociano i condotti di tre paia di ghiandole esocrine: le ghiandole sottolinguali, o salivari, le ghiandole sottomascellari e, vicino alle orecchie, le ghiandole parotidi.
La FARINGE. E’ una cavità a forma d’imbuto che comunica, ai alto, con le fosse nasali, in basso con l’esofago e, lateralmente, con le trombe d’eustachio. La faringe comunica con la laringe mediante una valvola, l’epiglottide che, durante la deglutizione si abbassa, impedendo al bolo alimentare di immettersi nel canale respiratorio.
L’ESOFAGO. Sezione del tubo digerente, lungo circa 25 centrimetri che scende lungo la cassa toracica, attraverso il diaframma e la cavità addominale, per poi scendere nello stomaco. Le pareti sono formate da tre tuniche sovrapposte: la tunica esterna, connettivale, la tunica mediana, muscolare, e la tunica interna, di natura epiteliale. La muscolatura della tunica mediana provvede, mediamente contrazioni peristaltiche, a spingere il bolo alimentare.
Lo STOMACO. E’ una sacca muscolare nella quale il cibo viene trasformato in chimo prima di passare nel duodeno. E’ provvisto di due aperture: il cardias, che lo collega all’esofago, e il piloro, che lo collega all’intestino. E’ formato da tre tuniche sovrapposte: la tunica sierosa, disposta esternamente; la tunica muscolare, intermedia, che con le sue contrazioni rimescola continuamente il contenuto dello stomaco; la tunica mucosa, interna tappezzata da numerose ghiandole che secernono il succo gastrico.
L’INTESTINO. L’intestino tenue è un tubo di circa sette metri ripiegato in modo da formare varie anse che occupano la cavità addominale. Le sue pareti interne sono tappezzate da ghiandole che producono il succo enterico e da un gran numero di villi intestinali (circa 4-5 milioni) che hanno la funzione di aumentare la superficie intestinale di assorbimento. E’ suddiviso in tre parti: duodeno, digiuno, ileo: L?ileo comunica con l’intestino crasso mediante la valvola ileo-ciecale.
L’intestino crasso. Lungo circa 1,80 m, è più grosso e meno mobile. Si divide in cieco, colon e retto. All’estremità basale del cieco è sospesa l’appendice vermiforme, un sottile canale di circa 9 cm a fondo cieco. Dopo il cieco inizia il colon che, nelle prima parte detta colon ascendente, risale a destra fin sotto al fegato; passa sotto lo stomaco (colon trasverso) e riscende a sinistra (colon discendente) per terminare nell’ultimo tratto dell’intestino (retto) che comunica con l’esterno mediante l’orifizio anale.
FEGATO e PANCREAS Il fegato è una ghiandola posta nella cavità addominale, a destra, sotto il muscolo diaframma. E’ diviso da alcuni solchi in quattro lobi: lobo destro, lobo sinistro, lobo caudato o spigelio e lobo quadrato.
La sua superficie esterna è rivestita da una membrana sierosa i cui legamenti mantengono in situ l’organo. Sotto la membrana sierosa via è una tunica (capsula di Glisson) poggia sul parenchima epatico. Il fegato è ricco di vasi sanguigni e svolge molte funzioni importanti fra cui quella di secernere la bile, che prodotta dalle cellule epatiche, viene convogliata nei canalicoli biliari che danno origine a condotti di calibro maggiore fino a confluire in due condotti che si riuniscono nel dotto epatico.
Il pancreas è una ghiandola di forma allungata disposta trasversalmente nella cavità addominale, dietro lo stomaco. Produce il succo pancreatico che viene convogliato nel duodeno mediante due condotti: il condotto di wirsung e il condotto di santorini.
LA DIGESTIONE: La scomposizione chimica del cibo avviene durante la digestione ad opera di enzimi, contenuti nei succhi digestivi, in grado di scomporre proteine, grassi e glucidi. Gli enzimi sono prodotti dalle ghiandole salivari, dalle ghiandole dello stomaco, dell’intestino, dal fegato e dal pancreas.
La prima fase avviene nella bocca ad opera della saliva prodotta dalle ghiandole salivari e contenente un enzima,la ptialina, che scompone le grosse molecole di amido trasformandole in glucidi più semplici.
La seconda fase avviene nello stomaco ad opera dei succhi gastrici secreti dalle ghiandole dello stomaco formati da acido cloridrico e dall’enzima pepsina, la cui azione sinergica consente di scomporre le proteine in molecole più semplici. La mucosa dello stomaco produce anche la mucina, che protegge le pareti dello stomaco dall’azione dell’acido cloridrico e della pepsina. In seguito, il cibo, reso una poltiglia acida (chimo), passa lentamente attraverso il piloro e raggiunge l’intestino tenue, dove la fase della digestione viene ultimata grazie all’azione della bile, del succo pancreatico e del succo enterico.
La bile, prodotta dal fegato, provvede ad emulsionare i grassi, a neutralizzare l’acidità del succo gastrico, e a impedire la putrefazione del contenuto intestinale. Il succo pancreatico contiene tre enzimi: la tripsina, che scompone le proteine in amminoacidi, la steapsina, che scompone i lipidi in acidi grassi e glicerolo; l’amilopsina, che trasforma gli amidi in maltosio. Il succo enterico trasforma il chimo in chilo, un liquido lattescente che viene assorbito dai villi intestinali. Quando il cibo raggiunge l’inizio dell’intestino crasso, la digestione è quasi completata; in questo tratto vengono assorbiti l’acqua e i Sali minerali. Il residuo reso cosi più solido mediante le contrazioni peristaltiche viene spinto poi verso l’ano.
L’assorbimento delle sostanze nutritive avviene nell’intestino tenue grazie ai villi intestinali. Sotto la parete di ognuna di queste piccole sporgenze a fondo cieco, c’è una rete di capillari sanguigni con al centro un vaso linfatico (vaso chilifero). Il chilo passa attraverso le sottili pareti del villo e le sostanze in esso contenute prendono due strade: il glucosio, gli altri zuccheri semplici e gli amminoacidi penetrano nei vasi sanguigni, mentre i grassi entrano nel vaso chilifero. Attraverso il sangue e la linfa le sostanze nutritive vengono trasportate e distribuite a tutte le cellule per essere assimilate dall’organismo.

APPARATO RESPIRATORIO
L’apparato respiratorio è costituito dai polmoni e da altri organi accessori (fosse nasali,faringe, laringe, trachea, bronchi) che, insieme, formano le vie respiratorie.
Le FOSSE NASALI. Sono due cavità separate da un setto, detto setto nasale, comunicanti con l’esterno mediante le narici e con l’interno mediante le coane. Ciascuna fossa nasale presenta delle lamine ossee (cornetti nasali o turbinati) che dividono la cavità in tre condotti detti meato superiore, meato medio, meato inferiore. Le fosse nasali sono rivestite da mucosa con funzione olfattiva e respiratoria.
La FARINGE è una cavità a forma di imbuto, comune all’apparato respiratorio e a quello digerente; sbocca anteriormente nella laringe e posteriormente nell’esofago.
La LARINGE è un breve condotto a forma di piramide con base maggiore rivolta verso l’alto. E’ situata nel collo al di sotto dell’osso ioide e comunica con la faringe mediante la glottide, apertura di forma ovale sormontata da una amina cartilaginea (epiglottide) che si abbassa durante la deglutizione per impedire che il bolo alimentare vada nell’apparato respiratorio. E’ costituita da una serie di pezzi cartilaginei detti: cartilagine tiroidea (forma il pomo di adamo); cartilagine cricoidea (a forma di anello presso la base della laringe); cartilagini aritenoidee (sono in numero di due e sono saldate alla cartilagine cricoidea nella zona posteriore).
La mucosa che tappezza la laringe forma nella zona mediana quattro pieghe sporgenti: le corde vocali superiori, o false, e le corde vocali inferiori, o vere.
La TRACHEAE’ un tubo cilindrico di circa 12 cm collegato alla laringe e che scende nella cavità toracica davanti all’esofago. E’ formata da una serie di anelli cartilaginei e da una membrana muscolare a fibre lisce; internamente è rivestita da un epitelio cilindrico vibratile, provvisto di ciglia e secernente muco, il cui compito è quello di impedire la penetrazione di corpi estranei.
I BRONCHI hanno la stessa struttura della trachea; all’estremità inferiore la trachea si biforca in due rami detti grossi bronchi il destro più corto e di calibro maggiore del sinistro. Ambedue i bronchi si addentrano nel polmone corrispondente dividendosi in rami sempre più numerosi e di calibro minore, detti bronchioli.
I POLMONI sono due masse spugnose elastiche situate nella cavità toracica. Hanno la forma di un cono con la base che poggia sul muscolo diaframma e l’apice rivolto verso l’alto. Ciascun polmone è avvolto da una membrana sierosa, detta pleura, costituita da due foglietti di cui l’interno (pleura viscerale) ricopre la superficie polmonare, e  l’esterno (pleura parietale) tappezza la cavità toracica. Tra i due foglietti è presente un liquido (liquido pleurico) che ha la funzione di facilitare lo scorrimento dei foglietti durante l’atto respiratorio.
Ciascun polmone è diviso in lobi da profonde scissure (tre lobi per il destro e due per il sinistro). La superficie esterna dei polmoni presenta molte piccole aree poligonali dette lobuli polmonari. In ciascun lobulo penetra un bronchiolo che si suddivide in numerosi rami dal diametro molto piccolo, detti bronchioli respiratori, sfocianti in piccole sacche a fondo cieco dette infundibuli, le pareti interne degli infundiboli presentano moltissime celle microscopiche (alveoli polmonari) attraverso le cui sottili pareti avvengono gli scambi respiratori.
FISIOLOGIA DELLA RESPIRAZIONE. L’atto respiratorio consta di due fasi dette: inspirazione ed espirazione. Durante l’inspirazione la cassa toracica aumenta da molto la sua capacità volumetrica per azione combinata dei muscoli respiratori del torace che, contraendosi, fanno sollevare le costole e lo sterno e del muscolo diaframma, che si abbassa premendo la cavità viscerale. I polmoni seguono passivamente il movimento della cassa toracica dilatandosi.
Ne deriva una diminuzione della pressione gassosa all’interno del polmone con una conseguente aspirazione di aria dall’ambiente esterno. Nell’espirazione i muscoli inspiratori si rilasciano, facendo tornare costole e sterno alla posizione iniziale, mentre il muscolo diaframma si solleva a cupola. In tal modo la cassa toracica riacquista la sua normale capacità determinando una compressione dei polmoni con la conseguente espulsione dell’aria contenuta.
La respirazione viene detta toracica quando prevale l’azione dei muscoli intercostali (nell’uomo adulto e nei bambini), addominale quando prevale l’azione del diaframma (nelle donne). Un adulto in condizioni di riposo inspira ed espira un volume di aria pari a 6-8 litri al minuto, questa quantità aumenta di molto quando si passa dal riposo all’attività fisica. La quantità di aria introdotta durante un’ispirazione tranquilla (circa 500 cc.) viene detta aria respiratoria; la quantità di aria introdotta con una inspirazione forzata (circa 1500 cc.) viene detta aria complementare; l’aria emessa con un’espirazione forzata è definita aria supplementare (circa 1500 cc.). La somma dell’aria respiratoria, dell’aria complementare e di quella supplementare (circa 3500 cc.) costituisce la capacità vitale, cioè la quantità massima di aria che può essere espulsa con una espirazione forzata susseguente ad inspirazione forzata.
Non è comunque possibile espellere tutta l’aria dai polmoni, ne rimane sempre una quantità di circa 1000-1500—cc., detta aria residua. Sommando l’aria residua alla capacita vitale, si ottiene la misura della capacità totale dei polmoni (circa 4500-5000 cc.).
La composizione chimica dell’aria inspirata e di quella espirata sono alquanto diverse: l’aria espirata contiene meno ossigeno e più anidride carbonica di quella inspirata, e inoltre, è satura di vapore acqueo. Le modificazioni chimiche fra l’aria inspirata ed espirata avvengono a livello alveolare mediante un processo di diffusione dovuto alla diversa tensione che ossigeno e anidride carbonica hanno nell’aria atmosferica e nel sangue. Durante l’inspirazione infatti, gli alveoli polmonari si riempiono di aria; la tensione dell’ossigeno in essa contenuto è però superiore a quella che questo gas ha nel sangue, per cui ossigeno passa attraverso le sottili pareti dell’alveolo e dei capillari sanguigni per unirsi al pigmento respiratorio contenuto nel sangue (emoglobina). Analogamente, la tensione dell’anidride carbonica contenuta nel sangue è superiore a quella che questo gas ha nell’atmosfera e pertanto l’anidride carbonica si diffonde nell’aria alveolare. L’emoglobina reagisce chimicamente con l’ossigeno formando un composto detto ossiemoglobina, che conferisce al sangue arterioso il suo caratteristico colore rosso brillante. La formazione di ossiemoglobina avviene quando il sangue circola nei capillari che circondano gli alveoli polmonari. I l sangue arterioso raggiunge tutti i tessuti dove, a causa della bassa tensione dell’ossigeno ivi esistente, l’ossiemoglobina libera l’ossigeno che diffonde nelle cellule. Il trasporto dell’anidride carbonica dai tessuti agli alveoli polmonari avviene con un meccanismo più complesso. Soltanto una piccola quantità di anidride carbonica si scioglie nell’acqua del plasma, mentre la maggior parte di essa entra in reazione con l’acqua per formare acido carbonico. Tale reazione è catalizzata da un enzima respiratorio detto anidrasi carbonica l’acido carbonico, essendo molto instabile, si dissocia subito per cui è presente nel plasma sotto forma di bicarbonato che, giunto ai capillari polmonari, sempre per opera dell’anidrasi carbonica, viene nuovamente trasformato in anidride carbonica e acqua. L’anidride carbonica passa per diffusione nelle cavità alveolari e da qui, con l’espirazione viene emessa all’esterno. La concentrazione di anidride carbonica nel sangue regola il ritmo respiratorio quando è elevata, la respirazione diviene più rapida e profonda, quando invece è bassa, la respirazione rallenta.

APPARATO CIRCOLATORIO
L’apparato circolatorio dell’uomo è costituito da un complicato sistema di “tubi” che nel loro insieme formano un circuito chiusi in cui circola il sangue, al centro del quale si trova il cuore.
Dal cuore partono grossi vasi (arterie) che distribuiscono il sangue a tutte le parti del corpo diramandosi man mano in vasi di calibro sempre più piccolo (capillari arteriosi). I capillari arteriosi formano una fitta rete nella quale circola il sangue che distribuisce ad ogni cellula le sostanze nutritive e ne riceve in cambio i prodotti di rifiuto. Il sangue carico di rifiuti passa nei capillari venosi che, congiungendosi, formano altri vasi più grandi, le vene, che ritornano la cuore.
Il cuore e i vaso sanguigni. Il cuore è un muscolo cavo di forma conica, grande quanto un pugno, del peso di circa 275 grammi, situato nella cavità toracica, dietro lo sterno, nello spazi tra i polmoni (mediastino). E’ avvolto da una membrana (pericardio), ed internamente è rivestito dall’endocardio. Il cuore è formato da unao speciale tessuto muscolare detto miocardio, ed è irrorato esternamente da piccoli vasi sanguigni, detti coronarie. All’interno è diviso in due parti separate da un robusto setto muscolare; la parte destra contiene il sangue venoso e la sinistra il sangue arterioso. Ognuna delle parti è costituita da due cavità sovrapposte: quella superiore, caratterizzata dalle pareti sottili (atrio o orecchietta), quella inferiore, caratterizzata dalle pareti robuste (ventricolo). Le due cavità di ogni parte (atrio e ventricolo) comunicacano tra loro mediante un orifizio munito di una valvola a forma di imbuto membranoso, che permette il passaggio del sangue un un’unica direzione. La valvola tra atrio e ventricolo destro è detta tricuspide, quella tra atrio e ventricolo sinistro, bicuspide o mitrale. Nell’atrio destro penetrano due grossi canali, la vena cava superiore e la vena cava inferiore, le quali portano il sangue che proviene dai vari distretti corporei. Nell’atrio sinistro sboccano le quattro vene polmonari, che portano il sangue arterioso proveniente dai polmoni. Dal ventricolo destro prende origine l’arteria polmonare, mentre da  quello sinistro l’arteria aorta. All’imbocco di queste arterie vi sono delle valvole (valvole semilunari) che impediscono al sangue, penetrato nell’arteria, di ritornare al ventricolo. I vasi sanguigni sono di tre tipi: arterie, vene, capillari.
Le arterie sono dei vasi sanguigni dalle pareti molto robuste che prendono origine dai ventricoli del cuore e trasportano il sangue fino alle zone periferiche. Allontanadosi dal cuore esse si ramificano formando vasi dal calibro sempre più piccolo (arteriole e poi ancora capillari). Le pareti delle arterie sono costituite d atre strati concentrici sovrapposti, detti tuniche: la tunica interna, o endotelio, formata da un particolare tessuto epiteliale, la tunica mediana formata da tessuto muscolare liscio ricco di fibre elastiche, e la tunica esterna formata da tessuto connettivo e da fibre elastiche.
Le vene sono vasi dalle pareti sottili che prendono origine dai capillari situati nelle diverse parti del corpo e portano il sangue al cuore..  Le vene hanno pareti costituite da tre strati, ma questi hanno uno spessore minore e mancano di fibre elastiche. Sulle pareti interne delle vene più grandi si trovano, a intervalli regolari, delle pieghe membranose a forma di tasca, dette valvole a nido di rondine, che lasciano scorrere il sangue soltanto in direzione del cuore
I capillari sono tubicini di calibro estremamente ridotto; sono costituiti solo dall’endotelio attraverso il quale avvengono gli scambi fra sangue e tessuti.
La circolazione del sangue. Il cuore è l’organo motore che fa circolare continuamente il sangue. Come una pompa si contrae e si rilascia ritmicamente spingendo il sangue nelle arterie e aspirandolo dalle vene. Il movimento di contrazione è detto sistole, quello di dilatazione è detto diastole. Quando gli atri si contraggono (sistole degli atri) i ventricoli si distendono (diastole dei ventricoli) e viceversa. Tale successione di movimenti prende il nome di ciclo cardiaco, esso si svolge in tre fasi:
sistole atriale, durante la quale gli atri si contraggono e il sangue viene spinto nei ventricoli attraverso le valvole atrio ventricolari;
sistole ventricolare, durante la quale la muscolatura dei ventricoli entra in tensione e poi si contrae spingendo il sangue nelle arterie; le valvole atrio ventricolari restano chiuse, mentre le valvole semilunari sono aperte;
breve pausa, durante la quale tutto il cuore è in diastole.
Tutto il ciclo cardiaco dura in media ¾ di secondo e si manifesta con i fenomeni del battito e dei toni cardiaci in un minuto si compiono circa 70 cicli cardiaci, corrispondenti ai 70 battiti del cuore. Si distinguono una grande ed una piccola circolazione.
La grande circolazione incomincia dal ventricolo sinistro e termina all’atrio destro: il sangue viene distribuito ai vari organi del corpo.
La piccola circolazione comincia dal ventricolo destro, e termina all’atrio sinistro; il sangue va ad ossigenarsi ai polmoni.
La grande circolazione inizia con la contrazione del ventricolo sinistro; il sangue viene spinto con forza nell’aorta e da qui, passando attraverso arterie sempre più piccole, raggiunge i capillari situati in tutti i distretti corporei cedendo le sostanze trasportate e ricevendone in cambio i prodotti di rifiuto. Divenuto venoso, il sangue ritorna al cuore (atrio destro) attraverso la vena cava superiore o discendente che raccoglie il sangue proveniente dalle testa e dalle braccia e la vena cava inferiore che raccoglie il sangue proveniente dalla parte inferiore del corpo. Quando l’atrio si è riempito, si contrae spingendo il sangue nel sottostante ventricolo che è in fase di dilatazione. Successivamente (piccola circolazione) il ventricolo destro si contrae e spinge il sangue nell’arteria polmonare che, dividendosi nei due rami destro e sinistro, lo porta ai polmoni dove avvengono gli scambi gassosi. Il sangue, divenuto arterioso, ritorna all’atrio sinistro del cuore mediante le quattro vene polmonari. Dopo di che l’atrio sinistro si contrae, il sangue passa nel ventricolo sottostante e il ciclo ricomincia.
La linfa e la circolazione linfatica. La linfa è un liquido trasparente che si forma perché il plasma sanguigno trasuda attraverso la parete dei capillari arteriosi e si diffonde negli spazi intercellulari. E’ costituita da un liquido molto simile al plasma sanguigno e da globuli bianchi; mancano solo le proteine che non possono passare attraverso le pareti dei capillari. La linfa, cosi come il sangue, cede alle cellule le sostanze nutritive e ne riceve in cambio i prodotti di rifiuto del metabolismo cellulare. Dopo essersi caricata di sostanze di rifiuto, la linfa viene in parte riassorbita a livello dei capillari e, in parte, si raccoglie in un sistema di piccoli vasi linfatici detti capillari linfatici, tali capillari formano una fitta rete e confluiscono in vasi di calibro sempre maggiore. All’interno di questi vasi si trovano le valvole dette a nido di rondine, che hanno luogo lo scopo di convogliare la linfa in un’unica direzione.
Lungo il decorso dei vasi linfatici vi sono dei noduli detti linfoghiandole o gangli linfatici, in cui viene prodotta una parte dei globuli bianchi, mentre la linfa viene filtrata e purificata da eventuali germi patogeni e da altre sostanze di rifiuto provenienti dai tessuti. A livello dei gangli linfatici vengono prodotti anche gli anticorpi. Tutti i vasi linfatici confluiscono in una dilatazione detta cisterna di Perquet, dalla quale prende origine il dotto toracico, che, dopo aver raccolto la linfa proveniente dalla parte sinistra del corpo, sfocia nella vena succlavia sinistra. La linfa proveniente dalla parte destra del corpo viene invece raccolta dalla grande vena linfatica che sfocia nella vena succlavia destra.
La milza, organo situato nella cavità addominale in alto a sinistra, può essere considerato un grosso ganglio linfatico. Fabbrica i globuli bianchi, distrugge i globuli rossi invecchiati e funziona da serbatoio di globuli rossi.
Il sangue è un tessuto connettivo  formato da una parte liquida (plasma) e da una parte corpus colata costituita dalle cellule tipiche dl sangue. I l sangue è un liquido di colore giallo chiaro, formato prevalentemente da acqua e da Sali minerali (in massima parte da cloruro di sodio), da sostanze organiche (prodotti di rifiuto delle cellule e prodotti nutritivi destinati alle cellule) e da diversi tipi di proteine quali albumina, globuline e fibrinogeno, quest’ultimo particolarmente importante nei fenomeni di coagulazione del sangue. Nel sangue troviamo tre diversi tipi di cellule : globuli rossi, globuli bianchi, piastrine.
GLOBULI ROSSI, detti anche emazie, o reticolciti, sono cellule anucleate, tondeggianti, a forma di disco biconcavo; sono rivestiti da una sottile membrana cellulare e il loro colore rosso è dovuto alla presenza di una particolare proteina contenente ferro detta emoglobina. L’emoglobina ha una grandissima importanza nei fenomeni respiratori in quanto ha la capacità di legarsi alle molecole dell’ossigeno formando un composto labile detto ossiemoglobina. La formazione di ossiemoglobina avviene a livello polmonare. L’enorme numero di globuli rossi (mediante circa 4-5 milioni per millimetro cubico) assicura una enorme superficie di scambio per l’anidride carbonica e l’ossigeno a livello degli alveoli polmonari ed a livello dei tessuti. Essendo privi di nucleo, i globuli rossi hanno vita breve (circa 120 giorni); dopo questo periodo vengono distrutti dalla milza e dal fegato, mentre il midollo rosso delle ossa provvede a ripristinare il numero.
I GLOBULI BIANCHI; detti anche leucociti, i globuli bianchi sono cellule incolore di dimensioni maggiore delle emazie e sono provvisti di un grosso nucleo; in media il sangue ne contiene circa 6-8000 per millimetro cubico. I globuli bianchi difendono l’organismo dalle infezioni; alcuni di essi attaccano i germi patogeni inglobandoli e dirigendoli (fagocitosi), altri producono particolari sostanze proteiche (anticorpi) che agiscono selettivamente contro i vari germi o contro sostanze dannose (tossine) prodotte dai germi stessi.
I globuli bianchi sono dotati anche di movimenti propri, infatti sono in grado di emettere degli pseudopodi che consentono loro il movimento; sono inoltre in grado di passare attraverso le sottili pareti dei capillari (fenomeno della diapedesi). Nel corso di un processo infettivo i globuli bianchi aumentano di numero grazie a una super produzione da parte della milza, delle ghiandole linfatiche e del midollo osseo.
LE PIASTRINE: sono elementi sprovvisti di nucleo, di forma ovale o tondeggiante e di dimensioni di molto inferiori a quelle dei globuli rossi; il loro numero è mediamente di circa 280.000 per millimetro cubico di sangue. Le piastrine svolgono un ruolo fondamentale nel processo di coagulazione del sangue.
Quest’ultima avviene quando il sangue entra in contatto con l’aria; a tale processo partecipano le piastrine ed il fibrinogeno contenuto nel plasma. Appena il sangue viene a contatto con l’aria, le piastrine accorrono verso il luogo della rottura dei vasi sanguigni, la loro esile parete si rompe e ne fuoriesce una sostanza che provoca una complessa serie di reazioni che trasformano il fibrinogeno in fibrina; questa forma sulla ferita una fitta rete di sottili filamenti che imbriglia le cellule del sangue bloccando cosi l’emorragia.
Il sangue compie molte ed importanti funzioni:
trasporta le sostanze nutritive assorbite dall’intestino alle cellule ed ai tessuti;
trasporta l’ossigeno dai polmoni ai tessuti;
trasporta l’anidride carbonica e i prodotti di rifiuto delle cellule ai polmoni e agli organi escretori;
trasporta gli ormoni in tutto l’organismo;
regola la temperatura corporea cedendo o assorbendo calore a seconda delle necessità.

APPARATO UROGENITALE
L’apparato urogenitale viene  considerato un unico apparato, in quanto l’apparato escretore e l’apparato genitale hanno stretti legami e vicine derivazioni embrionali.
L’APPARATO ESCRETORE è formato dai reni e dalle vie urinarie. I reni hanno la funzione di depurare il sangue dai prodotti del catabolismo proteico (urea) e di eliminare le sostanze in eccesso nel sangue; inoltre mantengono l’equilibrio idrico e dei Sali minerali e regolano il ph.
I reni sono due organi ghiandolari a forma di fagiolo, lunghi circa 10-15 cm collocati nella cavità addominale nella regione lombare. Nella zona centrale del rene vi  è l’ilo, una zona in cui penetra l’arteria renale e l’uretere. Ogni rene è avvolto da una capsula fibrosa sottile e trasparente; in sezione longitudinale esso appare differenziato in due zone : quella esterna o corticale di aspetto granuloso e di colore giallo-rossastro, e quella interna o midollare più compatta e di colore rosso cupo; la parte midollare presenta strutture coniche dette piramidi di malpighi, con la base rivolta verso la sostanza corticale e l’apice che si affaccia in una cavità detta bacinetto renale.
I reni sono ghiandole tubolari composte e risultano costituiti ciascuno da circa un milione di strutture microscopiche, i nefroni, che rappresentano le unità funzionali dei reni. Ciascun nefrone filtra il sangue e produce l’urina compiendo su scala ridotta la stessa funzione dell’intero organo. Nel nefrone distinguiamo un tubulo sottile, lungo parecchi millimetri, e una fitta  rete di capillari sanguigni detti glomeruli di malpighi. I capillari sanguigni del glomerulo partono dall’arteriola afferente (una delle ramificazioni dell’arteria renale) fino a costituire un’altra arteriola di calibro minore detta arteriola efferente. Ciascun glomerulo è posto all’interno di una dilatazione della parte iniziale del tubulo detta capsula di Bowman, costituita da un doppio strato di cellule, uno dei quali aderisce al glomerulo mentre l’altro da inizio a un tubo sottile (tubulo renale). Questo, nel primo tratto, ha un andamento sinuoso (tubulo contorto prossimale), poi, divenuto dritto, penetra nella zona midollare descrivendo un’ansa (ansa di Henle) per poi ritornare nella zona corticale. In questa zona descrive ancora circonvoluzione (tubulo contorto distale) e sfocia in un canale collettore attraverso la piramide di Malpighi. Più canali collettori confluiscono in tubi di calibro maggiore ciascuno dei quali si apre nel bacinetto renale. Da questo parte un lungo tubo, l’uretere, che sbocca poi in un serbatoio (vescica) comunicante con l’esterno mediante un canale detto uretra.
L’ATTIVITA’ RENALE. I reni filtrano il sangue producendo l’urina. La prima fase della formazione dell’urina avviene nel glomerulo. Il sangue, che circola nei capillari glomerulari sotto la spinta esercitata dal cuore, fa fuoriuscire il plasma sanguigno attraverso l’esile parete dei capillari che, attraversando il sottile strato interno della capsula di bowman, si raccoglie nell’intercapedine posta tra i due strati cellulari, e da qui passa nel lume del tubulo renale. Il glomerulo, quindi, si comporta come un ultrafiltro fornito di pori piccolissimi in grado di trattenere le molecole molto grandi (proteine) lasciando passare quelle di dimensioni minori. Accurate misure hanno stabilito che deve intervenire un processo mediante il quale gran parte dell’acqua filtrata viene riassorbita. Tale processo di riassorbimento si verifica nel tubulo renale e riguarda sia l’acqua che altre sostanze ancora utili per l’organismo. Non tutte le sostanze presenti nell’urina primitiva vengono riassorbite in egual misura: il glucosio, la maggior parte degli aminoacidi e delle vitamine non sono, infatti, presenti nell’urina in condizioni normali; l’urea, derivante dalla scissione degli aminoacidi, viene riassorbita solo in minima parte; gli ioni sodio, potassio, cloro vengono assorbiti in quantità variabili a seconda della loro concentrazione.
A differenza del glomerulo renale, che si lascia attraversare passivamente dai componenti del plasma, le cellule del tubulo renale sono in grado di esercitare un riassorbimento selettivo, scegliendo le sostanze non dannose, e sono anche in grado di esercitare un trasporto attivo agendo contro il gradiente di concentrazione (il glucosio ha all’interno del tubulo renale una concentrazione minore di quella che ha nei capillari circostanti; pur tuttavia le cellule del tubulo prelevano glucosio dall’urina primitiva trasferendolo ai capillari contro le leggi fisiche della diffusione ).
Mediante i processi di ultra filtrazione, riassorbimento selettivo e trasporto attivo la soluzione primitiva, contenuta nella capsula di bowman, viene cosi trasformata in un liquido giallognolo denominato urina, la quantità di urina emessa da un uomo adulto in perfette condizioni di salute, oscilla tra 1 e  1,5 litri nelle 24 ore; tale quantità varia con il variare delle diverse condizioni di salute e con il variare della dieta.

L’APPARATO MASCHILE. Gli organi che compongono l’apparato genitale maschile hanno la funzione di preparare gli spermatozoi e di deporli direttamente nel corpo della donna. La formazione degli spermatozoi avviene nelle gonadi maschili, o testicoli, due ghiandole ovoidali del diametro massimo di 4 cm contenute in una sacca (scroto). Ciascun testicolo è costituito da un gran numero di canalicoli raggomitolati, i tubuli semiferi contorti, nel quale si formano le cellule sessuali. Raggiunta la maturazione, gli spermatozoi vengono convogliati prima nell’epididimo, una struttura costituita da un condotto sottile e lungo circa 7 metri ripiegato più volte su se stesso, e ivi immagazzinati si riversano poi nel condotto deferente fino ad arrivare a speciali diverticoli dello stesso condotto, detti vescichette seminali. In esse gli spermatozoi sostano prima di essere emessi all’esterno, immersi in un liquido prodotto dalle stesse vescichette, dalle ghiandole bulbo uretrali e dalla prostata. Tale liquido attiva i movimenti degli spermatozoi e rappresenta un ottimo veicolo per condurli all’esterno. Le vescichette seminali, attraverso i condotti eiaculatori, comunicano con l’uretra, comune alle vie urinarie e genitali. Gli spermatozoi, tramite il pene (un organo muscolare molto vascolarizzato e attraversato dall’uretra) possono raggiungere le cellule uovo situate nel corpo della donna e fecondarle.
L’APPARATO GENITALE FEMMINILE: è conformato in maniera tale da esere in grado di produrre le cellule uovo, di ricevere gi spermatozoi ed assicurae il completo sviluppo dell’uovo fecondato e dell’embrione fino alla nascita.
Le gonadi femminili o ovaie sono due ghiandole situate nella cavità addominale; ogni ovaia è formata da una parte midollare interna ricca di vasi sanguigni, e da una parte corticale esterna su cui si trovano numerose masse cellulari vescicolose dette follicoli oofori, in ciascuno dei quali si origina e matura una cellula uovo. Presso ogni ovaia vi è un canalicolo di circa 10-12 cm, l’ovidotto, o tuba di Falloppio, che presenta all’estremità superiore una zona allargata e sfrangiata detta padiglione della tuba. L’ovidotto ha la funzione di convogliare l’uovo proveniente dell’ovaio e raccolto dal padiglione in un altro organo interno, l’utero. L’uovo viene sospinto verso l’utero dalle ciglia vibratili dell’epitelio che riveste il lume dell’ovidotto; inoltre, tali ciglia rallentano il movimento degli spermatozoi  facilitando il loro incontro con la cellula uovo. L’utero è un organo cavo che ha il compito di permettere il passaggio degli spermatozoi e di accogliere l’uovo fecondato assicurando il completo sviluppo dell’embrione, L’utero è unito alla vagina, un canale lungo circa 10 cm, situato tra l’intestino retto e l’uretra comunicante con l’esterno nel quale vengono depositati gli spermatozoi.
LA FECONDAZIONE. Quando lo spermatozoo incontra una cellula uovo e si unisce ad essa, ha luogo il processo della fecondazione, che si svolge di solito nella parte superiore dell’ovidotto. Introdotti nella vagina, varie centinaia di milioni di spermatozoi cominciano a risalire, con movimenti attivi. Soltanto pochi spermatozoi riusciranno ad arrivare vicini all’uovo e soltanto uno feconderà la cellula femminile. Se la fecondazione ha luogo, comincia il periodo di gravidanza o di gestazione.
LA GESTAZIONE Dura in media 280 giorni nei quali progressivamente avviene la trasformazione della cellula uovo in embrione e, successivamente, in feto. Alla fine di questo periodo si verifica il parto e il bambino viene alla luce.

APPARATO ENDOCRINO
Gli organi non agiscono indipendentemente l’uno dall’altro; le loro azioni sono coordinate da due meccanismi speciali che le controllano e le regolano continuamente: un meccanismo nervoso e uno chimico o ormonale, strettamente connessi tra di loro. L’apparato endocrino con le sue ghiandole provvede a regolare le attività del corpo per mezzo degli ormoni.
Le GHIANDOLE ENDOCRINE E gli ORMONI.. Le ghiandole endocrine secernono sostanze chimiche chiamate ormoni, che operano una regolazione specifica negli organi periferici. Gli ormoni vengono immessi direttamente nel circolo sanguigno che li trasporta all’organo bersaglio.
IPOFISI. Detta anche ghiandola pituitaria: è una piccola ghiandola posta alla base del cervello; è costituita da due parti: lobo posteriore e lobo anteriore produce numerosi ormoni: la somatotropina che è un regolatore della crescita, l’ormone follicolo stimolante che stimola la maturazione dei follicoli ovarici e delle cellule seminali; la corticotropina, che stimola le ghiandole surrenali a produrre i loro ormoni (adrenalina) e controlla l’azione di molte altre ghiandole.
EPIFISI, detta anche ghiandola pineale, l’epifisi è situata all’interno del cranio ed è unica all’encefalo da un penducolo. Pare che la melatonina, da essa secreta, influisca sulle attività delle ovaie.
TIROIDE, è situata alla base del collo davanti alla trachea; secerne la tiroxina, che controlla la velocità del nostro metabolismo. Nella tiroide vi è la massima concentrazione di iodio del nostro corpo.
PARATIROIDI, sono quattro piccole ghiandole incassate due per lato sulla faccia posteriore della tiroide. Secernono il paratormone che controlla la concentrazione del calcio nel sangue. Lo sviluppo di ossa, denti, i fenomeni di coagulazione del sangue, gli spasmi muscolari, i dolori gastrici e gli equilibri psichici sono influenzati dalla concentrazione di calcio nel sangue.
TIMO, è situato sotto la tiroide dietro la parte superiore dello sterno. Secerne una sostanza che permette all’organismo di produrre anticorpi. La sua funzionalità regredisce con la crescita dell’individuo.
SURRENI, le ghiandole surrenali, simili a un cappuccio, sono situate su ciascuno dei due reni. La zona esterna (corteccia) produce ormoni che regolano l’equilibrio idrico e salino nel sangue; regolano anche la pressione sanguigna, la produzione di leucociti e il metabolismo dei grassi, delle proteine e dei carboidrati. La zona interna (midollare) produce l’adrenalina che determina aumenti del ritmo cardiaco, della pressione del sangue e della quantità di zucchero necessario per la produzione di energia.
PANCREAS ENDOCRINO, contiene particolari ammassi cellulari chiamati isole di Langerhans che producono l’insulina e il glucagone. L’insulina controlla la quantità di zucchero disponibile per la produzione di energia e per la riserva di glicogeno del fegato. Il glucagone trasforma il glicogeno in zucchero.
GONADI O GHIANDOLE SESSUALI, producono ormoni che determinano la femminilità e la mascolinità. Stimolano, inoltre, la produzione dei gameti (cellula uovo e spermatozoi). Esse sono i testicoli e le ovaie.
I testicoli elaborano il testosterone, ormone mascolinizzante che determina il cambiamento del timbro della voce, la crescita dei peli, e una muscolatura più robusta. Le ovaie elaborano un gruppo di ormoni tra cui gli estrogeni che provocano lo sviluppo del seno e l’allargamento dell’area del bacino nelle donne.

IL SISTEMA NERVOSO
Il sistema nervoso si divide in: sistema nervoso centrale, sistema nervoso periferico e sistema nervoso vegetativo.
SISTEMA NERVOSO CENTRALE Al pari del midollo spinale, è protetto da tre membrane, chiamate meningi; la membrana esterna è chiamata dura madre, quella intermedia aracnoide, mentre quella interna, a contatto con il cervello, pia madre. Lo spazio tra queste membrane (spazio sottoaracnoide) è riempito di un liquido (liquido cerebrospinale) che assicura una protezione all’encefalo e al midollo spinale.
IL CERVELLO Rappresenta circa l’80% della massa totale dell’encefalo; è diviso in due emisferi, destro e sinistro. L’emisfero destro controlla la parte sinistra del corpo e quello sinistro la parte destra. I due emisferi sono uniti in basso da un sistema di fibre nervose (corpo calloso). La corteccia cerebrale è formata da un sottile tessuto che ricopre il cervello, ricco di sostanza grigia che, ripiegata su se stessa, forma numerose circonvoluzioni. Dal punto di vista funzionale contiene i centri sensitivi e quelli motori. La sostanza bianca del cervello è costituita prevalentemente da miliardi di fibre nervose, dette neuroni. La maggior parte dei processi mentali più importanti e complessi, come pensiero, memoria, elaborazione delle decisioni, ha luogo nella corteccia cerebrale.
IL CERVELLETTO è situato nella parte posteriore dell’encefalo. La sua struttura è simile a quella del cervello ma di dimensioni più ridotte; presenta molte pieghe ma meno profonde di quelle del cervello. La sua funzione è quella di coordinare le azioni motorie; infatti le azioni motorie elaborate dal cervello vengono inviate prima al cervelletto per la coordinazione e poi agli organi deputati al movimento. In questa maniera i movimenti muscolari vengono coordinati in modo da assicurare la sequenza armonica delle azioni motorie.
IL MIDOLLO ALLUNGATO E’ l’ultima porzione dell’encefalo; esso controlla molte attività automatiche come il battito cardiaco, la pressione del sangue e la respirazione.
IL TALAMO E’ un organo ovoide che sporge nella cavità posta alla base del cervelletto detta terzo ventricolo; esso è un centro di raccordo posto lungo le vie afferenti alla corteccia cerebrale.
L’IPOTALAMO Si trova sotto il talamo; è un centro che controlla il sistema nervoso vegetativo simpatico, in quanto analizza le sensazioni di fame e di sete, regola la temperatura corporea e determina il comportamento sessuale ed emotivo. Il midollo spinale è un tubo che parte dal midollo allungato; è circondato dalle meningi e protetto dalle vertebre della colonna vertebrale. Le sue funzioni principali sono: trasmettere gli impulsi verso e dal cervello e smistare i riflessi. La parte centrale del midollo spinale, a forma di H, è costituita da sostanza grigia, mentre la parte restante è costituita da sostanza bianca. Un piccolo canale che si trova al centro lungo tutto il midollo spinale, contiene il liquido cerebrospinale.
SISTEMA NERVOSO PERIFERICO. Il sistema nervoso periferico è costituto dai nervi che collegano il sistema nervoso centrale con le diverse parti del corpo. I dodici nervi che si collegano all’encefalo sono detti nervi cranici. I nervi spinali (32 paia), invece, partono dal  midollo spinale. La maggior parte dei nervi cranici collega il cervello ai muscoli, alle ghiandole e agli organi di senso della testa. Alcuni nervi cranici sono esclusivamente di senso (nervi olfattivi, ottici, acustici) altri sono esclusivamente di moto (quelli che controllano il cristallino, le pupille, i muscoli dell’occhio, della faringe, della laringe e della lingua). Altri nervi cranici sono misti, cioè di senso e di moto, come quelli facciali, i trigemini  ei vaghi.
Ognuna delle 31 paia di nervi spinali controlla recettori ed effettori di una parte del corpo ed è formata da neuroni sia sensori che motori. Ogni nervo spinale ha due radici, una ventrale e una dorsale; la radice motoria nasce dalle corna anteriori del midollo spinale, mentre la radice sensoria nasce dalle corna posteriori. La radice dorsale contiene infatti principalmente neuroni sensori, che consentono il passaggio delle informazioni al sistema nervoso centrale. La radice ventrale contiene soprattutto neuroni motori, che portano gli impulsi nervosi fuori del sistema nervoso centrale.
IL SISTEMA NERVOSO AUTONOMO O VEGETATIVO. Molte funzioni essenziali del corpo si svolgono senza l’intervento della volontà e senza sforzo da parte nostra: il passaggio del cibo attraverso i tubo digerente, l’eliminazione dei prodotti di rifiuto attraverso i reni, e il passaggio del sangue attraverso il cuore. Esso comprende il sistema nervoso simpatico e il sistema nervoso parasimpatico, che sono collegati a tutti gli organi interni.
SISTEMA NERVOSO SIMPATICO si compone di una doppia catena gangliare, disposta lateralmente alla colonna vertebrale. La maggior parte dei nervi simpatici, quando vengono stimolati, liberano una sostanza chiamata noradrenalina che provoca la contrazione di alcune fibre muscolari e il rilassamento di altre.
Il sistema nervoso parasimpatico funge da antagonista del simpatico ed è costituito da alcuni nervi cranici e spinali; tra essi è importantissimo il vago che appartiene al decimo paio dei nervi cranici ed è il più lungo. Se si stimola un nervo parasimpatico si libera acetilcolina, che ha un effetto antagonista a quello della noradrenalina. Un muscolo che si contrae con la noradrenalina, si rilassa con l’acetilcolina.
I due sistemi, simpatico e parasimpatico, operano congiuntamente e agiscono direttamente per mantenere nelle condizioni ottimali lo stato interno dell’organismo.
GLI ORGANI DI SENSO. L’uomo possiede recettori di senso altamente specializzati e sviluppati. Alcuni sono situati nella pelle, altri negli occhi, nell’orecchio, nella bocca e nel naso. Altri recettori che sono situati nei muscoli, nei vasi sanguigni, nel cervello, nei polmoni, e in altri organi interni, ricevono delle sensazioni di cui l’organismo non è cosciente. I recettori svolgono due funzioni importanti: sono capaci di dare avvio agli impulsi nervosi e consentono di percepire gli stimoli dell’ambiente esterno. Un recettore può essere costituito da una cellula specializzata o semplicemente da una terminazione nervosa. Ogni recettore è particolarmente sensibile ad un certo tipo di stimolo, a cui risponde molto più velocemente degli altri recettori. Alcuni di esse rispondono a più stimoli, ma in questo caso la loro soglia di stimolazione è molto alta.
I RECETTORI OLFATTIVI Sono situati nella mucosa del naso. Gli odori sono causati da molecole o particelle delle varie sostanze che si sciolgono nel muco che riveste la cavità nasale; la soluzione di particelle nel muco stimola le cellule olfattive: Gli impulsi sono trasportati dal nervo olfattivo all’area della percezione olfattiva della corteccia cerebrale.
I RECETTORI DEL GUSTO. Sono costituiti da recettori detti papille gustative, situati sulla punta, sui lati e nella parte posteriore della superficie della lingua. Ogni papilla gustativa consiste in un insieme di cellule chemio sensibili dotate di ciglia. Una rete di finre nervose trasmette gli impulsi dalle papille gustative ai due nervi ncranici olfattivi, che portano le sensazioni di gusto ai centri situati nel talamo e nella corteccia cerebrale. Nelle papille gustative, ogni alimento è riconosciuto come avente un solo gusto o come combinazione dei quattro gusti di base. I recettori per ognuno di questi gusti primari (dolce, salto, acido, amaro) sono situati in regioni distinte della lingua: il dolce è percepito nella parte anteriore, l’acido ai lati, l’amaro nella parte posteriore e il salato sia sulla punta sia nella parte posteriore.
I RECETTORI DEL DOLORE E DEL TATTO Sono situati nella pelle e sono sensibili alla pressione, al dolore e al
calore. Alcune cellule reagiscono ad un tocco molto lieve trasmettendo un adeguato messaggio alla corteccia cerebrale; altri recettori, che si trovano ad una profondità maggiore nella pelle, rispondono solo a pressioni maggiori. I messaggi che indicano il dolore nascono alle estremità libere dei nervi. Gli impulsi del dolore passano dalla pelle al midollo spinale e l’arco riflesso provvede a stimolare direttamente i muscoli appropriati. Il cervello recepisce il dolore solo dopo che si è avuta la reazione a livello del midollo spinale.
I RECETTORI VISIVI Sono composti da una parte fondamentale, detta bulbo o globo oculare, e da varie parti accessorie. Il globo oculare, pressoché sferico, è formato da tre strati concentrici. Quello esterno, detto sclera, consiste in uno spesso strato bianco di tessuto connettivale; nella parte anteriore la sclera diventa trasparente e più sottile e prende il nome di cornea; attraverso la cornea la luce penetra dentro l’occhio. Lo strato intermedio è la coroide, dotata di una fitta rete di vasi sanguigni, che forniscono all’occhio ossigeno e nutrimento.
A livello della cornea, la coroide forma un disco pigmentato detto iride, che presenta al centro un foro circolare detto pupilla, la quale regola la penetrazione della luce all’interno dell’occhio cambiando il suo diametro. Direttamente dietro l’iride si trova il cristallino, che è una lente costituita da una struttura trasparente che focalizza la luce che entra nell’occhio attraverso la pupilla; piccoli muscoli disposti intorno ad esso ne modificano lo spessore per portare l’immagine a fuoco sul terzo strato dell’occhio, la retina, che è sensibile alla luce. Lo spazio tra la cornea e il cristallino è colmato da un liquido chiaro e salato detto umore acqueo. Lo spazio tra cristallino e retina è invece riempito da una sostanza gelatinosa, detta umore vitreo. Lo strato più interno dell’occhio, la retina, è la sola parte dell’occhio sensibile alla luce. Essa contiene due tipi di cellule sensoriali, i coni e i bastoncelli che sono collegati al cervello dai neuroni sensori che formano il nervo ottico. La parte anteriore della cornea è protetta dalla congiuntiva, che ricopre anche l’interno della palpebra, le palpebre contengono delle piccole ghiandole dette ghiandole lacrimali che secernono in liquido che cerve a umidificare la superficie esterna del globo oculare.
I bastoncelli e i coni sono cellule fotosensibili: i bastoncelli sono sensibili alla quantità di luce, i coni sono, invece, più sensibili ai colori. Bastoncelli e coni non sono distribuiti uniformemente nella retina. La parte della retina posta dietro il centro della cornea e del cristallino si chima fovea, e vi predominano i coni ed è la zona migliore per la visione.
I bastoncelli contengono una sostanza rossa detta porpora retinica, formata da una proteina e da un carotenoide detto retinene. Quando la luce colpisce la porpora retinica, questo complesso si scinde in proteina e retinene, dando origine ad un impulso nervoso che viene trasmesso attraverso il nervo ottico alla corteccia cerebrale. Il meccanismo dei colori non è ancora ben noto; si presume che esistano tre tipi di coni che rispondono al rosso, al verde e al violetto. Tutti i colori, bianco compreso, risulterebbero da diverse combinazioni dei tre colori primari.
I RECETTORI UDITIVI. Sono formati da tre parti: orecchio esterno, medio ed interno. L’orecchio esterno è costituito dal padiglione auricolare, di natura cartilaginea idoneo a raccogliere e a dirigere i suoni. Alla base del padiglione vi è il canale uditivo esterno, interamente rivestito di peli e di ghiandolette che secernono cerume, una sostanza che ha la funzione di lubrificare il timpano e di impedire l’ingresso di sostanze estranee. Le onde sonore entrate nel canale uditivo colpiscono una membrana, il timpano, che comincia a vibrare. Il timpano separa l’orecchio esterno dall’orecchio medio: questo è formato da tre ossicini, il martello, l’incudine e la staffa; la tromba di eustachio collega l’orecchio medio alla faringe in modo da equilibrare la pressione dell’aria da entrambe le parti del timpano. Le vibrazioni di quest’ultimo fanno vibrare il martello, il martello, a sua volta, fa vibrare l’incudine, che trasmette le vibrazioni a un fluido che si trova all’interno della coclea, che è un canale circolare dell’orecchio interno. La coclea contiene l’organo del corti che trasmette gli impulsi nervosi attraverso il nervo uditivo.
I RECTTORI DELL’EQUILIBRIO Sono formati dai canali semicircolari e da due piccole camere, utricolo e sacculo, contenuti nella parte interna delle orecchie. I canali semicircolari percepiscono i mutamenti di posizione e la direzione dei movimenti della testa; questi canali contengono un liquido detto endolinfa. Quando la testa si muove, anche il liquido si muove; le cellule dell’ampolla sono stimolate dagli spostamenti del liquido e trasmettono al cervello impulsi che sono interpretati come movimenti della testa.
L’utricolo ed il sacculo indicano la posizione della testa nello spazio: le loro cavità sono riempite di liquido e sono tappezzate da cellule ciliate. Ogni cavità contiene dei piccoli granelli di carbonato di calcio detti otoliti, i quali, muovendosi, stimolano le cellule a trasmettere impulsi nervosi al cervelletto, al midollo e ai centri encefalici superiori.

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